Comunicato stampa – Invito
Il prossimo Mercoledì 14.II.2018, ore 17,45, Sala Caritas, via Vittorio Veneto,11 – Teramo il Salotto culturale “Prospettiva Persona” ( con patrocinio di Fondazione Tercas, Ministero per i Beni artistici culturali e turismo, Ufficio per il progetto culturale e la Caritas della Diocesi di Teramo Atri), continua i mercoledì del salotto con la rubrica Guida all’ascolto dell’opera a cura di don Martino Valeri, dando attenzione all’opera “Otello” di Giuseppe Verdi . Ci sarà anche un’antologia di brani selezionati.
La cittadinanza è invitata
Approfondimento
Tratto dalla celeberrima tragedia di Shakespeare (The Tragedy of Othello, the Moor of Venice), basato su libretto scritto da Arrigo Boito, l’Otello di Giuseppe Verdi è un dramma lirico in quattro atti; la prima rappresentazione andò in scena a Milano al Teatro alla Scala, il 5 febbraio 1887. Fu la penultima opera del grande compositore italiano.L’azione si svolge in una città di mare nell’isola di Cipro alla fine del XV secolo. Atto I L’esterno del castello.È sera, infuria un violento temporale. Gli ufficiali, i soldati e il popolo di Cipro assistono atterriti al difficile attracco della nave di Otello, il generale dell’Armata Veneta. Appena messo piede a terra, il Moro proclama la sua vittoria contro il nemico musulmano: « Esultate! L’orgoglio musulmano sepolto è in mar; nostra e del ciel è gloria! Dopo l’armi lo vinse l’uragano! » ( Atto I).L’alfiere Iago – che nutre per Otello un odio profondo, avendo questi nominato Cassio luogotenente al posto dello stesso Iago – trae in disparte Rodrigo, un gentiluomo veneziano innamorato di Desdemona e gli confida il proprio odio per il Moro, facendogli poi credere che anche Cassio nutre una passione per la donna. Dunque la rovina del luogotenente conviene ad entrambi. Atto II Una sala terrena del castello. Iago continua a tessere la sua tela: consiglia Cassio di rivolgersi a Desdemona, affinché interceda per lui presso il marito, e insinua a poco a poco in Otello il dubbio che fra il bell’ufficiale e la sua sposa sia nata una tresca. Ignara di tutto, Desdemona si rivolge ad Otello perorando con calore la causa di Cassio e inavvertitamente lascia cadere il prezioso fazzoletto che lo sposo le aveva donato come pegno d’amore. Iago lo raccoglie sottraendolo alla moglie Emilia, ancella di Desdemona e afferma di aver visto il fazzoletto di lei nelle mani dell’affascinante ufficiale. Al colmo dell’ira e della gelosia, il Moro giura di vendicarsi. Atto IIILa grande sala del castello. Un araldo annuncia l’arrivo imminente della galea che reca a Cipro gli ambasciatori di Venezia. Otello incontra Desdemona, che ingenuamente torna a perorare la causa di Cassio, e le chiede di fasciargli la fronte col fazzoletto. L’imbarazzo della sposa, che si accorge di averlo perduto e non può esaudire la sua richiesta, e l’insistenza con cui ella torna a parlargli di Cassio, fanno esplodere la furia di Otello che, incurante delle lacrime della sposa, la insulta e la scaccia. L’Ambasciatore della Repubblica Veneta reca un messaggio del Doge: Otello è richiamato a Venezia, Cassio sarà il suo successore a Cipro. Lodovico invita Otello a confortare la sposa in lacrime, ma il Moro, che legge nel dolore della sposa la conferma del tradimento, perso ogni controllo, l’aggredisce brutalmente: «A terra!!!… e piangi!…». Atto IVLa camera di Desdemona. In preda a un triste presentimento, Desdemona si prepara per la notte assistita dalla fedele Emilia e intona un’antica canzone. Poi, prima di addormentarsi, recita un’Ave Maria. Otello entra da una porta segreta, si avvicina alla sposa e la bacia. Poi, quando Desdemona si sveglia, la invita a chiedere perdono al cielo per i suoi peccati poiché la sua morte è ormai vicina. La donna tenta disperatamente di difendersi ma viene soffocata dal marito con il suo cuscino. Emilia bussa alla porta ed entra appena in tempo per raccogliere le ultime parole della sua signora: «al mio signor mi raccomanda… muoio innocente…». Otello accusa Desdemona di tradirlo, ed Emilia gli rivela che Cassio ha ucciso Rodrigo. Alle grida di Emilia – «Otello uccise Desdemona!» – accorrono tutti gli ospiti del castello. Iago fugge inseguito dai soldati, dopo che la moglie ha smascherato davanti a tutti l’inganno del fazzoletto. Ora tutto è chiaro: Otello si trafigge col pugnale sul corpo della moglie e muore baciandola un’ultima volta. (Liberamente tratto da http://www.teatrolafenice.it/media/libretti/62_8929otello_gv.pdf)
Venerdì 16 Febbraio 2018 alle ore 17,45 il Salotto culturale “Prospettiva Persona” nei locali provvisori di Via Vittorio Veneto 11, nella Sala Caritas al primo piano, a Teramo continua il Venerdì dantesco, con la lettura del XXIII canto del Purgatorio, a cura di Benedetto di Curzio
Purgatorio, Canto XXIII
(liberamente tratto da https://www.skuola.net/dante/purgatorio/sintesi-commento-23-canto-purgatorio.html)
Ne li occhi era ciascuna oscura e cava,
pallida ne la faccia, e tanto scema
che da l’ossa la pelle s’informava…
E io a lui: “Forese, da quel dì
nel qual mutasti mondo a miglior vita,
cinqu’anni non son vòlti infino a qui…”
“…Quai barbare fuor mai, quai saracine,
cui bisognasse, per farle ir coperte,
o spiritali o altre discipline? …”
La schiera delle anime dei golosi procede nel sesto girone cantando un versetto del Salmo 50, “Labia mea, Domine”. L’aspetto di questi penitenti è tale da suscitare in Dante la più profonda compassione: nel volto pallidissimo spiccano, profondamente incavate, le orbite degli occhi, il corpo appare di una magrezza spaventosa, tanto che la pelle, disseccata e squamosa, modella il loro scheletro. Mentre il Poeta sta cercando di individuare la causa di tanta magrezza, un’anima lo riconosce e lo interroga: è Forese Donati, l’amico più caro durante il periodo della vita dissoluta di Dante. Dalla sua voce il pellegrino viene a sapere la causa del dimagrimento delle anime dei golosi. Il Poeta tuttavia si stupisce di trovare l’amico, morto da appena cinque anni, già nel purgatorio vero e proprio, senza alcuna lunga sosta nell’antipurgatorio fra le anime che si pentirono solo alla fine della vita. Ad accelerare la sua ascesa sul monte della penitenza furono le preghiere di Nella, la sua dolce sposa, che Forese ora ricorda con amore, contrapponendone la virtù alla corruzione delle sfacciate donne fiorentine,- per le quali aggiunge lo spirito penitente – il cielo già prepara durissime punizioni. Dante, per soddisfare un’affettuosa preghiera dell’amico, rivela che solo da pochi giorni egli ha lasciato la vita viziosa alla quale si era abbandonato anni prima con lui: la sua guida verso il bene è ora Virgilio, in attesa della futura venuta di Beatrice.
( S. D’Antonio)