24 Maggio 2023
Maria invita dolcemente ad amare, ossia ad abbassarsi per esaltare l’altro e farlo più grande di sé. Introduce così le anime in quella pericoresi agapica che impone lo svuotamento reciproco[1]. Il Vangelo di Giovanni conferma: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste» (Gv 14, 12).
Che sia impossibile parlare e studiare Maria senza far riferimento alla Trinità, lo ha sottolineato la Pontificia accademia Mariana Internazionale (PAMI): «Tra il Dio trinitario e la Santa Vergine vige un rapporto che affonda le sue radici nell’eterno disegno divino sull’incarnazione del Verbo. Esso crea un vincolo strettissimo tra il Creatore, il Dio tripersonale e la creatura, l’umile Maria di Nazaret. Tale rapporto riempie di stupore l’animo del teologo e del contemplativo, perché l’insondabile abisso tra Dio e l’uomo è colmato dalla condiscendenza del Verbo che, spogliando se stesso e assumendo la “condizione di servo” (Fil 2,7), diviene consostanziale alla madre secondo la natura umana. La tradizione cristiana ha espresso quel rapporto in formule sintetiche che, attraverso metafore, quali Speculum Trinitatis e Icona Trinitatis, cercano di esprimere l’inesprimibile»[2]. Nella Trinità stessa è l’amore la legge del coesistere dei Tre, a cui viene associata Maria e con lei i suoi figli[3].
[1] Cf P. Coda, Dio uno e trino. Rivelazione, esperienza e teologia del Dio dei cristiani, Paoline, Cinisello Balsamo 1993.
[2] PAMI, La madre del Signore. Memoria, Presenza, Speranza, Città del Vaticano 2000, 56.
[3] In Gaudium et spes, 24 (http://www.vatican.va/archive/hist_ councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html, visit. Il 28.07.2020), a commento di Gv 17, 21, si afferma che le parole del Signore: «suggeriscono una certa somiglianza tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio».