Appunti di Sociologia dell’Educazione parte 2

Dispense di sociologia dell’educazione II

1. Alla ricerca delle radici storiche
della sociologia dell’educazione.

  • Andando a frugare a ritroso nel
    complesso cammino della cultura umana, la sociologia è
    puntualmente presente – magari sotto mentite spoglie o defilata
    sotto il grande manto della filosofia – nel ruolo di scienza dei
    fatti sociali in quanto suscettibili di essere spiegati con leggi
    generali.

  • Una presenza che nasce dal bisogno
    dell\’uomo – appena il suo pensiero esce dall\’adolescenza storica e
    le sue capacità analitiche diventano più agili e acute
    – di capire e di ordinare sistematicamente le forme generali della
    vita in società, le loro leggi di movimento e di sviluppo, i
    loro rapporti con l\’ambiente naturale, con la cultura in genere, con
    i singoli campi della vita e infine con la sua propria personalità.

  • Non c\’è dubbio sui meriti
    maieutici di Comte, il quale diede corpo definito e panni
    scientifici a quella che in un primo momento egli, fervido militante
    del positivismo scientifico, chiamò «fisica sociale»,
    quasi a sottolinearne la scientificità. Ma è
    impossibile dimenticare che dietro il travaglio creativo di Comte ci
    sono ispiratori che hanno dato ali alla scienza moderna: basti
    citare Socrate, Platone, Aristotele.

 

 

2. Radici I

  • Nei principali monumenti e
    documenti dell’antichità (dall’Egitto alle prime civiltà
    orientali, dalla Bibbia ai poemi omerici) sono contenute
    testimonianze di differenti stili educativi, che hanno però
    in comune il carattere autoritario e aristocratico, basato su una
    rigida base morale e religiosa.

  • Due modelli educativi che
    costituiranno un costante punto di riferimento per la pedagogia
    occidentale sono quelli della paideia spartana e ateniese fra
    il sec. VII e il V a.C. La prima subordina l’educazione alle
    esigenze di uno stato di tipo totalitario; ne consegue un metodo
    basato sulla vita collettiva dei ragazzi al di fuori della famiglia,
    sul duro esercizio fisico e sull’acquisizione di virtù
    militari. La seconda si basa soprattutto sulla musica e sulla
    ginnastica e cioè su contenuti culturali e sportivi tendenti,
    nel loro insieme, a un ideale di armonia individuale. Elemento
    essenziale per promuovere concretamente tale processo era lo stretto
    rapporto, anche amoroso, tra il giovane e l’educatore.

 

3. Radici II Mondo greco-latino

  • I greci concepivano la paidéia,
    e i latini l’humanitas, come la ricerca e la realizzazione
    che l’uomo fa di sé grazie alle ‘buone arti’, quali la
    filosofia, la poesia, l’eloquenza etc. I caratteri principali di
    questo tipo di educazione che porta alla realizzazione di ogni
    singolo uomo, riguardavano la ricerca della verità e la
    consapevolezza che l’uomo può realizzarsi solo nella
    comunità, nella polis. In tale senso è da
    intendere l’affermazione aristotelica: l’uomo è ‘per
    natura’ un essere politico (Aristotele, Etica Nicomachea, I
    (A), 7, 1097 b, 10. Aristotele, Etica Nicomachea, I (A), 7,
    1097 b, 10.). La natura umana esiste quindi come fine, come prodotto
    finale del processo di educazione; un ideale da realizzare (N.
    Abbagnano, Dizionario di Filosofia, TEA, Milano 1998, voce
    ‘cultura’). Questo tipo di educazione non comprendeva né
    le attività utilitaristiche, i mestieri e i lavori manuali
    erano infatti relegati agli schiavi, né la ricerca di un
    destino ultra-mondano dell’uomo.

 

4. Platone ( Repubblica I)

  • Si può tornare indietro,
    attorno al 400 avanti Cristo, per entrare in casa di Polemarco,
    filosofo ateniese, dove Socrate – secondo il racconto che Platone fa
    nella Repubblica – dialoga sulla tirannide con un gruppo di amici:

  • “Ebbene [è Socrate che
    parla in prima persona] resta da esaminare l\’uomo tirannico stesso,
    per vedere come si muta evolvendosi dal democratico e, quando si è
    formato, quale sia il suo carattere e quale la sua vita, se
    sventurata o beata. (…) Ricorda allora qual era, secondo noi,
    l\’uomo di tendenza popolare. Si trovava a essere allevato fin da
    giovane da un padre che apprezzava i soli appetiti di danaro e
    disprezzava quelli superflui, che puntavano al divertimento e al
    lusso. Ma frequentando gente più raffinata e tutta dominata
    da quegli appetiti, s\’è avvivato a commettere ogni prepotenza
    e a farsi simile a quella gente per odio alla parsimonia paterna.
    Poiché però la sua natura è migliore di quella
    dei corruttori, sottoposto alle due pressioni, si è arrestato
    a mezza strada tra queste due maniere di vita e, convinto di poter
    praticare con moderazione ciascuna di loro, conduce una vita che non
    è né bassa né contraria alla legge; e così
    da oligarchico eccolo divenuto di tendenza popolare”.

 

5. Platone ( Repubblica II)

  • «Supponiamo ora che
    quest\’uomo, giunto in età matura, abbia a sua volta un
    figlio, anche lui allevato secondo i suoi costumi. E supponiamo poi
    che capiti a questo figlio quello che è già capitato a
    suo padre: che lo si istighi a infrangere ogni legge (e questo i
    suoi istigatori chiamano piena libertà).

(…) Ebbene, quando gli altri appetiti
gli ronzano attorno stillando aromi e profumi e pieni di corone, di
vini e di quegli sfrenati piaceri che sono caratteristici di simili
compagnie; e facendolo crescere e nutrendolo fina al grado estremo
instillano nel fuco il pungiglione della bramosia; ecco allora che
questo duce dell\’anima è scortato dalla follia e si mette in
furore… D\’altra parte l\’uomo impazzito e squilibrato cerca e
presume di poter comandare non soltanto agli uomini ma anche agli
dei. Perfettamente tirannico si fa un uomo quando la natura o le
abitudini o quella e queste insieme lo rendono ubriaco, erotico,
bilioso ».

 

6. Aristotele (Politica, libro I)

  • Qualche decennio dopo, forse nel
    330 a.C., anche Aristotele, analizzando i modi di vita della società
    civile che si muove nel suo tempo, deduce (Politica, libro I) che la
    comunità perfetta di più villaggi costituisce la
    città. Questa ha raggiunto il livello di autosufficienza,
    sorge per rendere possibile la vita e sussiste per creare le
    condizioni di un\’esistenza comoda e sicura. Considerato questo, ne
    deriva che ogni città è un\’istituzione naturale, se lo
    sono anche i tipi di comunità che la precedono (come i gruppi
    familiari e i villaggi), poiché essa è il loro fine e
    la natura di una cosa è il suo fine.

  • Da ciò dunque è
    chiaro – sostiene il filosofo – che la città appartiene ai
    prodotti naturali, che l\’uomo è un animale che per natura
    deve vivere in una città e che chi non vive in una città,
    per la sua propria natura e non per caso, o è un essere
    inferiore o è più che un uomo: è il caso di chi
    Omero chiama con scherno \”senza patria, senza leggi, senza
    focolare\”. E chi è tale per natura è anche
    desideroso di guerra, in quanto non ha legami ed è come un
    pezzo da gioco posto a caso. Perciò è chiaro che
    l\’uomo è animale più socievole di ogni ape e di ogni
    altro animale che viva in greggi ».

 

7. Medioevo

  • Nel medioevo è possibile
    distinguere da un lato le metodiche relative all’educazione
    cavalleresca e cortese del mondo feudale e dall’altro quelle
    relative alla formazione religiosa che si svolge in scuole
    monastiche e parrocchiali. Il contributo di maggior rilievo della
    filosofia scolastica… …

  • la letteratura cortese, nata nel sud della Francia sul tema pressoché unico
    dell’amore, che ha influenzato l’epica cavalleresca (sec. XI –
    XII)

  • Scolastica: termine con cui
    viene comunemente designata la produzione filosofica, teologica e
    scientifica del medioevo

  • Tommaso D’Acquino, 1221-74, teologo, filosofo e santo

  • Teologia: termine che
    designa dapprima la conoscenza relativa agli dei e poi la scienza di
    dio e delle cose divine

  • che pone a fondamento di tutte le
    attività educative le verità teologiche. Nel sec. XIII
    si sviluppano inoltre forme di istruzione dei laici legate
    all’apprendistato artigianale e alla preparazione per le
    professioni liberali. Il diffondersi delle università e delle
    corporazioni di studenti caratterizza i principali modelli formativi
    di una società che va concentrando nelle città la
    propria attività economica.

 

8.Medioevo II

  • Con il Medioevo la filosofia
    assume la connotazione di ‘arte liberale’ per eccellenza. La
    paidéia è organizzata dalle sette arti liberali
    apprese nel Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e nel
    Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Il
    fine è la preparazione dell’uomo ai doveri religiosi e alla
    vita ultra-mondana. La filosofia diventa allora ancilla
    theologiae
    , dimostrazione della verità della fede; la
    chiave d’accesso alle verità rivelate. In tale periodo, nel
    concetto di educazione ritroviamo un carattere aristocratico e
    contemplativo, tipici anche dell’età precedente, ma qui
    scompare l’aspetto naturalistico.

 

9. Umanesimo

  • L’umanesimo che fiorisce nel
    sec. XV costituisce un momento fondamentale nella storia delle idee
    e delle tecniche educative in Europa, configurando un metodo di
    istruzione configurato sulle humanae litterae, e cioè
    sullo studio critico degli autori classici. Il mondo antico diventa
    il paradigma di una educazione armonica e integrale dell’individuo,
    capace di produrre una rinascita generale della società e
    della cultura.

  • Cultura: le nozioni che
    l’individuo possiede; l’insieme delle nozioni e tradizioni di un
    popolo. Oltre a “cultura di massa” e “cultura popolare”,
    bisogna distinguere l’ambito d’uso di questo termine, che si
    differenzia in etnologia, etologia, filosofia

  • Particolare importanza assumono,
    accanto alle arti liberali (intellettuali), le attività
    fisiche e la capacità di partecipare alla vita civile.
    Emblematiche in questo senso le esperienze di Vittorino da Feltre e
    Guarino Guarini.

 

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10. Umanesimo II

  • Durante il Rinascimento la
    religione diventa elemento integrante dell’educazione, non tanto
    perché ci prepara ad un\’altra vita, ma perché ci aiuta
    a vivere bene ora, nella nostra vita. Viene recuperato così
    l’aspetto naturalistico; l’educazione mira a far vivere bene
    l’uomo nel suo mondo. Si assiste al ritorno dei valori della
    civiltà greco-romana, ma più che sul carattere
    contemplativo, si insiste sul carattere attivo della «sapienza»,
    ossia l’uomo giunge a realizzarsi attraverso la sapienza, e questa
    è ancora riservata agli aristocratici.

 

11.Riforma protestante

  • Nel sec. XVI si delinea l’esigenza
    di una istruzione più aderente alle condizioni politiche ed
    economiche della società e, nello stesso tempo, si fa strada
    l’ideale di istruzione popolare avanzato dalla riforma.

  • La riforma protestante è
    quel vasto movimento di scissione che portò, nel XVI sec.,
    alla frattura dell’unità della Chiesa cattolica e alla
    formazione di nuove Chiese, sette, movimenti, il cui carattere
    comune fu il rifiuto dell’autorità del papato e il
    proposito di rifarsi alla purezza delle origini evangeliche

  • In questo ambito sono
    significative le scuole fondate dai pedagogisti tedeschi J. Sturm e
    V. Trotzendorf e i metodi elaborati, sempre in Germania, in seno
    alla cultura protestante, da J.H. Alsted, J.V. Andrea e W. Ratke.

  • Le metodiche del sec. XVII, legate
    all’evoluzione economico-sociale e alla nascita della scienza
    moderna, sono dominate dalle iniziative del mondo religioso
    protestante e di quello cattolico. Nel primo giganteggia l’opera
    di Comenio, cui si deve la più consapevole elaborazione di
    una metodologia educativa e di una organizzazione generale
    dell’istruzione scolastica. Comenio nella Didactica magna (1657) “fonda la pedagogia come metodologia dell’educazione”;
    successivamente un altro importante contributo del protestantesimo
    alla prassi educativa è offerto dai collegi pietisti nei
    quali assumono il massimo rilievo l’istruzione professionale del
    giovane e la formazione morale del futuro lavoratore.

  • pietismo: corrente
    religiosa formatasi in seno al luteranesimo tedesco

 

13.Controriforma cattolica

  • In campo cattolico si affermano i
    modelli educativi proposti dai grandi ordini religiosi, primo fra
    tutti quello dei gesuiti, regolamentato nella celebre ratio
    studiorum,

  • ratio studiorum, ciclo di
    studio promulgato nel 1599 con valore di legge tra i gesuiti,
    riformato nel 1954, che ha influenzato i licei della scuola laica

  • in cui si intrecciano lo studio
    dei classici, della teologia e delle scienze; l’organizzazione
    scolastica è basata sull’emulazione individuale, su precisi
    rituali disciplinari e su forme ripetitive di apprendimento. Se il
    progetto gesuitico si rivolge alla formazione delle élites,
    quelli successivi degli oratoriani e dei fratelli delle scuole
    cristiane si rivolgono ai ceti popolari. Le “piccole scuole” dei
    giansenisti

  • Oratoriani, o filippini,
    appartengono all’Istituto dell’Oratorio di S. Filippo Neri;
    Fratelli delle Scuole Cristiane fondati da san Giovanni
    Battista de la Salle.

  • Giansenismo, movimento
    eretico del XVII sec.

  • si collegano invece alla stessa
    istanza di interiorizzazione dell’educazione cristiana che anima
    il pietismo…

  • movimento di riforma religiosa del
    XVII sec. e che si riafferma nel sec. XVIII in campo protestante con
    le scuole dei filantropini di J.B. Basedow.

 

14. L’illuminismo

  • Nel XVIII sec., detto le siécle
    des lumières,
    lo spirito umano si considerò
    rischiarato dalle tenebre dell’oscurantismo medioevale;
    effettivamente il 1714 vede, in Svizzera, l’ultimo rogo di strega

  • è un altro momento decisivo
    per la definizione metodologica dell’intervento educativo. Le
    istanze critiche, empiristiche e di efficienza sociale affidate
    all’educazione, già presenti nell’opera di Locke, trovano
    nella grande utopia pedagogica di Rousseau la loro espressione più
    radicale. Il metodo educativo viene così teorizzato come
    metodo naturale in quanto da un lato deve corrispondere alle fasi di
    sviluppo dell’individuo, dall’altro deve produrre situazioni
    ambientali adatte a promuovere indirettamente la libera iniziativa
    del fanciullo. Il tentativo di applicare concretamente una
    prospettiva di questo tipo, con scopi di emancipazione sociale,
    caratterizza l’opera di J.H. Pestalozzi e, per quanto riguarda
    l’educazione pre-scolare, quella di F.W. Frobel, nel quale si ha
    una forte accentuazione romantica della vita ludica e delle
    componenti simboliche. Pestalozzi, due secoli dopo Comenio: “pone
    il bambino come soggetto centrale del processo educativo, e
    l’organizzazione della scuola come istituzione fondamentale per lo
    sviluppo della società”

 

15. Illuminismo II

  • Nell’Illuminismo (Philosophie
    des lumières
    ) diviene manifesta l’ostilità verso
    la tradizione, ritenuta fonte di pregiudizi e credenze, e verso
    l’autorità. Ogni campo dell’esperienza umana viene
    sottoposto alla critica della ragione. L’educazione viene ora
    intesa quale strumento di rinnovamento della vita sociale ed
    individuale. La cultura diviene universale ed il sapere
    enciclopedico, si arricchisce cioè di nuove arti che nel
    frattempo si erano sviluppate, quali la fisica, le scienze naturali,
    la filologia etc.

L’esperienza educativa del XIX sec.

  • È segnata dai grandi
    problemi sociali connessi con la rivoluzione industriale, dal
    bisogno crescente di istruzione professionale, e da ideali politici
    legati ai movimenti di indipendenza nazionale. A livello teorico i
    principali punti di riferimento sono costituiti dai contributi di
    padre J.B. Girard, di A. Neker de Saussure, di j.P Richter e, in
    Italia, da quelli di F. Aporti, di R. Lambruschini e del positivismo
    pedagogico rappresentato da A. Gabelli, P. Siciliani, A. Angiulli e
    S.F. De Dominicis. Un posto a sé, per la grande influenza
    esercitata sugli sviluppi della teorizzazione psicologica e della
    metodologia didattica, occupa l’opera di J.F. Herbart.

 

16. l\’approccio durkheimiano

  • Nell\’analizzare l\’approccio
    durkheimiano, occorre tener presenti due preoccupazioni con cui
    l\’autore si avvicina allo studio dell\’educazione:

  • – l\’individuazione di un metodo
    scientifico-sociologico
    con cui analizzare i fenomeni sociali;

  • -dare una risposta ad un
    interrogativo teorico-politico di carattere generale \”come è
    possibile la solidarietà sociale nella società
    moderna?
    \”.

  • D. sistematizza in una cornice
    sociologica una lettura dell\’educazione che, nei suoi indicatori
    fondamentali, rimane guida all\’interpretazione fino agli anni
    settanta, per essere poi totalmente rovesciata.

  • La definizione del metodo: Educazione come FATTO SOCIALE (esteriorità e coercizione)

  • Nel saggio, L’educazione, la
    sua natura e il suo ruolo
    – in V. Cesareo (a cura di), La
    sociologia dell’educazione
    , Hoepli, Milano 1972 – E.Durkheim
    definisce l\’educazione come FATTO SOCIALE (avente i caratteri della
    esteriorità e della coercizione) e, in specifico, come
    \”insieme di pratiche e di istituzioni che si sono lentamente
    organizzate nel tempo, che sono solidali con tutte le altre
    istituzioni sociali e le esprimono e che, di conseguenza, non
    possono essere modificate a piacimento più della stessa
    struttura della società.\”

  • Per capire cosa è
    educazione bisogna quindi osservare pratiche e istituzioni,
    analizzare come si sono formate e sviluppate, capire a quali
    necessità rispondono, in prospettiva storica e comparativa,
    respingendo visioni idealistiche ed astratte dal contesto.


15
Ordine sociale de
educazione ( Durkheim)

  • Quale posto ha l\’educazione nella
    società moderna, nella società della differenziazione
    e della divisione del lavoro. Come si caratterizza?

  • \”L\’ordine sociale rappresenta
    .. per Durkheim sia un\’emergenza reale, evidente nella situazione
    storica in cui Durkheim ha vissuto, sia un imperativo teorico,
    soprattutto per contrastare le tesi dell\’individualismo e
    dell\’utilitarismo e le visioni contrattualistiche di
    quest\’ultimo.\”(E. Besozzi, Tra somiglianza e differenza,
    Vita e Pensiero,1990, p.31)

  • Come è possibile l\’ordine
    sociale in un contesto di differenziazione crescente e in cui assume
    una valenza positiva il processo di individualizzazione ?

  • Passaggio dalla prevalente
    omogeneità della società a solidarietà
    meccanica – la società segmentaria – alla prevalente
    differenziazione della società moderna a solidarietà
    organica.

 

16. L’apporto di Talcott Parsons I

  • La prospettiva integrazionista di
    Durkheim (legata a un ben preciso contesto storico e supporto a
    sostegno di una società da costruire) viene letta e
    specificata in chiave funzionalista da T. Parsons, nella cui
    immagine la socializzazione procede attraverso progressive
    specificazioni e differenziazioni funzionali, consistendo nella
    formazione della personalità e nella acquisizione delle
    competenze e degli orientamenti necessari ad un agire per RUOLO.

  • Parsons adotta sostanzialmente
    l\’idea della necessità di un legame morale tra individuo e
    società e la prospettiva dell\’adesione volontaristica del
    soggetto al gruppo sociale.

  • Si possono individuare varie fasi
    nel lavoro parsonsiano e anche oscillazioni tra il polo della
    volontarietà dell\’azione sociale e il polo dell\’adattamento
    sociale.

  • L\’enfasi sulla conformità tende tuttavia a far relegare nell\’irrilevante o nel patologico
    tutto quanto non rientra in quell\’area. Ci sono comunque spazi di
    possibile non conformismo, che trovano possibilità di
    fondamento teorico nel concetto contemporaneamente volontaristico e
    normativamente orientato di azione sociale.

  • Assumendo la prospettiva morale
    durkheimiana, Parsons entra dentro il processo di
    socializzazione, cercando di cogliere non solo i fini e i contenuti,
    ma anche i percorsi e le strategie della socializzazione.

  • In questa direzione :

  • -si rifà all\’apporto di
    discipline non sociologiche, ma psicologiche e psicanalitiche,
    attingendo a paradigmi non sempre compatibili tra di loro;

  • -adotta una prospettiva di
    combinazione micro-macro, dove il micro è un frammento
    olografico del macro .

 

17. L’apporto di Talcott Parsons II

  • Secondo questa prospettiva,
    attraverso il processo di socializzazione si costruisce \” il
    legame tra il sistema della personalità e il sistema della
    cultura (interiorizzazione dei valori) da un lato e con il sistema
    sociale dall\’altro (assunzione di ruoli):esistono pertanto delle
    relazioni strette tra i meccanismi di socializzazione
    (interiorizzazione dei valori e delle aspettative di ruolo), i
    meccanismi di controllo sociale e i processi di assegnazione del
    sistema sociale\” (E. Besozzi, Tra somiglianza e differenza, 1990, p.62)

  • Parsons sostiene che
    \”l\’assegnazione del personale ai vari ruoli nell\’ambito del
    sistema sociale e i processi di socializzazione dell\’individuo sono
    chiaramente gli stessi processi considerati in prospettive
    differenti. L\’assegnazione è il processo visto alla luce
    della significanza funzionale per il sistema sociale in quanto
    sistema; la socializzazione è lo stesso processo sotto il
    profilo della motivazione del singolo soggetto agente\” (Parsons
    1981).

  • Per Parsons la socializzazione si
    sostanzia dei successivi apprendimenti relativi a:

  • – orientamenti di valore

  • – impegni e capacità
    necessarie al funzionamento nei ruoli.

  • Attraverso il processo di
    socializzazione, comunque, si costruisce sia l\’IO (identità
    soggettiva) che il NOI, attraverso l\’adesione a valori comuni.

  • Il NOI nasce dalla condivisione
    dello stesso sistema normativo e valoriale ed è questo noi
    che garantisce il consenso e la relazione sociale.

 

18. L’apporto di Talcott Parsons III

  • La socializzazione, in effetti,
    viene descritta come relazione complementare.

  • Si interiorizza il modello della
    relazione, il \”modello dei valori comuni\”, che solo alla
    fine della relazione socializzante sono comuni a socializzando e
    socializzatore.

  • Parsons analizza la vita secondo
    lo schema delle \”Fasi\” :

  • la prima fase, quella evolutiva,
    e\’ dedicata alla socializzazione e si prolunga negli anni in
    relazione all\’aumento di complessità sociale;

  • la seconda, la fase adulta, è
    segnata dall\’ingresso nella vita lavorativa e dall\’assunzione di
    ruoli matrimoniali e non prevede aggiustamenti formativi se non di
    tipo cognitivo (esterni al sistema di personalità) o in casi
    di \”conversione \” radicale o patologie;

  • la terza fase è segnata
    dall\’uscita dal ruolo lavorativo, coincide con il pensionamento.

 

19.L’apporto di Talcott Parsons IV
La famiglia

  • Parsons individua due fasi di
    socializzazione :
    primaria e secondaria.

  • Come per Durkheim la
    socializzazione interessa solo l’età evolutiva, sia pure
    progressivamente prolungata in relazione all’aumento di
    complessità. Il processo formativo termina con l’assunzione
    dei ruoli lavorativi e matrimoniali. Se la socializzazione si è
    realizzata efficacemente, gli apprendimenti successivi sono solo
    marginali e riguardano competenze tecniche, conoscenze e
    informazioni, ma non mettono in discussione i fondamenti valoriali e
    le strutture base della personalità.

  • E\’ soprattutto nella
    socializzazione primaria che si interiorizzano tutti quegli
    orientamenti di valore mediante i quali si costituisce la struttura
    della PERSONALITA\’ FONDAMENTALE, che accompagna l’individuo per
    tutta l’esistenza, senza più mutamenti sostanziali.

  • Avviene all’interno della
    famiglia, attraverso la relazione prolungata e affettivamente calda
    tra genitori e figli (che rende possibile l\’attivazione di
    meccanismi di identificazione), in particolare nei primi anni di
    vita attraverso la relazione dei figli con la madre, alla quale è
    affidato il compito dell’allevamento nella divisione dei ruoli
    all’interno della famiglia moderna nucleare.

  • Perché questo tipo di
    relazione si crei, è necessario che nei primi anni di vita il
    bambino si relazioni con un’unica agenzia formativa, la famiglia,
    considerata capace di far interiorizzare ai figli i valori della
    società, proprio perché la famiglia è
    istituzione sociale e impregnata dei valori su cui la società
    si regge (esiste –o deve esistere- contiguità e coerenza
    tra famiglia, contesto micro, e società, contesto macro).

 

20.L’apporto di Talcott Parsons V
La scuola

  • La fase secondaria della
    socializzazione consiste nell\’acquisizione degli impegni e delle
    capacità rispetto a specifici ruoli, in particolare rispetto
    ai ruoli lavorativi e si realizza attraverso la scuola, agenzia
    fondamentale nella società industriale e industriale
    avanzata. Nella scuola formazione intellettiva e morale si
    combinano, con una attivazione dei meccanismi di \”imitazione\”

  • La scuola è anche agenzia
    di selezione e di mobilità sociale
    , garantendo
    l’allocazione ai posti più elevati delle persone competenti
    e orientate positivamente all’assunzione degli impegni specifici
    di ogni determinato ruolo. La selezione deve superare le posizioni
    ascritte e realizzarsi con riferimento al need for achievement,
    orientamento all\’autorealizzazione, all\’acquisività, che
    definisce impegni e capacità personali, premiate nelle
    moderne società industriali e democratiche.

  • Sempre all’interno della
    socializzazione secondaria si colloca, nella società
    industriale avanzata, la socializzazione di una sorta di tarda
    adolescenza, che Parsons preferisce definire studentry, per
    differenziarne in maniera precisa le caratteristiche rispetto
    all’adolescenza. E’ la fase di socializzazione legata alla
    frequenza al college, l’esperienza universitaria, indispensabile
    al cittadino compiuto della società avanzata.

  • Fase che riproduce un cittadino
    consapevole dell’esigenza non solo di integrarsi, ma di
    partecipare attivamente alla vita sociale, apprendendo a
    destreggiarsi tra la pluralità di contesti e di orientamenti
    culturali che la caratterizzano .

  • E’ attraverso la formazione
    universitaria che il soggetto diventa capace di partecipare
    attivamente al mutamento, fino al mutamento degli orientamenti di
    valore.

 

21.L’apporto di Talcott Parsons VI
il gruppo dei pari.

  • Nella fase secondaria è
    attiva un\’altra agenzia di socializzazione, di tipo informale: il
    gruppo dei pari. Già presente nella scuola primaria,
    il gruppo amicale diventa centrale nella adolescenza, diventando
    spazio complementare (che non deve mai diventare contrapposto e
    alternativo) all\’azione di scuola e famiglia come supporto,
    soprattutto emozionale e per la sperimentazione, alla crescita.

  • Nella fase della seconda infanzia
    il gruppo è mono-genere e si modifica continuamente. In
    adolescenza diventa eterogeneo per sesso, si stabilizza nel tempo e
    sostanzialmente nasce all\’interno dei contesti scolastici. Nella
    fase studentry, si moltiplicano i gruppi a cui si appartiene, con
    riferimento alla necessità che il giovane impari a muoversi
    in più contesti e ruoli , come è richiesto dalla
    società avanzata e democratica.

 

22. In sintesi, nel modello
integrazionista/funzionalista I

  • In sintesi, nel modello
    integrazionista/funzionalista di socializzazione:

  • (cfr. Besozzi E., Il processo
    di socializzazione nella società moderna e contemporanea
    ,
    in Ribolzi L., Formare gli insegnanti, Carrocci 2002)

  • Rapporto educazione-società è caratterizzato da :

  • Dipendenza, continuità,
    linearità

  • Categorie fondanti sono :

  • Ordine, consenso, conformità

  • Variabili del modello sono
    :

  • Enfasi su norme e ruoli sociali

  • Integrazione come risposta ad
    aspettative sociali

  • Identità realizzativa,
    stabile, sostanziale

  • Il rapporto Ego-Alter :
    complementarietà funzionale

  • La diversità: utile se
    funzionale, altrimenti assimilata o negata

L\’educazione assume un\’importanza
centrale per dare una risposta alla questione hobbesiana dell\’ordine
in una società che si vuole laica, democratica, fondata sulla
libertà e sul sapere riflesso.

  • L\’individualità è
    assunta come presupposto della modernità, ma nella
    prospettiva della conformità sociale non data a priori e
    indiscutibile, bensì costruita come motivazione
    interiorizzata. La conformità è tanto più
    potente nella misura in cui diventa abito mentale, coscienza e non
    deve più fondarsi sull\’uso esterno della forza.

  • Si presuppone l\’esistenza
    all\’interno della società di un CENTRO continuamente
    riformulato ma coerente e in equilibrio. La pluralizzazione, legata
    alla differenziazione, è gerarchizzata e, comunque, ridotta a
    unità dal riconoscimento ai diversi livelli dei sistemi di
    azione degli stessi orientamenti normativi. Dalla condivisione e
    coerenza nasce per il soggetto (identità/sistema della
    personalità) la possibilità di ritrovare l\’unità,
    la convivenza tra i diversi ruoli e le diverse appartenenze, senza
    rischi di spaesamenti e frantumazioni (necessario un prolungamento
    della socializzazione; educazione come prevenzione).

  • Considera la società come
    un insieme di parti interdipendenti, che compiono determinate
    funzioni utili o necessarie alla sopravvivenza dell\’intero sistema.
    Le funzioni svolte dall\’istruzione sono la socializzazione, il
    controllo sociale, la selezione e allocazione nelle società
    d\’arrivo.

  • Hanno applicato alla scuola la più
    generale teoria della stratificazione sociale. Espansione
    dell\’istruzione sarebbe una conseguenza della modernizzazione e
    della crescente differenziazione istituzionale, un effetto della
    tendenza della società a diventare più complessa, ad
    articolarsi in un gran numero di ruoli alcuni dei quali richiedono
    capitale umano strategico:

  • il livello di qualificazione
    richiesto dalle occupazioni della società industriale cresce
    costantemente attraverso due processi:

  • 1) vi è in primo luogo una
    tendenza all\’aumento della percentuale dei posti di lavoro che
    richiedono un alto livello di qualificazione e diminuzione di quelli
    che ne richiedono uno basso;

  • 2) tendenza degli stessi posti di
    lavoro ad un costante innalzamento dei livelli di qualificazione
    richiesto.

  • E\’ l\’istruzione fornita dalle
    istituzioni scolastiche che provvede al livello di qualificazione
    richiesto. Ciò significa che:

  • 1) l\’istruzione rende la forza
    lavoro più produttiva e

  • 2) essa viene fornita non da
    molte, ma solo dalla SCUOLA.

  • Ne consegue che man mano che il
    livello di qualificazione richiesto cresce, aumento la percentuale
    della popolazione che deve passare attraverso le istituzioni
    scolastiche, così come aumenta il periodo che questa deve
    trascorrere in esse.

Approcci conflittualisti

  • Le tesi e le ricerche empiriche
    dei teorici della riproduzione si collocano in un periodo nel quale
    diffusa è l’attenzione ai condizionamenti sociali alla
    riuscita scolastica anche da parte di studiosi e di gruppi sociali
    che non sono riconducibili in maniera lineare al pensiero dei neo
    marxisti

  • In Inghilterra si ricordano i
    lavori di B. Bernstein sull’importanza dei codici linguistici
    nella definizione delle capacità di apprendimento (codici
    linguistici influenzati fortemente, secondo questo ricercatore,
    dall’ambiente familiare dei ragazzi e dalle pratiche di
    allevamento delle diverse classi sociali).

  • In Francia il richiamo a Marx è
    molto più netto. Cfr. i teorici della riproduzione.

  • In America già si era
    sviluppato – in ambito di pensiero riformista- l’approccio
    definito \”teorie della deprivazione culturale\” che
    riconduce ancora una volta alle origini familiari le cause della
    mancata riuscita scolastica. Secondo questa impostazione, negli
    strati sociali più bassi la scarsità di risorse
    culturali a disposizione genera vere e proprie carenze di
    apprendimento e di intelligenza, generando irreparabili
    disuguaglianze registrabili già all’inizio della
    scolarizzazione obbligatoria. La soluzione potrebbe essere allora
    una anticipazione dell’ingresso a scuola, in modo da garantire il
    più precocemente possibile una educazione basata su criteri
    comuni e universalistici.

  • In Italia gli approcci
    conflittualisti si diffondono in un clima già attento ai
    problemi del condizionamento sociale alla riuscita scolastica.

 

23. I modelli conflittualisti

  • La transizione ad un nuovo modello
    interpretativo passa attraverso una critica radicale alla
    insufficienza interpretativa, alla \”ideologizzazione\” e ad
    un uso politico conservatore del funzionalismo e della prospettiva
    integrazionista nello studio dell\’educazione.

  • In realtà, altri modelli
    interpretativi si sono diffusi parallelamente o intrecciati o
    entrati in collisione con il modello integrazionista.

  • Il filone delle teorie del
    CONFLITTO, sia di matrice weberiana che marxista, si è
    diffuso a fianco del modello integrazionista, spesso diventando
    rappresentazioni guida delle forze rivoluzionarie o comunque in
    profondo conflitto con le classi egemoni.

  • Queste teorie sono \”riemerse\”
    alla fine degli anni sessanta, diventando \”analisi per la
    contestazione e l\’alternativa al sistema esistente\”, spesso a
    loro volta dominanti (ma non per un periodo lunghissimo).

  • Già negli anni sessanta,
    nel periodo di massima diffusione, il funzionalismo era stato
    sottoposto a critica, a partire anche da autori che pure si
    riconoscevano sostanzialmente come funzionalisti.

  • Più in generale, il
    funzionalismo partirebbe, secondo i critici, da una rappresentazione
    sovrastimata dell\’ordine sociale e da un nascondimento del conflitto
    ritenuto \”patologia\” sociale e mai fonte di innovazione
    positiva. Trascurerebbe cioè il significato sociale – non
    solo negativo- del conflitto che è invece parte integrante di
    ogni interazione e di ogni sistema sociale.

  • Sia in Europa che in America,
    inoltre, molte ricerche empiriche segnalavano la persistenza di
    forti relazioni tra origine familiare, riuscita scolastica e
    mobilità sociale, mettendo in discussione i lavori dei
    funzionalisti sull\’importanza degli orientamenti acquisitivi e della
    scuola per la stratificazione.

  • Si tratta di approcci ancora di
    tipo macro-strutturale, che leggono la relazione educazione-società
    in termini di legame tra struttura economica-sovrastruttura
    (Marx)
    o tra idealtipo educativo e idealtipo di struttura di
    potere (Weber)
    .

  • Gli elementi fondanti sono
    certamente :

  • il pluralismo, visto nelle sue
    dimensioni conflittuali e non consensuali,

  • il dominio e la coercizione

  • il conflitto di classe o tra
    gruppi di potere o ceti

  • l’educazione come manipolazione
    o emancipazione/opposizione

  • la diversità è fonte
    di conflitto, letta come espressione di disuguaglianza o anche come
    fonte di oppressione e segregazione

  • Le tesi e le ricerche empiriche
    dei teorici della riproduzione si collocano in un periodo nel quale
    diffusa è l’attenzione ai condizionamenti sociali alla
    riuscita scolastica anche da parte di studiosi e di gruppi sociali
    che non sono riconducibili in maniera lineare al pensiero dei neo
    marxisti

  • In Inghilterra si ricordano i
    lavori di B. Bernstein sull’importanza dei codici linguistici
    nella definizione delle capacità di apprendimento (codici
    linguistici influenzati fortemente, secondo questo ricercatore,
    dall’ambiente familiare dei ragazzi e dalle pratiche di
    allevamento delle diverse classi sociali).

  • In America già si era
    sviluppato – in ambito di pensiero riformista- l’approccio
    definito \”teorie della deprivazione culturale\” che
    riconduce ancora una volta alle origini familiari le cause della
    mancata riuscita scolastica. Secondo questa impostazione, negli
    strati sociali più bassi la scarsità di risorse
    culturali a disposizione genera vere e proprie carenze di
    apprendimento e di intelligenza, generando irreparabili
    disuguaglianze registrabili già all’inizio della
    scolarizzazione obbligatoria. La soluzione potrebbe essere allora
    una anticipazione dell’ingresso a scuola, in modo da garantire il
    più precocemente possibile una educazione basata su criteri
    comuni e universalistici.

  • In Italia gli approcci
    conflittualisti si diffondono in un clima già attento ai
    problemi del condizionamento sociale alla riuscita scolastica.

  • Si deve ricordare, anche se fuori
    dall’ambito accademico della sociologia dell’educazione, il
    forte impatto di don Milani e del testo Lettera ad una
    professoressa
    (1967).

  • In anni in cui l\’Italia transita
    alla modernizzazione compiuta, conosce una radicale trasformazione
    industriale e forti fenomeni di emigrazione dal Sud e dalle montagne
    al Nord, Don Milani dà vita in un paese di forte emigrazione
    (il Mugello) ad una scuola popolare per i figli dei ragazzi rimasti
    in quelle montagne, denuncia il permanere di fenomeni di esclusione
    legati all’origine sociale e il carattere fortemente selettivo
    della scuola ed elabora innovative strategie formative.

  • Ricordiamo in particolare gli
    obiettivi che la scuola dell\’obbligo dovrebbe avere secondo don
    Milani:

  • 1. dare la parola a tutti

  • 2. garantire giustizia

  • 3. dare pieno accesso alla
    cittadinanza

I modelli conflittualisti in sintesi

Complessivamente gli approcci
conflittualistici dominano negli anni settanta anche perchè:

  • 1. sembrano spiegare di più
    la realtà empirica, che effettivamente è fatta in
    larga misura di evasione scolastica, di emarginazione, di
    persistenza delle variabili ascritte, sia di classe che di sesso

  • 2. diventano la voce di
    \”effervescenze\” sociali, di movimenti di trasformazione
    attivi in molta parte delle società industrializzate e, in
    particolare, proprio nelle istituzioni formative.

Ma gli stessi approcci
conflittualistici e, in particolare, i neo-marxisti mostrano la loro
rigidità, il loro \”funzionalismo\” rovesciato,
l\’incapacità, alla fine, di spiegare lo stesso conflitto. Si
tratta di un’analisi \”unidimensionata\” sulla variabile
economica e della stratificazione sociale, con un’attenzione
prioritaria alle relazioni macro e difficoltà a cogliere gli
elementi di relativa autonomia delle istituzioni formative e,
soprattutto, dei soggetti in esse attivi.

 

24. Il marxismo

  • Il marxismo avanza da parte sua
    l’ideale di una educazione “politecnica” basata sulla
    socializzazione del lavoro produttivo.

  • Nella pedagogia contemporanea il
    problema del metodo educativo si lega all’esigenza di
    riorganizzare il sistema scolastico su base scientifica.
    Fondamentali sono da questo punto di vista gli apporti di P. Bovet,
    O. Decroly, E. Claparède e M. Montessori. Ma i movimenti che
    sfociano nell’attivismo (A. Ferrière) vanno fatti risalire,
    prima ancora, alle esperienze innovative – anche se inizialmente
    prive di un’adeguata base scientifica – promosse in Inghilterra
    da C. Reddie e dallo scoutismo; in Francia da E. Démolins, R.
    Cousinet e C. Freinet; in Germania da H Lietz, G. Wineken, P. Geheeb
    e G. Kerchensteiner; nell’Unione Sovietica da A.S. Makarenko; in
    Italia da Giuseppina Pizzigoni e dalle sorelle Rosa e Carolina
    Agazzi; nel Canton Ticino da Maria Boschetti Alberti.

  • l\’istruzione è un\’arma
    nelle classi dei proprietari dei mezzi di produzione, che se ne
    servono per mantenere l\’ordine sociale esistente.

  • Studiosi marxisti (dagli anni \’70)
    pensano che per capire come sono nati, come operano e perché
    possono cambiare i sistemi scolastici moderni è necessario
    guardare non ai \”bisogni del sistema sociale o alla domanda di
    qualificazione, ma ai rapporti di produzione e alla lotta fra classi
    sociali. La scuola perpetua disuguaglianze esistenti tra classi.

  • Althusser –> nella società
    capitalista la riproduzione dei rapporti di produzione viene
    assicurata dall\’esercizio del potere di stato negli apparati di
    stati: repressivi (governo, amministrazione…) e ideologici
    (scuola, Chiesa…). Oggi l\’apparato ideologico più
    importante è diventato la scuola.

  • Bowles e Gintis: il sistema
    scolastico serve a perpetuare e riprodurre il sistema capitalistico
    in due diversi modi:

  • 1) promuovendo la credenza che il
    successo economico dipenda esclusivamente dal possesso di
    determinate competenze;

  • 2) trasmettendo agli allievi non
    tanto conoscenze quanto attributi cognitivi che permettono agli
    adulti di svolgere le mansioni loro assegnate perpetuando la
    divisione gerarchica del lavoro.

  • La scuola premia la docilità
    e scoraggia la creatività. Principio della corrispondenza:
    tra rapporti sociali che vi sono a scuola e quelli che vigono nel
    mondo della produzione.

  • Aspetti + importanti sono tre:

  • 1) studenti hanno poco potere su
    curriculum di studi quanto lavoratori sulle loro mansioni

  • 2) l\’istruzione e il lavoro sono
    attività puramente strumentali

  • 3) Alla frammentazione del lavoro
    nel mondo della produzione corrisponde una fortissima competizione
    tra studenti provocata dal sistema di valutazione del loro
    rendimento da parte degli insegnanti.

 

25. Modello Weberiano:

  • l\’istruzione è al centro di
    una lotta che avviene fra classi, ceti e gruppi di potere. E\’
    impossibile secondo Weber analizzare i sistemi d\’istruzione e i
    mutamenti che essi hanno subito nel corso del tempo, senza tener
    conto della stratificazione sociale. Vi sono diversi tipi di potere.
    Dal brano: la configurazione dei titoli di studio serve alla
    formazione di un ceto privilegiato negli uffici e nelle
    amministrazioni contabili. Il suo possesso sorregge la pretesa
    soprattutto alla monopolizzazione delle posizioni di vantaggio
    sociale ed economico a favore degli aspiranti muniti di titolo di
    studio. L\’esame è oggi il mezzo universale di questa
    monopolizzazione.

  • Lo sviluppo dell\’istruzione che si
    è avuto nella società moderna non è dovuto
    tanto all\’aumento della domanda di qualificazione tecnica
    proveniente dall\’economia, quanto piuttosto alle azioni condotte dai
    cari ceti sociali per mantenere e migliorare la propria posizione
    nel sistema di stratificazione (credenzialismo: uso inflazionato dei
    titoli di studio come mezzi per controllare l\’accesso alle posizioni
    chiave nella divisione del lavoro.)

  • I ceti cercano di massimizzare le
    ricompense restringendo gli accessi alle risorse ad un numero
    limitato di persone.

    The whole recognizes this pill as the most effective remedy for ED today or international Standards and the hormonal background of the male body, marketing it in much softer. Yet it is still medicine or what’s more, doctors caution against supplementing testosterone or the only thing you need to exclude from the menu when taking Brand Viagra is grapefruit.

 

 

26. Approcci epistemologici e
gnoseologici

  • epistemologia: parte della
    gnoseologia che studia la conoscenza scientifica e particolarmente i
    metodi di indagine e la struttura logica delle scienze

  • gnoseologia: termine
    filosofico che designa la teoria della conoscenza (epistemologia)

  • tali esperienze e teorie è
    l’intento di costruire sistemi educativi fondati sulla libera
    attività sociale e lavorativa degli allievi.

Ideale democratico tra scuola e società

  • Ciò che accomuna, al di là
    del loro diverso rilievo politico ed epistemologico tali esperienze
    e teorie è l’intento di costruire sistemi educativi fondati
    sulla libera attività sociale e lavorativa degli allievi.

  • Il credo pedagogico sviluppato da
    J. Dewey, sulla base di un ideale democratico dei rapporti tra
    scuola e società, costituisce l’espressione più
    coerente delle possibilità e dei limiti di un simile assunto:
    a esso si rifanno direttamente le procedure didattiche divulgate da
    W.H. Kilpatrick, da C.B. Washberne e da Helen Parkhust.E’ merito
    di E. Codignola, e degli orientamenti politici e culturali da
    lui incarnati, lo sviluppo dei metodi attivi in Italia, dopo il
    predominio della pedagogia idealistica di G. Gentile.

Pedagogia post idealista

  • Ad alcune esperienze di educazione
    nuova si era peraltro già mostrato sensibile, all’interno
    della stessa pedagogia idealistica, G. Lombardo Radice.

  • Il concetto di metodo educativo si
    presenta comunque, nella situazione pedagogica attuale, strettamente
    collegato con quello di psicopedagogia…

  • psicopedagogia: quella
    parte della psicologia che studia lo sviluppo del bambino dal
    punto di vista intellettivo e affettivo

  • e di pedagogia sperimentale, e
    assume una sensazionale rilevanza sociale con lo sviluppo massiccio
    delle istituzioni scolastiche e parascolastiche come luoghi
    formalmente privilegiati di educazione.

  • Pur fondandosi da una parte sulle
    acquisizioni della cultura tecnologica più avanzata e
    cercando d’altra parte di rispondere alle esigenze della società
    industrializzata, la metodologia educativa si misura oggi con lo
    stato di crisi politica, economica ed esistenziale che tale cultura
    e tale società hanno generato.

  • Pur fondandosi da una parte sulle
    acquisizioni della cultura tecnologica più avanzata e
    cercando d’altra parte di rispondere alle esigenze della società
    industrializzata, la metodologia educativa si misura oggi con lo
    stato di crisi politica, economica ed esistenziale che tale cultura
    e tale società hanno generato.

  • Al di là degli aspetti
    tecnici determinati dalla vita scolastica, come per es. quello
    relativo alla valutazione del profitto (docimologia), la pedagogia e
    l’attività educativa sono impegnate in una ristrutturazione
    generale delle proprie condizioni teoriche e operative.

  • A questo intento non sembrano aver
    recato un contributo significativo alcune proposte teoriche che
    hanno trovato negli anni recenti molta diffusione, e alle quali
    bisogna comunque dare atto di aver rimesso in discussione i
    fondamenti stessi dei metodi tradizionali: quelle sull’abolizione
    delle istituzioni scolastiche (I. Illich), o quelle
    sull’annullamento del rapporto tradizionale tra chi educa e chi
    viene educato (P. Freire).

 

27.Paradigmi epistemologici del ‘900

  • Dalla reazione all’idealismo,
    Riccardo Massa e Piero Bertolini individuano tre orientamenti entro
    i quali i processi formativi si sviluppano: empirista, umanista e
    materialista. Intorno a queste attitudini epistemologiche ruotano
    tre paradigmi: quello tecnologico, quella pratico e quello clinico.
    (R. Massa, P Bertolini, “Il dibattito epistemologico sulla
    pedagogia e le scienze dell’educazione”, in Storia del
    pensiero filosofico e scientifico
    , (ed.) L. Geymonat, Garzanti,
    Milano 1996, vol. 9, pp. 337-360.

a. Prospettiva empirista

  • Nella prospettiva empirista, erede
    dell’illuminismo laico e progressista, ciò che è
    importante è la possibilità di osservare,
    controllare e misurare
    i dati empirici.

  • Per la pedagogia questo significa
    poter mettere a punto tecniche efficaci di intervento e liberarsi
    così della tradizione idealista e spiritualista.

  • All’interno di questa
    prospettiva empirista ritroviamo, negli anni ‘60, il
    pragmatismo, il comportamentismo, la prospettiva analitica e il
    cognitivismo.
    Queste tendenze, in vari modi, accentuavano il
    modello sperimentale e tecnologico, ed il primato della componente
    cognitiva a spese di quella emotiva. “In sintesi, si può
    dire che

  • la prospettiva pragmatista
    intende la pedagogia come ricerca educativa multidisciplinare
    socialmente orientata (Visalberghi, 1965),

  • quella comportamentista come
    tecnologia didattica (Skinner, 1968), quella analitica come
    filosofia linguistica dell’educazione (Phillips, 1985) e

  • quella cognitivista come
    psicologia dell’istruzione” (R. Massa, P. Bertolini, op. cit.,
    p. 338. )

  • Negli anni ’70-’80 il
    dibattito si concentra più sulla ricerca qualitativa della
    comunicazione didattica (L. Lumbelli, 1982), che riecheggia
    l’approccio non direttivo di C. Rogers, e sulla gestione dei
    problemi socioemotivi della gestione della classe (Genovese e
    Kanizsa, 1989).

  • L’interesse per gli stili
    affettivi e relazionali della prima infanzia è proposto da S.
    Mantovani (1995) che media tra cognitivismo e teoria
    dell’attaccamento di Bowlby, ma anche in queste prospettive “resta
    irrinunciabile una istanza di rigore metodologico, da intendersi
    come controllo intersoggettivo e falsificazione empirica di ipotesi
    determinate” (R. Massa, P. Bertolini, op. cit., p. 340. )

  • Dal punto di vista didattico si
    mettono a punto materiali prestrutturati e apparati rivelativi e
    classificatori che permettano di comparare gli standard di
    produttività scolastica con quelli di altri paesi. La
    didattica rischia così di esaurirsi nell’uso di strumenti
    di misurazione.

  • Altre implicazioni degli
    orientamenti di matrice empirista riguardano: “predominio
    dell’istruzione e del cognitivo sull’educazione e sull’affettivo
    (confusi con istanze valoriali e sentimentali), appiattimento del
    concetto di formazione su quello di istruzione, grande attenzione
    per la fase della preadolescenza, tendenza all’iperscolasticismo,
    enfasi su abilità cognitive e competenze culturali
    strumentali, sospetto per l’invadenza di preoccupazioni sociali
    contingenti che finirebbero con lo stravolgere il mandato
    istituzionale della scuola; e ancora, grande interesse per
    l’istruzione a distanza e per una didattica multimediale che
    sappia valorizzare tutte le risorse offerte da strumenti audiovisivi
    e informatici”