Reg. Tribunale Lecce n.
662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo
riprendiamo dal sitoe invitiamo i lettori a visitarlo
http://www.edscuola.it/archivio/parliamone/emergenza_educativa.htm
Emergenza educativa: prevenzione del bullismo e fatica
di crescere
di Silvio Minnetti
La vita oggi è una straordinaria corsa.
Per arrivare alla meta occorrono capacità, passione, creatività, merito
e non solo furbizia. Ai giovani vengono invece proposte molteplici
scorciatoie. Gli educatori sono chiamati pertanto ad invertire la
rotta con una educazione al difficile, alla libertà ed all’autonomia.
Ai genitori, in particolare, è chiesta
una presa di coscienza delle responsabilità educative mediante
seminari, conferenze e focus group organizzati dalle stesse scuole. E’
in gioco il rapporto tra le generazioni ed un futuro migliore per tutti.
Troppe famiglie registrano un fallimento nell’educazione dei propri
figli che appaiono viziati dal troppo benessere. Bisogna ripartire dalla
comunicazione emotiva e dai legami affettivi per affrontare il terremoto
attuale nella relazione tra genitori e figli. La famiglia di oggi è
troppo fragile. Occorre una politica organica per la famiglia ed un
serio progetto di scuola per genitori.
Obiettivo comune delle agenzie educative
non può non essere la crescita del senso di responsabilità dei
giovani. Ad essi vengono riconosciute oggi enormi libertà. Si tratta
però di una evoluzione che anticipa le tappe della crescita. In altri
termini la crescita non corrisponde a maturazione e responsabilità.
Aumentano le aspettative nei loro confronti e diminuiscono le
opportunità di inserimento stabile nel mondo del lavoro e nella vita
pubblica. Da qui una gigantesca solitudine che deriva da una grande
sproporzione tra aspettative e quotidianità. Il risultato finale è
l’incomunicabilità in un deserto di relazioni superficiali. Il mondo si
è ristretto emotivamente e sullo sfondo appaiono sempre più adulti
egoisti e lontani dalle giovani generazioni.
Di fronte ai molti ragazzi viziati
dobbiamo interrogarci sulle enormi facilitazioni esistenziali che non
incoraggiano l’autonomia e la crescita dei figli. Dobbiamo comprendere
le cause della incomunicabilità emotiva tra le generazioni. Essendo
troppo fragile la comunicazione emotiva in famiglia e nella scuola,
dobbiamo avviare veri e propri percorsi formativi per apprendere a
comunicare. All’amore latino, di tipo egoistico urge sostituire un
serio accompagnamento lungo le vie difficili della vita per aiutare una
piccola persona a crescere con i suoi tempi.
Serve una grande iniezione di autorevolezza. Quanto sono patetiche certe figure genitoriali e di
alcuni docenti inesperti! Non c’è progetto educativo senza regole e
senza l’autorevolezza necessaria a declinarle. Essere adulti implica
credibilità, coerenza, buon senso, autorevolezza. Dobbiamo ricreare
spazi per un dialogo educativo: oratori, scuole aperte di pomeriggio con
attività interessanti, aule didattiche decentrate nel territorio.
Rimane importante l’educazione fra pari ma
determinante è dare l’esempio nel rispetto delle regole da
parte degli adulti.
Contro l’omologazione culturale e degli
stili di vita serve poi una forte educazione al pensiero critico,
alla libertà reale, al sogno, alla curiosità, all’utopia. Troppo
appiattimento educativo si può notare con il rischio della
sclerotizzazione della personalità dei ragazzi. Dobbiamo farli uscire
dalla normalizzazione del gruppo, ascoltarli, entrare in sintonia,
simpatia, empatia con loro.
La scuola , in particolare, oltre a
diventare attraente attraverso cospicui investimenti in strutture
sportive, tecnologiche ed in risorse professionali, deve esigere impegno
e risultati di qualità. Così si aiutano i ragazzi a crescere con
personalità forti , capaci di affrontare le situazioni sfavorevoli della
vita e, nello stesso tempo, si aiuta l’Italia a vincere le sfide della
competizione internazionale per riposizionarsi nel mondo globalizzato.
Senza merito e fatica non si ottengono risultati stabili. Questo è un
messaggio educativo elementare.
Esaminiamo ora le linee di indirizzo
per la prevenzione e la lotta al bullismo.( Direttiva ministeriale n. 16
del 5 febbraio 2007)
I fatti di bullismo degli ultimi mesi si
inquadrano nel contesto culturale sopra analizzato.
Obiettivo principale è “ la
valorizzazione della persona, la crescita e lo sviluppo educativo,
cognitivo e sociale del singolo discente mediante percorsi di
apprendimento individualizzati e interconnessi con la realtà sociale del
territorio, la cooperazione, la promozione della cultura della legalità
e del benessere dei bambini e degli adolescenti”. L’azione di
contrasto al bullismo appare come una tipica azione di sistema in cui è
fondamentale l’alleanza tra le diverse agenzie educative, ma che vede la
scuola in particolare interrogarsi sulla sua proposta educativa verso i
giovani. Maturazione degli adolescenti significa “ introiezione lenta
e profonda della conoscenza che acquista significato se diventa
contemporaneamente opportunità per l’assunzione di comportamenti
consapevoli e responsabili, dando luogo a quel processo, progressivo e
“faticoso”, di assimilazione critica del reale.” Il problema è come
calare questo approccio nella proposta didattica quotidiana dei nostri
docenti spesso chiusi in una visione parcellizzata delle loro discipline
con l’assenza della cura degli obiettivi trasversali e senza la
consapevolezza del progetto educativo comune. Ad esempio, l’educazione
alla legalità interessa un singolo progetto o responsabilizza tutti i
docenti della classe? Quali strumenti mette concretamente a disposizione
delle scuole il Ministero per una seria azione interistituzionale capace
di sostenere lo sviluppo armonioso delle personalità dei ragazzi e di
realizzare il successo formativo? Sono sufficienti campagne di
informazione, numeri verdi, osservatori regionali ed inasprimento delle
sanzioni? E’ evidente che la risposta efficace al fenomeno è collocata
in alto, al livello di un curricolo di qualità in un ambiente di
apprendimento attraente e significativo. Questo richiede massicci
investimenti per anni come risultato di una chiara volontà politica tesa
a fare dell’educazione e della formazione la vera priorità del Paese.
Il bullismo è un fenomeno complesso che si situa nel gruppo dei pari e che si manifesta con atti di
prepotenza e sopraffazione e di tacita accettazione degli stessi. Il
bullo individua la vittima con il chiaro obiettivo di danneggiarla
facendo del male. Si tratta di prepotenze fisiche e/o verbali oppure di
dicerie sul conto della vittima per escluderla dal gruppo, anche
attraverso forme elettroniche.
E’ difficile sfuggire alla persecuzione
pervasiva dei nuovi strumenti tecnologici capaci di veicolare parole ed
immagini in tempo reale.
Le scuole devono interrogarsi inoltre
sulle finalità educative delle sanzioni disciplinari. Sulla base
dello Statuto delle studentesse e degli studenti ( DPR 249/1998) e del
Regolamento d’Istituto, gli studenti protagonisti di atti di bullismo
sono chiamati a comportamenti attivi tesi a “ riparare” il danno
arrecato. Quando i fatti sono particolarmente gravi è inevitabile il
ricorso all’autorità giudiziaria. Certezza e tempestività degli
interventi disciplinari sono determinanti per indurre le vittime del
bullismo a superare il timore di denunciare i soprusi subiti. Bene
quindi la funzione educativa delle sanzioni ma anche tolleranza zero
verso ogni forma di prepotenza. Indubbiamente va superato un certo
lassismo/buonismo serpeggiante in molte scuole. Spetta poi ai
Regolamenti d’Istituto graduare le sanzioni in modo proporzionale
rispetto alla gravità delle varie forme di bullismo.( art. 4 DPR 249 del
1998)
Naturalmente bisogna avere cura della natura personale della responsabilità , del principio di separazione
della condotta dalla valutazione del profitto, della facoltà dello
studente di esporre le proprie ragioni,del principio della riparazione
del danno, della convertibilità delle sanzioni in attività a favore
della comunità scolastica, della collegialità delle sanzioni. Purché
viva la certezza della sanzione e la tolleranza zero di ogni tipo di
violenza. Importante è avere un repertorio condiviso di sanzioni a
livello nazionale tra le scuole oltre ad una semplificazione nelle
procedure per l’irrogazione delle sanzioni. Non serve allontanare i
ragazzi dalla scuola ma avviare seri percorsi di recupero e sanzioni
esemplari nei casi più gravi.
Fare della scuola un luogo di aiuto
reciproco, di cooperazione, di prosocialità, tradurre i saperi della
scuola in saperi di cittadinanza non è un’impresa facile. Tuttavia è
solo attraverso la partecipazione studentesca, la qualità
dell’insegnamento, la prevenzione del disagio giovanile che è possibile
contrastare violenza, bullismo ed illegalità. Se questo avviene ha
allora un senso la campagna nazionale avviata dal ministro Fioroni
contro il bullismo, avvalendosi di numero verde ed osservatori
regionali permanenti. In questo quadro non è secondario rivedere la
programmazione televisiva e cinematografica per arginare i modelli
travolgenti di violenza propinati ai giovanissimi.
Resta sullo sfondo il problema principale
che è alla base del disagio giovanile: ogni progetto di crescita
implica fatica e dolore ineliminabili .Il messaggio che arriva agli
adolescenti è invece del tutto illusorio come se fosse possibile
anestetizzare la vita. Da qui traggono origine un senso di onnipotenza
ed una certa irresponsabilità. Il disastro educativo nasce da
questa pretesa di eliminare la fatica di crescere. Una fatica che
implica anche uno svincolo progressivo dalla comodità del dipendere dai
genitori. Aumento di autonomia e di autostima rappresentano vie
obbligate. I genitori devono riappropriarsi con determinazione della
loro funzione educativa soprattutto sul piano della educazione emotiva,
per far crescere figli forti, capaci di far fronte ad eventi buoni e
cattivi (coping).In termini molto semplici dobbiamo insegnare ai nostri
ragazzi a veleggiare nella vita.
Quale educazione proporre oggi?
Innanzitutto dobbiamo credere nelle
potenzialità dei ragazzi. Ogni allievo ha un talento. Questo può essere
coltivato tra punti di forza e di debolezza in un contesto di libertà,
creatività, autonomia ed autostima. All’interno di una pedagogia della
libertà i nostri ragazzi devono essere aiutati ad osare, a non porsi
troppi limiti, per lasciarsi guidare da una sana ambizione, dalla
fantasia e non rimanere prigionieri di una visione ragionieristica della
vita. Quanti studenti vivono nella frustrazione, causa non ultima della
violenza attuale? Da dove scaturisce questa frustrazione se non da una
incapacità di osare ?
E’ il grande vuoto esistenziale in
cui vivono immersi gli adolescenti il problema da risolvere da parte di
amministratori locali, genitori e docenti. Quando si confrontano con gli
adulti i nostri ragazzi? Chiusi nella tristezza del loro mondo virtuale,
essi raramente si confrontano con gli adulti. Pertanto è urgente
riaprire centri di aggregazione giovanile in orario pomeridiano,
la scuola stessa aperta di pomeriggio con attività interessanti, gli
oratori, i centri comunali con gli animatori. I giovani devono vivere in
spazi aperti e tranquilli, anche attraverso percorsi di
educazione ambientale, campetti di calcio per partite non strutturate,
visite guidate. Troppo tempo passano attualmente in spazi chiusi come le
loro camerette , le discoteche rumorose, pub ecc Questa è una delle
cause della loro aggressività che può sfociare nel bullismo.
Non possiamo trascurare il fatto che
ragazzi, anche di ambienti familiari sani, non riuscendo ad emergere
attraverso l’impegno nello studio con giuste ambizioni si mettono in
evidenza con atti di bullismo o di vandalismo ( es. allagamento della
scuola) con la certezza della visibilità che l’evento procura nella
società della comunicazione. Pur di sfuggire alla noia quotidiana ,
scatta nella chimica del cervello il piacere della ribalta, in presenza
poi di sanzioni blande e di un clima permissivo. La trasformazione della
violenza in forme sempre più telematiche, più simboliche e sadiche,
rispetto alla pura forza fisica, finisce poi per attrarre sempre più
ragazze.
Che fare?
Una buona pratica potrebbe essere
rappresentata da un dialogo aperto, a 360 gradi con il Dirigente
scolastico, almeno una volta a settimana, sulle problematiche giovanili
e sul loro disagio, in modo da disinnescare il potenziale aggressivo e
orientarlo verso le espressioni creative. Chi lo desidera può
partecipare a questo confronto profondo con un adulto, fuori dagli
schemi rigidi di una classe. Anche i docenti ovviamente devono tenere
aperto un dialogo educativo dentro le loro ore di lezione, senza
lasciarsi prendere troppo dall’ansia del programma.
I politici sono chiamati a risolvere il
problema di come proteggere i nostri adolescenti dalla pedagogia nera
dell’orrore via Internet, playstation e Tv-spazzatura.
E’ ora di prendere coscienza della
necessità di applicare le regole con fermezza. I padri, gli
insegnanti devono riapparire sulla scena dell’educazione, dopo una
assenza troppo prolungata.
Famiglie consapevoli dell’essere
primariamente gruppo sociale educativo devono chiedere ai figli impegno
domestico, anche manuale, spezzando pericolosi cordoni ombelicali
falsamente protettivi. La famiglia non è una sommatoria di individui ma
gruppo affettivo complesso. E’ essenziale allora il dialogo, la
verbalizzazione dei sentimenti, delle esperienze e delle emozioni,
soprattutto nella ritualità quotidiana della tavola.
Quale scuola?
E’ una scuola bella, accogliente, aperta
di mattino e di pomeriggio, con docenti esperti e valutati nelle loro
capacità didattiche e relazionali. Quanta strada devono fare le
organizzazioni sindacali per superare una difesa pericolosa
dell’esistente, senza avviare una giusta differenziazione della
carriera! Quanta responsabilità in più devono assumere i genitori, anche
con riunioni periodiche a casa di qualcuno per discutere di obiettivi,
attività, risultati, problemi, coesione educativa con i docenti! La
coesione docenti-genitori con direttive chiare ai genitori sarà il
fulcro della nuova scuola. Il tempo educativo dovrà essere sempre più
coniugato negli spazi della scuola, in collaborazione con associazioni
sportive e culturali ( sussidiarietà orizzontale), liberando i genitori
e gli alunni dai ritmi imposti da agenzie a scopo di lucro
legittimamente operanti nel mercato .Genitori- taxisti, figli stressati,
scuola sempre meno attraente: occorre spezzare questa spirale investendo
importanti risorse finanziarie ed umane nella scuola del futuro.
D’altronde l’Italia, povera di materie prime, potrà raggiungere gli
obiettivi di Lisbona solo mettendo la scuola, la formazione e
l’educazione in cima all’agenda politica, investendo massicciamente in
capitale umano. Se i governanti non faranno questo ( per ora si limitano
a predicarlo) il Paese rischierà una seria retrocessione nel mercato
globale dei processi e dei prodotti, dominato dall’economia della
conoscenza e delle competenze.
La crescita della personalità, della
serenità dei nostri ragazzi attraverso un nuovo modello di scuola più
flessibile nel curricolo, più ricca di strumenti tecnologici e di
insegnanti professionisti sarà, accanto alla preparazione disciplinare,
l’obiettivo principale dei prossimi anni. Curare la sfera cognitiva
liberando le aule dalla frantumazione dei progetti, accanto alla sfera
emotiva, affettiva, corporea e della responsabilità civica: questo il
compito principale dei docenti e dei dirigenti scolastici. Vivendo
accanto ai suoi allievi, anche durante il pranzo o una gara sportiva, il
docente potrà comprenderne la maturazione e non limitarsi a sentirlo
solo se interrogato. Ogni ragazzo dovrà avere almeno un adulto di
riferimento( tutor) che ne segue l’intero percorso e che segnala le
manifestazioni di disagio per dare tempestive risposte. Cinema, teatro,
sport , laboratori e non solo discipline serviranno a rendere attraente
lo stare a scuola, avvalendosi dei migliori esperti presenti in città.
Il tempo serale, il sabato e la domenica serviranno poi a vivere
pienamente il rapporto con i genitori . Anche una diversa articolazione
delle vacanze potrebbe consentire di rafforzare il rapporto con le
famiglie armonizzandole con le ferie dei genitori e rendendo possibile
la progettazione di campi estivi di studio e di vacanza .Il ragazzo
vivrebbe così in quanto persona gran parte del suo tempo in un centro
unitario di educazione, fondato sulla forte alleanza tra scuola e
famiglie.
La Costituzione attribuisce ai genitori il
diritto-dovere di educare ed istruire i figli, ma, a sessantanni di
distanza, non si sono trovate ancora modalità soddisfacenti per
realizzarlo. E’ ora di uscire da una insufficiente partecipazione con la
riforma degli organi collegiali e con l’assunzione piena di una
responsabilità educativa, sanzionabile in caso di trasgressioni gravi e
prepotenze.
La scuola da sola non è autosufficiente ma
con il sostegno morale ed operativo dei genitori può farcela come
insegnano molte esperienze positive.