Comunicato stampa-Invito per il salotto culturale del 1 Marzo e Venerdì dantesco del 3 Marzo 2017
Il 1 Marzo 2017 alle ore 18,30 nei locali provvisori di Via N. Palma 31, il Salotto culturale “Prospettiva Persona” (con patrocinio di Fondazione Tercas, Ministero per i Beni artistici culturali e turismo, Ufficio per il progetto culturale della Diocesi di Teramo Atri e Arciconfraternita SS. Annunziata), continua i mercoledì del salotto con la rubrica ” Incontro con l’autore” con la presentazione di “Mario Pomilio”, a cura di Modesta Corda
Mario Pomilio, narratore e critico (Avezzano1921- Napoli1990). Le sue storie hanno sempre un profondo contenuto d’impegno sociale e morale, nella matrice della letteratura francese d’ispirazione cattolica. Le opere principali:
L’uccello nella cupola, Milano, Bompiani, 1954.
Il testimone, Milano, Massimo, 1956.
Il nuovo corso, Milano, Bompiani, 1959.
La compromissione, Firenze, Vallecchi, 1965.
Il cimitero cinese, Milano, Rizzoli, 1969. Nuova edizione, a cura di Federico Francucci, con uno scritto introduttivo di Fabio Pierangeli, Roma, Studium, 2013 (il volume include il racconto Ritorno a Cassino e l’inedito giovanile I partigiani, rinvenuto tra le carte custodite presso il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia).
Il quinto evangelio, Milano, Rusconi, 1975. Nuova edizione “definitiva” con tre scritti accessorii di M.P., Roma, L’orma editore (collana «Fuoriformato – Nuova serie»), 2015.
Il quinto evangelista, Milano, Edizioni Paoline, 1986.
Il cane sull’Etna. Frammenti d’una enciclopedia del dissesto, Milano, Rusconi, 1978.
Il Natale del 1833, Milano, Rusconi, 1983.
Una lapide in via del Babuino, Milano, Rizzoli, 1991.
Approfondimento
Stralci da un’intervista di Simone Gambacorta a Dora Pomilio pubblicata su “La Tenda” nel 2003
«Signora Pomilio, quale fu il rapporto di Pomilio con l’Abruzzo?
L’Abruzzo è la terra dove è nato ed è diventato adulto. Ricordo la scoperta, tra vecchi libri e quaderni di scuola conservati nella casa paterna di Avezzano, di un quadernetto che ritengo sia di quinta elementare. In una pagina centrale appare in bella evidenza “Abruzzo”: una poesia composta da Mario in una gara scolastica, come ricorda la madre. I versi risentono di suggestioni dannunziane. Altre e numerose sono le testimonianze che nel corso degli anni Mario dedicò all’Abruzzo. Emergono nel ripercorrere la sua attività di scrittore, a iniziare dagli anni Cinquanta/Sessanta nella rubrica Rai “Un campanile al giorno”. Continuano con note e inchieste sui luoghi d’arte, sul Parco Nazionale d’Abruzzo e sui paesi della nostra regione. È una bella mèsse di scritture che richiese una paziente ricerca in giornali, riviste, manoscritti e dattiloscritti. Pensai di destinare agli abruzzesi queste memorie. Mi misi al lavoro per dare ordine al materiale. Per mia fortuna, si è generosamente prestato alla bisogna il prof. Vittoriano Esposito. È lui che con perizia di studioso, amore per la terra d’Abruzzo, che è anche la sua terra, e soprattutto con l’affetto che lo ha legato a Mario, ha dato un assetto logico al materiale. Ed è così che è nata l’edizione degli scritti abruzzesi in due volumi, intitolata Abruzzo. Terra dei santi poveri, realizzato nel 1997 dalla Regione Abruzzo (nell’edizione Edigrafital).
Cosa può dire sul rapporto tra Pomilio e Teramo?
A chiedermi un ragguaglio sul rapporto dello scrittore con la città è un teramano, che conosce bene il percorso letterario di Mario. Mario, da una suggestione poetica vissuta nel Duomo, passò a suggestioni trasferite in narrazione. Le raccontò ne L’uccello nella cupola. È la sua prima esperienza narrativa e gliela posso presentare con le parole dell’autore: “È un libro scritto in pienezza d’animo, e come ogni mio libro è un trattato della mia esistenza”. Così ho sentito raccontarlo molte volte da lui in privato e in conferenza. In questa equazione si dovrà guardare, e includere anche, La compromissione , il romanzo che ha per protagonista l’intera città di Teramo e che otterrà il “Premio Campiello”. In una coinvolgente sfaccettatura della vicenda storica, nella quale è calato questo romanzo, s’inseriscono le vicende umane dei personaggi e l’ambiente sociale di Teramo. Dico Teramo, ma riconosco Avezzano e il suo ambiente sociale, con la passeggiata sul corso, le discussioni al caffè, la chiesa dei frati».
Venerdì 3 Marzo 2017 alle ore 18,30 il Salotto culturale “Prospettiva Persona” nei locali provvisori di Via N. Palma 31 a Teramo continua il Venerdì dantesco con la lettura del canto XI del Purgatorio a cura di Benedetto di Curzio
XI canto del Purgatorio di A. Nattini
XI Canto del Purgatorio
…Quest’ultima preghiera, segnor caro,
già non si fa per noi, ché non bisogna,
ma per color che dietro a noi restaro”…
“…Io fui latino e nato d’un gran Tosco:
Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;
non so se ‘l nome suo già mai fu vosco…”
“…Oh vana gloria de l’umane posse!
com’ poco verde in su la cima dura,
se non è giunta da l’etati grosse!…”
Argomento del Canto
Il Canto si apre con la preghiera del Pater noster recitata dai superbi, che rappresenta una sorta di parafrasi e ampliamento rispetto al testo originale (in pratica ogni verso della preghiera diventa una terzina, per una ampiezza complessiva di ventiquattro versi)… Ogni parola della preghiera è infatti un invito perentorio all’umiltà: gli uomini devono lodare la potenza di Dio, invocare la sua pace alla quale non potrebbero mai arrivare con le loro forze, sacrificare a Dio i loro desideri come fanno gli angeli, chiedere a Lui il cibo quotidiano, perdonare le offese subìte. L’ultima parte della preghiera (il verso Ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo) non è rivolto dai penitenti a se stessi, visto che essi sono ormai immuni alla tentazione diabolica, ma ai vivi rimasti sulla Terra, per cui essi si mostrano tanto umili da rivolgere ogni pensiero al destino altrui e non al proprio, come fecero invece quand’erano in vita. (http://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xi.html)
S. D’Antonio