Emergenza educativa al femminile

Emergenza educativa al femminile

Giulia Paola Di Nicola

 

«L\’amore è come un tornado di emozioni… Io vorrei tanta tenerezza e ho paura di non trovarla. Penso che un amore dovrebbe essere anche un\’amicizia grande, ma è molto difficile da trovare» (dal tema di  una adolescente, Milano )[1].

 

L’educazione a vivere degnamente la propria vita è fondamentale per tutti, ma in modo particolare per le ragazze. Presentiamo 4 parole chiave che ci sembrano particolarmente importanti perché le ragazze resistano alle sirene del mondo contemporaneo e costruiscano una identità innovativa e stabile quanto ai valori del “genio femminile”.

1. Eros e amore. L’amore è inizialmente ciò che unisce  ai genitori e agli amici e poi quel fascino che si manifesta come eros. Per Benedetto XVI: «l\’eros è come radicato nella natura stessa dell\’uomo; Adamo è in ricerca e “abbandona suo padre e sua madre” per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l\’interezza dell\’umanità, diventano “una sola carne”» (Deus caritas est, § 11). Tutti gli adolescenti fanno esperienza dell’impossibiità di separare eros e amore, ma imparano spesso a loro  spese, che l\’amore ha bisogno di maturare per essere pienamente umano. «L’amore – scrive Michelangelo – è l’ala che Dio ha dato all’anima per salire fino a lui».

Le ragazze incontrano in questo lavoro di maturazione notevoli ostacoli. Esse vengono indotte a credere che fare l\’amore sia l’obiettivo principale mentre il valore della continenza viene ridicolizzato. Da una parte l’amore resta quella grande corrente di attrazione e di bisogno di tenerezza e dall’altra viene associato alla violenza, alle bravate dei ragazzi nel branco, alla riduzione del corpo a oggetto. Spesso i mass media e specialmente la cinematografia solleticano a fini commerciali le pulsioni, ingenerano confusione tra amore e sessualità e incoraggiano  relazioni fuggevoli (mordi e fuggi), compagnoneria, spirito di branco, contatti virtuali e mutevoli, che si possono “accendere” e “spegnere” a proprio piacimento,  ordini di servizio “post-it”, veloci e senza anima… Ma  le ragazze hanno bisogno di amare ed essere riamate da persone vere, nei contesti della vita quotidiana. Dove altrimenti alimentarsi per resistere ai modelli dominanti? L’educatore deve essere particolarmente capace di contrastare il pan-sessualismo senza essere “bacchettone”, di incoraggiare l’apertura del  cuore senza essere dispersivi, di amare e conoscere il proprio corpo senza svenderlo, di distinguere tra attrazione passeggera e quell’amore che coinvolge  tenerezza, donazione, promessa di fedeltà ad un progetto comune.

2. Pudore. La parola pudore è una di quelle invise alla cultura contemporanea, scomparse dal vocabolario e relegate in soffitta. Eppure il pudore, che infatti non appartiene al mondo animale, corrisponde al riconoscimento del proprio valore e al rifiuto di ridotti a un «oggetto». Significa: “Non sono solo un corpo, ma un mistero a cui il mio corpo allude e che custodisce”. Il pudore è una garanzia di libertà e di maturità; costituisce la riserva d’intimità rispetto ad un mondo dominato dai flash, dall’ossessione dell’apparire ed esibirsi, di stimolare il desiderio altrui e ridursi e ridurre l’altro all\’unica funzione di consumatori.  La sessualità, di cui è parte la genialità, si costruisce e umanizza nel pudore, che non è la vergogna (= timore di essere scoperti nella propria imperfezione) ma una domanda implicita  di non essere visti solo come un corpo (o peggio un particolare del corpo). Senza un vissuto impregnato di questo valore, in famiglia e nella comunità, facilmente le ragazze si adeguano a considerare il proprio corpo una proprietà personale, da abbellire ossessivamente, che può essere venduto, esposto, misurato (vedi i concorsi di bellezza).

3. Amicizia. L’amore per l’amico\\a implica non solo attrazione e sentimento, ma anche una scelta intenzionale e  preferenziale per una persona a cui si chiede e a cui si assicura condivisione, solidarietà, fedeltà, nel rispetto, senza pretese. Due amici possono litigare e riconciliarsi, anzi, nella misura in cui sanno superare le crisi, la loro amicizia diviene più profonda.

Come costruire e mantenere una vera amicizia?  Le ragazze ambiscono ad avere amicizie significative, ma non sanno come raggiungela senza cadere nelle possibili trappole delle delusioni e dei tradimenti, della strumentalizzazione dell’altro, ridotto ad esecutore dei propri ordini, o al contrario dell’annullamento di sé nell’altro. Vorrebbero inventare nuovi modelli  rispetto a quelli dei genitori e dei nonni, ma confondono amicizia con simpatia, attrazione, fusione a due. Desiderano il rispetto della propria personalità ma non sempre sanno darlo a loro volta.

La sfida dell’educazione è di aiutare le adolescenti a tradurre la loro aspirazione in stile di vita, a impostare  rapporti di reciprocità, a liberarsi pure da pregiudizi e definizioni unilaterali e aprioristiche di identità e ruoli, ma salvaguardando quella sacralità della parola data, quella onestà di fondo quella solidarietà attiva che nutre le amicizia di affetti e ideali condivisi, nei quali ricono­scersi, come singoli e insieme. Mirare ad obiettivi alti significa infatti rafforzare il le­game e radicare la di­mensione affettiva in progetti condivisi, anche se distinti e distanti. Non è facile “educare all’amicizia” se non la si apprende in famiglia, attraversando gli inevitabili momenti di incomprensione,  di litigio e di riconciliazione. La si impara vivendo, nelle esperienza  di infatuazioni e delusioni, in un cammino mai completato verso la maturità.

4. Identità di genere. Se per gli adolescenti  lo sviluppo del corpo è segno di forza, per le ragazze la scoperta delle mestruazioni può essere recepita come un ostacolo alla vita piena, una fonte di preoccupazione e di subalternità. Non è facile il processo di accettazione di una personalità femminile libera dalle due possibili derive: i pregiudizi-stereotipi del passato o al contrario le sirene di una moda che induce ad affermare la propri libertà a scapito della femminilità. Inevitabili le piccole e grandi crisi: se una adolescente non riesce a farvi fronte, si determinano situazioni di blocco o di disagio. L\’elemento sociale è condizionante: una ragazza trova conferma o disconferma della propria identità nel confronto con gli altri (coetanei, adulti, istituzioni).
   Anche in questo campo numerose ricerche hanno dimostrato che le relazioni familiari caratterizzate da supporto e coinvolgimento hanno come effetto un buon adattamento psicosociale, relazioni positive con i pari, successi scolastici, autonomia ed autostima.  Occorrono adulti che sappiano valorizzare la differenza specifica (“vocazione”) senza accenti retorici e farne una gabbia per la ragazza. Quali i tratti più specifici – ma non esclusivi – di tale orientamento di genere
[2]?

Relazionalità.  La maternità contiene – come inscritti nella natura – indicazioni dell’ essere per di ogni persona, grazie al rapporto unico, due in uno, che si stabilisce tra madre e feto. Si tratta di leggere nel dato fisiologico materno lo stimolo al superamento del delirio di onnipotenza dell’io.  

Coscienza del limite. Il corpo femminile richiede una dinamica veloce di accettazione dell’imprevisto (spostamenti del ciclo, gravidanze inattese) e, conseguentemente, una maggiore consapevolezza di non essere in grado di padroneggiare il proprio corpo, pilotare la propria vita. Implica inoltre la consapevolezza dell’infrangersi di tutte le costruzioni umane di fronte alla morte e quindi della sostanziale dipendenza ontologica.

Cura della vita. Si manifesta nell’attitudine a nutrire, allattare, proteggere, anche a scapito della propria persona, alleviare le sofferenze, sino ad accompagnare i propri cari alla morte.

Trasgressione e ironia. Si tratta della capacità di vivere dentro le strutture e nello stesso tempo di oltrepassarle, come si vede nella disponibilità, qualora siano in gioco affetti e valori irrinunciabili, a trasgredire le regole, ossia ad agire in contrasto con ciò che è fissato nelle istituzioni..

Il volto positivo del dolore. Nel parto c’è il segno di una sofferenza fisica strettamente legata alla generazione e quindi alla dimensione positiva della gioia. Nel corpo della donna è impressa l’altra faccia del nega­tivo, a testimonianza del legame inscindibile tra dolore e amore, soffe­renza e gioia, morte e risurrezione.


[1] E’ una delle testimonianze (lettere, e mail, diari, compiti in classe) utilizzate come incipit delle voci del dizionario: Da Amore a Zapping. Dizionario per adolescenti incomprensibili, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008.

[2] I tratti che seguono andrebbero approfonditi con la lettura di: Lei & Lui. Comunicazione e reciprocità, Effatà, Torino 2001.