La ricerca: i mammoni non esistono …

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Posto fisso/ La ricerca: i mammoni non esistono. Ma i figli dei ministri…

Mercoledì, 8 febbraio 2012 – 08:31:00
giovanni montiGiovanni Monti

Giovane, precario e pronto ad emigrare pur di lavorare. Uno sguardo alla realtà occupazionale veramente esistente nel nostro Paese conferma ulteriormente questa equazione, sintomo evidente di uno Stato non in salute. I giovani, anche quelli che restano a casa, non sono “mammoni” o “bamboccioni” ma sono costretti ad esserlo per via di un mercato del lavoro asfittico e non sorretto da percorsi accademici disallineati.

E’ questo il quadro che emerge da un’indagine della Fondazione Studi Consulenti del lavoro – categoria di professionisti nei cui studi sono gestiti oltre 7 milioni di rapporti di lavoro – che fotografa la realtà giovanile italiana , in questi giorni al centro dell’attenzione mediatica.

Gran parte degli intervistati non pone alcun limite geografico alla ricerca della propria occupazione, ed anzi, intravede nel lavoro all’estero (88%) una migliore soddisfazione delle proprie esigenze ed aspirazioni. E’ così sfatata la falsa rappresentazione dei giovani italiani che non vogliono muoversi da casa (12%) . Il problema, verosimilmente, è strutturale, figlio della crescente inadeguatezza del sistema formativo: l’Università appare sempre più inadeguata a creare professionisti dotati delle competenze effettivamente richieste dalle imprese (90%) , né i percorsi formativi successivi rispondono adeguatamente alle richieste conoscenze specifiche. La crisi, è evidente, c’è, e rappresenta un elemento – negativo – importante per le dinamiche occupazionali, ma è anche vero che non c’è articolo 18, flessibilità o contratto unico che tenga: il motivo per cui non assumono (62%) è l’elevato costo del lavoro ai limiti della sostenibilità aziendale.

piergiorgio pelusoPiergiorgio Peluso

Dunque i mammoni che vogliono solo il posto fisso vicino ai genitori, come hanno ripetuto a intervalli regolari gli esponenti del governo, sono davvero pochi. Solo che le parole sprezzanti pronunciate da Monti & Co. hanno fatto davvero infuriare il popolo della Rete che si è immediatamente mobilitato andando a vedere che cosa fanno i figli di quei ministri che più degli altri in questi giorni si sono ‘scagliati’ contro il posto fisso.

A partire dalla titolare del Welfare, Elsa Fornero. Sua figlia, Silvia Deaglio, di posti fissi sembra averne addirittura due contemporaneamente. E uno di questi è proprio nell’ateneo di mammà e papà (Mario Deaglio). Silvia, a soli 37 anni, è professore associato di Genetica medica alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino (quella dei genitori) e responsabile della ricerca alla Hugef, una fondazione che si occupa di genetica, genomica e proteomica umana.

Immediata la replica del ministero che precisa come la giovane Deaglio non ha due lavori, ma è docente universitario pagata solo dall’ ateneo, e come la ricerca, alla quale si è dedicata dopo avere lavorato per due anni ad Harvard, è sostenuta da un finanziamento internazionale.

Non sarà vicino casa, come ha stigmatizzato sua madre, ma ha un posto fisso da 500mila euro l’anno il figlio del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, il supermanager Piergiorgio Peluso. A soli 42 anni Peluso è stato recentemente promosso da direttore di Unicredit a d.g. di Fondiaria-Sai per traghettare la compagnia dei Ligresti fuori dalla bufera. Attualmente mamma Anna Maria vive a Roma, mentre Giorgio è a Milano, ma certamente tra auto blu e viaggi in business class i due non avranno difficoltà a vedersi.

E il figlio di Monti? Giovanni ha 39 anni e a poco più di 20 era già associato per gli investimenti bancari per la Goldman Sachs, la più potente banca d’affari americana, la stessa in cui il padre Mario ricopre il ruolo di International Advisor. A 25 anni è diventato consulente di direzione da Bain & company, dove è rimasto fino al 2001. Dal 2004 al 2009, vale a dire fino al suo approdo alla Parmalat, Giovanni Monti ha lavorato prima a Citigroup (responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo) e poi a Morgan Stanley (responsabile delle transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa). In effetti lui di lavori ne ha cambiati parecchi per non rischiare di annoiarsi come dice il padre. Solo che erano tutti posti fissi…