17 Maggio
Il rompicapo dei teologi
Il mistero di Maria scombina le carte degli intellettuali di fronte all’inadeguatezza dei loro approcci filosofico-teologici: seguendo le argomentazioni di sillogismi impostati su una razionalità di stampo greco aristotelico, essi incappano in affermazioni che risultano ugualmente insostenibili e sostenibili senza riuscire a venire a capo delle questioni che si affollano attorno a Maria: Come salvaguardare la differenza di natura tra Dio e la creatura umana? Come è possibile ad una delle creature essere madre del Creatore, alla terra contenere il cielo? Come può la storia della redenzione dipendere da una fanciulla che decide il futuro dell’umanità e l’opera della Trinità? Come può Maria essere concepita Immacolata se l’unico che può liberare dal male non è ancora nato? Perché le viene chiesto di rispondere alla chiamata al Regno prima che il Messia lo annunci? Come poté restare vergine essendo madre? Come può essere associata alla Trinità restando una di noi?
Il profilo di Maria ha avuto bisogno di tempo per chiarirsi progressivamente nella storia. Il linguaggio della teologia è stato obbligato ad esprimersi in modo simbolico-analogico. Per secoli, specie l’Occidente, ha privilegiato l’approccio a Maria attraverso la via veritatis, nello studio e nella catechesi, concentrandosi sulla sua eccezionalità e sulla sua relazione subordinata al Cristo. L’eredità del pensiero greco ha portato a privilegiare la definizione e l’astrazione sulla relazione, la causalità sulle co-variabili, l’omologazione e le differenze sulla reciprocità.