26 Maggio 2023
Il dialogo segreto dell’Angelo con Maria è destinato a portare nel corso della storia un messaggio di salvezza che avanza in maniera carsica, inarrestabile, incisiva. Spalanca un orizzonte innovativo, provoca capovolgimenti epocali, che non riguardano solo la dimensione religiosa, ma incidono profondamente sulla qualità delle relazioni e degli assetti istituzionali.
Nella scena descritta da Luca, Maria vive come tutte le ragazze ebree, in linea con i modelli socio-religiosi del tempo[1]. Non conosciamo i dettagli delle sue pratiche religiose, ma la immaginiamo adempiere con puntualità e leggerezza ai compiti prescritti, tra i quali la cura della casa e le necessità della famiglia, il servizio concreto a quanti lo richiedono. Alla luce dell’annunciazione, deduciamo che la sua vita è radicata in Dio, il che le consente di salire agevolmente con l’anima dalla terra al cielo e ridiscendere tenendo i piedi ben piantati a terra. Il suo è uno stile di vita cristiano ante litteram, come sarà descritto nella Lettera a Diogneto: «Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi»[2].
Quando leggiamo nella Lettera agli Ebrei: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato» (Eb 10, 5, cf. anche Sal 39,7), ci domandiamo: quale corpo Dio ha preparato per suo figlio, se non quello di Maria che raccoglie il patrimonio genetico del suo popolo d’Israele per poter formare quello del Cristo di cui tutti i cristiani si nutriranno attraverso l’Eucarestia? «Il Signore del cielo e della terra non abita in templi costruiti da mani d’uomo» (At 17, 24).
[1] Lc 26, 38. Per una chiave interpretativa biblica (Vangelo di Luca), sull’infanzia di Gesù, si veda: A. Valentini, Vangelo d’infanzia secondo Luca. Riletture pasquali delle origini di Gesù, EDB, Bologna 2017. Del tutto condivisibile è la sua premessa che sostiene come a teologia su Maria sia un atto di coraggio e un rischio, biblicamente, teologicamente e antropologicamente, perché comporta la necessità di sfatare il pregiudizio che la Scrittura parli poco di Maria e che un discorso teologico su di lei sia ‘riduttivo e perfino aleatorio’.
[2] Lettera a Diogneto, cc. 5-6, consultabile in http://www.vatican.va/spirit/doc uments/spirit_20010522_diogneto_it.html (visit. il 18.07.2020) o in https://www.liberliber.it/mediateca/libri/l/lettera_a diogneto/lettera _a_diogneto/pdf/la let_p.pdf (visit. il 19.06.2020).