21 Maggio 2023
Il linguaggio meno inadeguato alla ‘follia d’amore’ è quello della poesia, che innumerevoli poeti hanno elevato a Maria con evocazioni celesti, canti, intuizioni, metafore. Dante, in quella che è forse la più nota e bella tra le preghiere, messa in bocca a San Bernardo nel Canto XXXIII del Paradiso, coglie in pieno il mistero degli ossimori:
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate»[1].
[1] Dante Alighieri, La preghiera alla Vergine, in Paradiso XXXIII, vv. 1-21.