Comunicato stampa – Invito
Il 1 Febbraio 2017 alle ore 18,30 nei locali provvisori di Via N. Palma 31, il Salotto culturale “Prospettiva Persona” (con patrocinio di Fondazione Tercas, Ministero per i Beni artistici culturali e turismo, Ufficio per il progetto culturale della Diocesi di Teramo Atri e Arciconfraternita SS. Annunziata), continua i mercoledì del salotto con la rubrica “Anno Berardiano “, in occasione del nono centenario (1117-2017) dalla venuta di San Berardo a Teramo, dando attenzione al tema “Berardo e la sua Teramo” a cura di Luciano Verdone
Approfondimento
Berardo nacque verso la metà del secolo XI nel castello di Pagliara, presso Castelli, dalla nobile famiglia omonima. I Pagliara avevano il titolo di conti, ereditato, forse, dai più antichi conti dei Marsi, e dominavano nella Valle Siciliana o Siliciana, che abbracciava un vasto territorio sotto il Gran Sasso. Non conosciamo il nome del padre e della madre di Berardo. mentre molto si parla di un suo fratello, Rinaldo, e di una sua sorella, Colomba, che ha tuttora in Abruzzo titolo e culto di santa. Presso il castello di Pagliara esisteva il monastero benedettino di S. Salvatore: di qui la vocazione benedettina di Berardo Da Montecassino, dove aveva iniziato la vita monastica ed era divenuto sacerdote, B., desideroso di maggiore raccoglimento, si ritirò nel celebre monastero di S. Giovanni in Venere, in Abruzzo, del quale era stato abate un Odorisio, suo parente, elevato poi agli onori della porpora da Alessandro II. Alla fine del 1115, morto Uberto, vescovo di Teramo, Berardo fu eletto a succedergli. Fece il suo ingresso nella chiesa cattedrale di S. Maria Maggiore e si rivelò padre, pastore, riformatore zelante, oltre che principe feudale giusto e prudente. Il Cartulario della Chiesa Teramana, ritrovato da Giovanni Muzi, riporta una sua donazione al capitolo della chiesa di S. Maria al Mare (I’attuale chiesa dell’Annunziata) a Giulianova. Dopo aver adempiuto al suo ufficio con singolare semplicità di animo, pietà e carità di pastore, Berardo morì l’anno 1123, settimo del suo episcopato, il 19 dicembre la Chiesa aprutina ne celebra tuttora la festività in questo giorno tra il fervore sempre vivo dei teramani. Si conservano ancora, in due artistici reliquiari, il capo del santo e un suo braccio, con i quali il vescovo, sulla scalea della cattedrale, benedice il popolo dopo il solenne pontificale della festa. Autore: Vincenzo Gilla Gremigni
Venerdì 3 Febbraio 2017 alle ore 18,30 il Salotto culturale “Prospettiva Persona” nei locali provvisori di Via N. Palma 31 a Teramo continua il Venerdì dantesco con la lettura del VI canto del Purgatorio a cura di Benedetto di Curzio
VII canto del Purgatorio
Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero,ché il velo è ora ben tanto sottilecerto che ‘l trapassar dentro è leggero…
Ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei:giudice Nin gentil, quanto mi piacquequando ti vidi non esser tra’ rei! …
Da quella parte onde non ha riparola picciola vallea, era una biscia,forse qual diede ad Eva il cibo amaro…
Argomento del Canto
Ancora nella valletta dei principi negligenti. Le anime intonano la preghiera della sera. Arrivo degli angeli armati di spada. Sordello conduce Dante e Virgilio nella valletta. Incontro con Nino Visconti. Arrivo del serpente, messo in fuga dagli angeli. Incontro con Corrado Malaspina. È la sera di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle sette.
S. D’Antonio