Didattica laboratoriale un’esperienza

Nell\’ottica della mission educativa da realizzarsi
entro il 2011 secondo gli obiettivi di Lisbona,si impone una rivisitazione
delle strategie operative e degli strumenti impiegabili.

Primo passo è quello di una programmazione
didattica volta alla certificazione standardizzata delle competenze che
realizzi un sistema diacronico di apprendimento \”lifelong learning\” secondo la
dicitura inglese.

Tale strategia cooperativa di apprendimento
prevede  il superamento della didattica
trasmissiva ,ma non l\’abbandono dei contenuti disciplinari che restano
strumento fondamentale di trasmissione della conoscenza.

Da anni si parla di metacognizione e di
motivazione all\’apprendimento come panacea per la guarigione di tutti i mali  degli studenti svogliati e come sicuro rimedio
contro la dispersione scolastica che resta una piaga della scuola italiana ed
europea, cosa c\’è dunque di diverso nella didattica basata sulle competenze?

Più volte nei testi dei lavori europei si legge
di  \”apprendimento attraente\” che altro
non è che la motivazione allo studio, la trasmissione ai discenti di un nuovo
gusto per la cultura e la ricerca che può diventare un mezzo per stimolare il
desiderio di esplorazione dell\’ignoto,dell\’analisi di problematiche reali ed
inedite con strumenti e percorsi appresi in aula come in laboratorio

La novità più interessante è forse quella della
cd. \”didattica laboratoriale\”. Ciò significa personalizzare le competenze
usando le conoscenze e le abilità in maniera non astratta  e predeterminata ,ma calzata su ogni
studente  anche in un\’ottica di recupero
di gap formativi e di valorizzazione delle eccellenze.

Significa coinvolgere l\’alunno nella progettualità
della lezione e dimostrargli che non serve 
la conoscenza di un numero svariato di nozioni, ma che l\’acquisizione di
un metodo per riconoscere nella realtà quotidiana  ciò che si è appreso ed imparare a
decodificarlo  è lo strumento per \”imparare
ad apprendere
\”,in altre parole per acquisire un metodo di studio  riutilizzabile in altri contesti ed in altri
momenti dell\’esistenza.

Altro strumento importante è quello della
valutazione che deve in tale contesto avere una valenza propulsiva  e formativa,deve essere basata sulla
preventiva e chiara predisposizione di ciò che verrà valutato e della sua
condivisione con gli alunni.

Una volta 
fissati i \”traguardi\” da raggiungere si potrà misurare la distanza dal
punto di arrivo per stimolare l\’autocritica,l\’autocorrezione e la stessa
autovalutazione. In tal senso la valutazione deve essere trasparente e
facilmente comprensibile,sufficientemente analitica ed esplicativa di carenze e
successi raggiunti.

Ma qui il discorso si apre sull\’intera disciplina
docimologica che non è la sede opportuna per approfondire.

Fin qui tante parole che spaventano più che
rassicurare tutti quei docenti che si sentono ormai esperti nella loro
disciplina ma che non sanno da che parte ricominciare per adeguare la loro
professionalità agli standard europei.

A tale scopo penso sia utile condividere quanto ho
potuto sperimentare quest\’anno  con una
classe IV di un istituto tecnico in cui insegno per cinque ore la settimana
discipline giuridiche.

Nella programmazione personale ho inserito,come ci
è stato richiesto dal nostro dirigente un\’unità laboratoriale su un argomento
del programma ,assumendo come laboratorio il gruppo classe,lasciando agli
studenti la scelta degli aspetti della tematica da approfondire e degli
strumenti per imbastire  una lezione che
avrebbero fatto ai loro compagni coordinandosi in modo da trattare l\’intera
problematica. L\’attività di ricerca è stata effettuata sia con l\’ausilio
di  internet che tramite l\’analisi
(ovviamente guidata dalla sottoscritta) dei testi normativi di riferimento.

Il risultato ha stupito anche me: tutti hanno
partecipato sebbene con contributi qualitativamente diversi, l\’argomento è
stato sviscerato molto più di quando viene affrontato in maniera tradizionale e
il coinvolgimento molto più personalizzato.

Queste le conclusioni che ne ho tratto:

  • laboratorio
    non è solo l\’aula  di informatica, ma
    qualunque contesto non trasmissivo,
  • trasformare
    l\’alunno in protagonista dell\’apprendimento gli dà una visione diversa delle
    sue potenzialità e gli fa capire di essere in grado di analizzare e comprendere
    e quindi rielaborare  qualunque argomento
    non conosciuto.

Naturalmente la tecnica va affinata anche per
quanto mi riguarda,ma suggerisco ai colleghi di sperimentarla per vedere che si
può cambiare molto di quello che facciamo 
abitualmente, se si vuole,per dirla con Morin avere delle \”teste ben fatte e non delle teste ben
piene\”