Maria: Una Vocazione Semplice, Ma Straordinaria

Pensando a Maria 13 Maggio 2023

La vocazione di Maria non sembra frutto di un intento individuale eroico, vittimistico o trionfale. Non risulta che ella abbia soppesato le ragioni della ‘follia’ di Dio nello scavalcare l’infinita distanza posta dalla natura per raggiungerla. Da neonata, poi bambina e donna, Maria si stupisce di fronte alla meravigliosa tessitura di eventi imprevedibili che le accadono. Possiede il meraviglioso incanto dell’infanzia nel gioire, ringraziare e lodare Dio per ogni cosa. Le basta rispondere all’Amore con l’amore, scandendo le sue giornate secondo il ritmo del tempo, del suo popolo e della Grazia. Come figlia d’Israele, è semplicemente vigile nell’attesa del Messia, in sintonia col popolo di cui fa parte e dal quale raccoglie il patrimonio di fede che passa di generazione in generazione. È disponibile a qualunque cosa Dio le chieda, compreso sposarsi e formare una famiglia, come di fatto avverrà. Vi sono segreti vocazionali che maturano nelle anime e che non ci è dato conoscere. S. Weil ridimensiona la capacità umana di scegliere, anche riguardo al bene, che attribuisce platonicamente­ solo a Dio: «“Fare il bene”. […] Dio solo è buono. Non “è bene che io faccia questo”, ma “sarebbe male che io non lo facessi” […]. Non si do­manda a Dio di condurci al bene, ma di preservarci dal male»[1].

Gli israeliti avvertivano come un obbligo morale quello di adempiere al più presto al compito di far sposare i figli e Maria non fece eccezione. Ai suoi tempi, come presso tutti i popoli antichi, non era l’attrazione amorosa a decidere il matrimonio, né si pensava che essa dovesse sbocciare[2]. La comune appartenenza al popolo ebraico, la consonanza di stili di vita tra famiglie, …Supponiamo un accordo tra le famiglie di Maria e di Giuseppe, ma al contempo è Dio a dare Giuseppe a Maria e a Maria uno sposo speciale, in grado di rispettarne la vocazione. Maria sa bene che Dio stesso l’ha scelto per lei, come lo sapeva Zelia Guèrin, madre di Teresa di Lisieux, quando, attraversando il ponte di Alençon, incontrò casualmente Luigi Martin e sentì una voce che le diceva: «Questo è l’uomo che ho preparato per te»[3].

[1] S. Weil, Cahiers III, Plon, Paris 1953, 8-9, abbrev. C III. Cf P. Farina, La ragionevole follia d’amore, Edigrafital, Teramo 2000.

[2] Cf A. Giddens, Un mundo desbocado, Los efectòs de la globalizacion ne la nuestra vida, Taurus, Madrid 2000, (e.o.1999), 67-68(tr.it., Il mondo che cambia. Come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, il Mulino, Bologna 2000).

[3] S. G. Piat, Storia di una famiglia. Una scuola di santità, ed. OCD, Roma 1945, tr.it. E. Manfredini, VI edizione, OCD, Roma 2004, 57. Cf A. Danese – G. P. Di Nicola, Un amore scritto in cielo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.