Venerdì 3 Marzo 2017 alle ore 18,15 il Salotto culturale “Prospettiva Persona” nei locali provvisori di Via N. Palma 31 a Teramo continua la serie i Venerdì danteschi con la lettura e il commento del canto XI del Purgatorio a cura di Benedetto di Curzio
A. Nattini
XI Canto del Purgatorio
…Quest’ultima preghiera, segnor caro,
già non si fa per noi, ché non bisogna,
ma per color che dietro a noi restaro”…
“…Io fui latino e nato d’un gran Tosco:
Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;
non so se ‘l nome suo già mai fu vosco…”
“…Oh vana gloria de l’umane posse!
com’ poco verde in su la cima dura,
se non è giunta da l’etati grosse!…”
Argomento del Canto
Il Canto si apre con la preghiera del Pater noster recitata dai superbi, che rappresenta una sorta di parafrasi e ampliamento rispetto al testo originale (in pratica ogni verso della preghiera diventa una terzina, per una ampiezza complessiva di ventiquattro versi)… Ogni parola della preghiera è infatti un invito perentorio all’umiltà: gli uomini devono lodare la potenza di Dio, invocare la sua pace alla quale non potrebbero mai arrivare con le loro forze, sacrificare a Dio i loro desideri come fanno gli angeli, chiedere a Lui il cibo quotidiano, perdonare le offese subìte. L’ultima parte della preghiera (il verso Ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo) non è rivolto dai penitenti a se stessi, visto che essi sono ormai immuni alla tentazione diabolica, ma ai vivi rimasti sulla Terra, per cui essi si mostrano tanto umili da rivolgere ogni pensiero al destino altrui e non al proprio, come fecero invece quand’erano in vita. (http://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xi.html)