Pensando a Maria 14 Maggio 2023
Presso i popoli antichi la dote veniva concordata e poteva consistere in una somma di denaro, in oggetti preziosi o anche nel frutto del lavoro prestato per il periodo ritenuto adeguato. Essa costituiva un impegno preliminare al contratto, il quale si compiva con l’ingresso della fidanzata nella casa dello sposo. Viene spontaneo domandarsi: quali beni avrebbero mai potuto compensare Gioacchino e Anna per quella figlia?
Non vi erano celebrazioni specifiche per il matrimonio, ma non si lesinava in festeggiamenti, come dovette essere anche per Maria e Giuseppe. Un importante banchetto con inviti a largo raggio sanciva il patto nunziale e liberava la gioia, le danze, il canto. Nel capitolo XXIX di Genesi (vv. 21-30) si racconta l’atmosfera festosa delle nozze di Giacobbe e Rachele. Anche Isaia conferma questa gioia condivisa: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli» (Is 61, 10). Quando Geremia annuncia che Dio punirà il popolo a causa della sua condotta, dice che farà cessare «in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa» (Ger 25, 10). Nei Salmi lo sposo che esce dalla tenda nuziale è paragonato al sole che sorge («Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale», Sal 19, 5-6). L’espressione gioiosa del Cantico dei cantici ancora oggi si può percepire nella celebrazione dei matrimoni: «Benedetto sii tu, o Signore Dio nostro, re del mondo, quel Dio che ha creato la gioia e la letizia, lo sposo e la sposa, l’allegrezza e il canto, il giubilo e il gaudio, l’amore e la fratellanza, la pace e l’amicizia; fa’, o Signore Dio nostro, che si odano presto nelle città di Giudea e nelle vie di Gerusalemme voci di letizia e voci di gioia, voci di sposi e voci di spose, canti giocondi di sposi dal loro baldacchino e di giovani dal banchetto della loro festa. Benedetto sii tu, o Signore, che fai gioire lo sposo insieme alla sposa»[1].
[1] Cf E. Bartolini, Per amore di Tzion. Gerusalemme nella tradizione ebraica, Effatà, Torino 2005, 66.