Il Papa all’Accademia per la vita
5 ottobre 2017
Un discorso denso e programmatico, quello rivolto da papa Francesco ai partecipanti alla XXIII Assemblea plenaria della Pontificia accademia per la vita, ricevuti nella mattinata di giovedì 5 ottobre 2017 in udienza nell’Aula del Sinodo in Vaticano.
Nel suo discorso, sviluppato intorno a quattro grandi temi o forse piuttosto denunce, il Pontefice ha lanciato un sentito appello per “ricomporre la frattura tra le generazioni”, che “interrompe la trasmissione della vita”, e per una “vera compassione”.
Di fronte alle sfide poste dallo sviluppo delle biotecnologie, urge, così ha detto ai presenti, “intensificare lo studio e il confronto sugli effetti di tale evoluzione della società in senso tecnologico per articolare una sintesi antropologica”.
Nel primo punto del suo discorso, Francesco si è soffermato sul “rapido diffondersi di una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo”, che si caratterizza per una vera e propria “egolatria” o “culto dell’io”, “sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari”.
Si tratta di una prospettiva che “non è innocua”, poiché “plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo”, così ha detto il Papa, il quale ha anche messo in guardia da uno “spregiudicato materialismo che caratterizza l’alleanza tra l’economia e la tecnica” e che “tratta la vita come risorsa da sfruttare o da scartare in funzione del potere e del profitto”.
Mentre “uomini, donne e bambini di ogni parte del mondo sperimentano con amarezza e dolore le illusorie promesse di questo materialismo tecnocratico”, “un autentico progresso scientifico e tecnologico dovrebbe invece ispirare politiche più umane”, ha osservato Francesco, che ha esortato a “riprendere l’iniziativa, respingendo ogni concessione alla nostalgia e al lamento”.
Evocando il racconto della Genesi, Jorge Bergoglio ha sottolineato nel secondo punto del suo discorso che “ognuno di noi è una creatura voluta e amata da Dio per sé stessa, non solamente un assemblaggio di cellule ben organizzate e selezionate nel corso dell’evoluzione della vita”.
“Il racconto biblico della Creazione va riletto sempre di nuovo, per apprezzare tutta l’ampiezza e la profondità del gesto dell’amore di Dio che affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia”, quale alleanza è “chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società”.
Infatti, “nessuno dei due — né l’uomo da solo, né la donna da sola — è in grado di assumersi questa responsabilità”, ha spiegato il Pontefice. “Insieme sono stati creati, nella loro differenza benedetta; insieme hanno peccato, per la loro presunzione di sostituirsi a Dio; insieme, con la grazia di Cristo, ritornano al cospetto di Dio.”
Nel punto n° 3 il Pontefice ha invitato a seguire “una vera e propria rivoluzione culturale” e a “riconoscere onestamente i ritardi e le mancanze”, tra cui “le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne”, e si è soffermato sui tentativi di “cancellare” la “differenza sessuale” tra uomo e donna, “proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane”.
“Ma l’utopia del ‘neutro’ rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita” e rischia di “smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda”, ha avvertito il Pontefice, il quale ha ricordato che in quanto “dono”, “la vita si esalta nel dono: generarla ci rigenera, spenderla ci arricchisce”.
“L’alleanza generativa dell’uomo e della donna è un presidio per l’umanesimo planetario degli uomini e delle donne, non un handicap”, così ha riassunto.
Nel quarto ed ultimo punto papa Francesco ha chiesto “la passione per l’accompagnamento e la cura della vita” e “la riabilitazione di un ‘ethos’ della compassione o della tenerezza”. Si tratta, così ha detto, di “ritrovare sensibilità per le diverse età della vita, in particolare per quelle dei bambini e degli anziani”.
Infatti, in “una società nella quale tutto questo può essere soltanto comprato e venduto, burocraticamente regolato e tecnicamente predisposto”, costruiamo “città sempre più ostili ai bambini e comunità sempre più inospitali per gli anziani, con muri senza né porte né finestre”, che “soffocano” invece di “proteggere”.
Serve quindi “la testimonianza della fede nella misericordia di Dio”, “condizione essenziale per la circolazione della vera compassione fra le diverse generazioni” e per “resistere all’anestesia e all’avvilimento dell’umanesimo”.
E’ in questo nuovo orizzonte che si colloca la missione della rinnovata Pontificia Accademia per la Vita, ha detto Francesco, che ha espresso la sua gratitudine e quella della Chiesa per l’impegno dell’organismo. “L’accompagnamento responsabile della vita umana, dal suo concepimento e per tutto il suo corso sino alla fine naturale è lavoro di discernimento e intelligenza d’amore per uomini e donne liberi e appassionati, e per pastori non mercenari”, così ha concluso.
Con il suo discorso, il Papa ha aperto l’assise dell’organismo pontificio, che si svolge in Vaticano fino a sabato prossimo, 7 ottobre, sul tema “Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell’era tecnologica”.
Agenzia ZENIT