Invito al salotto del 4 marzo: Alda Merini e del 6 marzo: VIII canto dell’Inferno

Invito al Salotto culturale

Per il ciclo Poesia al femminile il 4 marzo: Alda Merini e per il Venerdì dantesco il 6 marzo  il Canto VIII de L’ Inferno.

Mercoledì 4 marzo 2015 alle ore 17,45 il Salotto culturale “Prospettiva Persona” (con patrocinio di Fondazione Tercas, Ministero per i Beni artistici culturali e turismo, Ufficio per il progetto culturale della Diocesi di Teramo Atri e Arciconfraternita SS. Annunziata) nei locali di Via N. Palma 33 presenterà Alda Merini

con l’intervento della prof.ssa Modesta Corda nel ciclo “Poesia al femminile”

 

Approfondimento

Alda Giuseppina Angela Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano in viale Papiniano 57[2] da famiglia di condizioni economiche modeste. Il padre, Nemo Merini, svolgeva lavoro di dipendente presso le assicurazioni la “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza il Duomo” e la madre, Emilia Painelli, era casalinga. Era mediana tra Anna, nata il 26 novembre 1926 ed Ezio, nato il 23 gennaio 1943 – che la scrittrice fa comparire, sia pure con un certo distacco, nella sua poesia. Della sua infanzia si conosce quel poco che lei stessa scrisse in brevi note autobiografiche in occasione della seconda edizione dell’Antologia di Spagnoletti: che era una ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: “… perché lo studio fu sempre una mia parte vitale”.[3]

Dopo aver terminato il ciclo elementare con voti molto alti, frequenta i tre anni di avviamento al lavoro presso l’Istituto “Laura Solera Mantegazza” in via Ariberto a Milano e cerca di essere ammessa al Liceo Manzoni, ma non riesce perché non supera la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte, strumento da lei particolarmente amato. Esordisce come autrice giovanissima, a soli quindici anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti che scoprì il suo talento artistico.[4]

Nel 1947, Merini incontra “le prime ombre della sua mente”[5] e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano. Quando ne esce alcuni amici le sono vicini e Giorgio Manganelli, che aveva conosciuto a casa di Spagnoletti insieme a Luciano Erba e David Maria Turoldo, la indirizza in esame presso gli psicoanalisti Fornari e Musatti.[4] Giacinto Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel 1950, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949, con le liriche “Il gobbo”, datata 22 dicembre 1948, e “Luce”, del 22 dicembre 1949, dedicata a Giacinto Spagnoletti. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani, l’editore Giovanni Scheiwiller stampa due poesie inedite dell’autrice in “Poetesse del Novecento”.

Nel periodo che va dal 1950 al 1953 Merini frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo. Terminata la difficile relazione con Giorgio Manganelli, il 9 agosto 1953 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, ed esce, presso l’editore Schwarz, il primo volume di versi intitolato “La presenza di Orfeo”. Nel 1955 esce la seconda raccolta di versi intitolata “Paura di Dio” con le poesie che vanno dal 1947 al 1953 alla quale fa seguito “Nozze romane” e nello stesso anno, edita da Bompiani, viene pubblicata l’opera in prosa “La pazza della porta accanto”.

Nasce in quello stesso anno la prima figlia, Emanuela, e al medico curante della bambina, Pietro De Paschale, Alda Merini dedica la raccolta di versi “Tu sei Pietro” che viene pubblicata nel 1962 dall’editore Scheiwiller. Dopo “Tu sei Pietro” inizia un difficile periodo di silenzio e di isolamento, dovuto all’internamento al “Paolo Pini”, che dura fino al 1972, con alcuni ritorni in famiglia durante i quali nascono altre tre figlie[6].Si alterneranno in seguito periodi di salute e malattia, probabilmente dovuti al disturbo bipolare, della quale hanno patito anche altri grandi poeti ed artisti quali Charles Baudelaire, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, George Gordon Byron, August Strindberg e Virginia Woolf. Nel 2007 con “Alda e Io – Favole”, scritto a quattro mani con il favolista Sabatino Scia, vince il premio Elsa Morante Ragazzi. Il 17 ottobre 2007 la poetessa ha ottenuto la laurea “Honoris Causa” in “Teorie della comunicazione e dei linguaggi” presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina tenendo una “Lectio Magistralis” sui meandri tortuosi del suo vissuto.

1.^ Alda Merini, La pazza della porta accanto, a cura di Guido Spaini e Chicca Gagliardo, Bompiani, 1955, pag. 59

2.^ Voci di una Milano perduta nei versi di Alda Merini, Corriere della Sera, 23 ottobre 2010. URL consultato il 16 gennaio 2011.

3.^ poesia italiana contemporanea. 1909-1959, a cura di Giacinto Spagnoletti, Guanda, Parma 1959

4.^ a b Alda Merini, la poetessa dei Navigli che cantò i poveri, l’amore e l’inferno, Corriere della Sera, 2 novembre 2009. URL consultato il 16 gennaio 2011.

5.^ Maria Corti in Introduzione di Vuoto d’amore, Einaudi, Torino,1991, pag. VI

6.^ da Maria Corti in op. cit., pag. VIII

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini

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La rilettura dell’ Inferno di Dante al Salotto di venerdì 6 marzo 2015 alle ore 17,45

Venerdì 6 marzo 2015 alle ore 17,45 l’omaggio a Dante prosegue con il Venerdì dantesco al suo   ottavo appuntamento. Il Salotto culturale, grazie alla generosa collaborazione di Benedetto Di Curzio,   rilegge il CantoVIII dell’Inferno nell’ambito dello speciale omaggio al sommo poeta Dante Alighieri nel 750 anniversario della sua nascita(1265-2015).

 Flegiàs, Flegiàs, tu gridi a vòto,”

disse lo mio segnore, “a questa volta:

più non ci avrai che sol passando il loto”…

Tutti gridavano: “A Filippo Argenti!”;

e ‘l fiorentino spirito bizzarro

in sé medesmo si volvea co’ denti…

Lo buon maestro disse: “Omai, figliuolo,

s’appressa la città c’ha nome Dite,

co’ gravi cittadin, col grande stuolo”…

 

Argomento del Canto VIII

Ancora nel V Cerchio; apparizione di Flegiàs, che traghetta Dante e Virgilio nella palude dello Stige. Incontro con Filippo Argenti. Arrivo alla città di Dite. I diavoli negano il passaggio ai due poeti.È la notte di sabato 9 aprile (o 26 marzo) del 1300.

S. D’Antonio