Recensione di Carmine Matarazzo
Il libro presenta un profilo inedito del calabrese monsignor Francesco Maiolo (1900-1969). L’autore valorizza infatti materiali inediti superstiti, salvati dalla dispersione e dall’incuria, grazie alla premura dei figli spirituali del presbitero di Cortale. Filippo D’Andrea ci accompagna quindi in un’altra avventura presentando un primo approccio alla figura e all’opera di don Maiolo, che fu tra i figli spirituali del servo di Dio don Francesco Mottola.
Questo studio ha il pregio di proporre per la pima volta un affresco storico completo della biografia e una ricognizione inedita dei contenuti teologici di un figlio della gloriosa terra calabrese, che è rimasto impresso nei cuori e nelle menti di molti Lametini. Il lavoro di D’Andrea è quindi ancora più apprezzabile dal momento che si prefigge di far conoscere, anche oltre i confini della Calabria, la biografia e l’opera spirituale e pastorale di Maiolo.
Tra gli altri aspetti da sottolineare c’è l’importanza che D’Andrea riserva alla scientificità della sua ricerca, finalizzata «al recupero dalla memoria collettiva, religiosa e civile attraverso questo tassello per la conoscenza della storia della diocesi e civile lametina, scongiurando la possibilità di caduta definitiva nell’oblio dopo la scomparsa delle generazioni che lo hanno conosciuto». Anche per raggiungere questo scopo, l’autore fa riferimento a varie pubblicazioni, tra le quali articoli, saggi e testimonianze, apparsi su riviste locali in questi anni e raccolti nel 2015 in un volume. Queste pubblicazioni si rivelano preziose per lo scopo che si è prefissato di raggiungere con questa ultima fatica.
L’autore quindi percorre tre direttrici fondamentali della vita e dell’opera di don Maiolo: la missione presbiterale, l’amore per la cultura, l’instancabile carità. Tutto il libro cerca di evidenziare l’intreccio solidale e prudenziale che questo presbitero calabrese nutre per la tradizione, ma anche per una convinta apertura alla innovazione.
L’autore evidenzia il tratto essenziale della spiritualità cristiana di questo apostolo della carità nella missione legata direttamente alla sua vocazione presbiterale, che mostrava attraverso le parole e le opere, come un innamorato di Dio e del ministero a lui affidato. Un amore forte quindi anche per le responsabilità legate direttamente alla costruzione del Regno di Dio nella città degli uomini. Ecco che il principio di pastoralità è vissuto da don Maiolo nella piena consapevolezza della missione della chiesa mai svincolata dalla luce del Vangelo. In questo senso, egli mostra il suo cuore palpitante per la diffusione della Parola di Dio attraverso la predicazione e la sensibilizzazione culturale. Con uno scopo precipuamente catechistico, egli faceva vibrare forte e chiara la sua voce, come un vero e convito araldo del Vangelo. D’Andrea evidenzia gli aspetti più cari a monsignor Maiolo: i contenuti mariani, proprio per la stretta correlazione all’ecclesiologia, e poi lo sguardo fisso sul Santo calabrese, Francesco di Paola.
Interessante notare che in Maiolo l’attenzione riservata alle novità del Concilio Vaticano II è prudenziale, nel senso che non si fa prendere da un generico entusiasmo per il cambiamento fine a se stesso. Facendo sempre riferimento con fermezza e decisione al depositum fidei e alla Tradizione vivente della Chiesa (seppe sempre coniugare insieme nella sua fedeltà alla chiesa, non disgiungendo mai Magistero, Gerarchia, Corpo Mistico), seppe intelligentemente vivere secondo un’ermeneutica ecclesiale finalizzata alla innovazione nella tradizione, senza scadere in “storture” pastorali, pur verificatesi nell’immediato periodo post-conciliare.
Se grazie al suo amore per la cultura riusciva a mostrare la vivacità intellettuale, con lo zelo apostolico palesava l’operosità pastorale, che era evidente in ogni aspetto della vita presbiterale di don Maiolo. Non meraviglia se poi le persone rimanevano a lui legate come generati nello Spirito Santo alla vita della fede. Un parroco santo, si disse già in vita. Un’espressione che non fu usata per indicare un uomo dai miracoli facili, quanto per additare un testimone cristiano coerente e fedele con la missione ricevuta nel battesimo e confermata dalla consacrazione del sacerdozio ministeriale.
Nei calabresi, che lo ebbero pastore e compagno di viaggio, è vivo il ricordo, come una fulgida stella che illumina il cammino della vita cristiana della fede, diventata operosa nella carità. Ecco il senso che soggiace alle sue opere pastorali e alla sua riflessione teologica. Di questa sua presenza dinamica e feconda riflessione un esempio è dato dalla “Casa di Carità” –una comunità per fanciulli fondata il 29 aprile 1944 a Gizzeria, quando don Maiolo era parroco di quel paese montano, trasferita a Nicastro, dopo due anni per altri incarichi ecclesiali nel frattempo sopraggiunti.
Non può passare inosservata al lettore l’attenzione che D’Andrea mostra finalizzata far emergere dalla vivace biografia di don Francesco la sua capacità di coniugare la riflessione teologico-pastorale con le intuizioni e le iniziative culturali, sociali ed ecclesiali ipotizzate, progettate e realizzate.
Nella proposta dell’autore ci troviamo, quindi, di fronte ad una teologia della pastorale, nel senso chiarito nel libro: la vita missionaria vissuta dai discepoli del Cristo non si riduce al “fare”, quando a sperimentare e vivere un progetto. In questa prospettiva, don Maiolo ha vissuto, secondo l’autore di questo volume, in una dimensione progettuale costante, da fedele discepolo di Cristo, e ha speso la propria esistenza nella dimensione missionaria della carità, che ha fatto del dono del presbiterato “un progetto di pastoralità” dentro la Chiesa e della Chiesa. Egli vedeva la prassi pastorale, scrive D’Andrea, come attuazione di un progetto sacerdotale dentro il progetto di salvezza universale.
Questa attuazione è visibile in ogni dimensione del suo pensiero e della sua azione. Come uomo di Dio è mite e dolce, tanto da mostrare a tutti il volto di un padre ieratico, sempre pronto nei confronti dei giovati preti, aperto al dialogo con i laici e i non credenti, propositivo, attivo e costruttivo nell’obbedienza ai successori degli Apostoli e come tale vero e sincero animatore di Comunità umane ed ecclesiali. Tutte queste qualità sono visibilmente percepibili nelle parole e nelle opere di monsignor Maiolo, che porta altresì l’attenzione su molti aspetti della vita sociale e religiosa del suo tempo. In particolare, volge lo sguardo attento di cristiano vero al mondo dei lavoratori, ai temi della giustizia e della pace, al dibattito politico, per offrire un contributo alla costruzione di una società veramente democratica, rispettosa dei diritti e delle libertà individuali, puntualizzando il senso della laicità dello Stato e della missione della chiesa nel mondo odierno profondamente trasformato. L’autore riesce efficacemente a presentare tutti questi elementi della vita presbiterale di monsignor Francesco Maiolo in modo efficace, affascinando il lettore con finezza di stile e gentilezza comunicativa, che rappresentano quasi un invito rivolto a chi vuole entrare ancora meglio nella biografia di questo presbitero calabrese e approfondire maggiormente il suo messaggio cristiano e la sua opera di predicazione vissuta nella prospettiva dell’amore evangelico.