Comunicato e invito per 20 febbraio 2019: Ibsen e Strindberg

Comunicato stampa  Invito

Mercoledì 20 Febbraio 2019, alle ore 17,45, il Salotto culturale “Prospettiva Persona”(con patrocinio di Fondazione Tercas, Ministero per i Beni artistici culturali e turismo,  la Caritas della Diocesi di Teramo Atri)  nei locali  provvisori di Via Vittorio Veneto 11, nella Sala Caritas al primo piano,  a Teramo  presenta la rubrica “Letteratura e Teatro”:  il realismo del teatro scandinavo “Henrik Ibsen e Joan August Strindberg”, a cura di Paolo Tomassini

 

La cittadinanza è invitata a partecipare

 Approfondimento

I veri capolavori teatrali del naturalismo:  Spettri (1881) di Ibsen e Signorina Giulia(1888) di Strindberg. Con spettacoli  come “Danza macabra”, uno dei testi esemplari di August Strindberg  e “di bambola”, forse il testo più noto della bottega ibseiana, all’epoca (1879) capace di scandalizzare per la messa in discussione dei valori tradizionali, possiamo avere uno sguardo critico  sul rapporto tra letteratura e teatro.

Strindberg è stato il gigante del teatro e della letteratura svedese tardo ottocentesca, con una produzione sterminata e una vita tumultuosa spesa ad alzare il velo, a colpi di penna, sulle contraddizioni e le miserie della vita borghese.

Teatralizzando le patologie borghesi in drammi come Il padre (1887), I creditori (1888) e Signorina Giulia (1888), anche Strindberg si trova a dover risolvere problemi tecnici analoghi a quelli incontrati da Ibsen.

Proprio nella prefazione-manifesto alla “tragedia naturalistica” Signorina Giulia, Strindberg denuncia l’impossibilità di dare forma artistica all’uomo moderno attraverso il tradizionale sistema dei caratteri teatrali e del dialogo convenzionale. In pieno XIX secolo l’individualità scaturisce infatti dalla semplice giustapposizione di elementi eterogenei e gli uomini si pongono in relazione reciproca attraverso dialoghi asimmetrici e casuali.

Non meno prolifico e titanico per la cultura europea dell’epoca fu il norvegese Henrik Ibsen, anticipatore proprio di Strindberg nel mettere a punto il “nuovo dramma borghese”. 

In una lettera a Bjørnson del 1867 Ibsen dichiara di voler diventare un semplice “fotografo” della realtà per smascherare le ipocrisie della società borghese. Dopo un’opera di transizione come Le colonne della società (1875), nel volgere di circa trent’anni Ibsen dà alle stampe e – solo a prezzo di grosse difficoltà per problemi di censura – alle scene i capolavori del teatro borghese europeo: Casa di bambola (1879), Spettri (1881), Un nemico del popolo (1882), L’anatra selvatica (1884), Casa Rosmer (1886), Hedda Gabler (1890), Il costruttore Solness (1892), Il piccolo Eyolf (1894) e John Gabriel Borkman (1896). Le difficoltà tecniche poste dalla necessità di rappresentare i conflitti interiori dell’uomo moderno esigono l’elaborazione di nuove forme di scrittura teatrale. Nei lavori successivi Ibsen mette a punto una costruzione drammaturgica che fa leva sull’attualizzazione della memoria per rappresentare la stratificazione interiore della coscienza e il lento sprofondare dei personaggi in se stessi. (https://library.weschool.com/lezione/teatro-ottocento-ibsen-strindberg-zola-shaw-21507.html)