Comunicato stampa
Etica Pubblica e partecipazione
Venerdì 18 maggio alle ore 17,45 nei locali della Sala di Lettura “Prospettiva Persona”
la XI edizione del Salotto culturale propone un incontro fuori programma sulle delicate questioni dell’etica pubblica .
L’incontro sarà introdotto da Emilio De Dominicis docente di Filosofia morale dell’Università di Macerata.
Il tema sarà sviluppato dal professor Elio Matassi, docente di Filosofia morale all’ Università di Roma3.
La cittadinanza è invitata
Approfondimento sul tema
Liberamente tratto da
http://www.iss.promopa.it/archivio/doc/Articolo%20Bicocchi.pdf
“La gestione personalistica di parte delle istituzioni, come la loro endemica conflittualità,
disorienta i cittadini e finisce per distaccarli sempre di più dalla vita politica ed istituzionale, con
una conseguente grave crisi della stessa partecipazione democratica.
Certo, le cause di questa crisi e di questo “disincanto” sono molteplici: legate soprattutto
all’attenuarsi della grandezza e solidità delle motivazioni di fondo che spingono verso la
partecipazione ed alla riduzione reale della differenza fra le varie soluzioni proposte. Tuttavia, non
mi pare dubbio che anche le modifiche istituzionali, per gli aspetti negativi sopra indicati, vi
abbiano contribuito e vi contribuiscano.
In pochi decenni, si è passati dalla “politica è tutto” della contestazione giovanile – dove
“politica” era però significativamente considerata come attività da praticarsi fuori e contro le
istituzioni – alla “nessuna politica”, oggi largamente prevalente.
Per “far politica” oggi si intende, nel senso comune, solo l’essere presenti direttamente in qualche istituzione pubblica come amministratori eletti, o meglio ancora direttamente nominati, senza alcuna verifica elettorale, bastando l’investitura e fiduciaria da parte del Capo.
Ciò che poi è particolarmente in crisi, fino alla quasi estinzione, è la politica nei partiti.
La carica antipartitica della rivoluziona referendaria e giustizialista ha quasi distrutto i partiti, o
meglio, li ha distrutti come realtà popolari, come associazioni democratiche dei cittadini.
Essi sono, tuttavia, rimasti, e si sono anzi rafforzati, nella loro nuova dimensione lideristica, per cui sono ormai solo il megafono del leader, che tiene il contatto diretto con gli elettori attraverso i mass
media e legittima tutti gli altri poteri da lui derivanti, a livello nazionale e locale.
Questi partiti non hanno affatto bisogno della partecipazione attiva dei cittadini, ma solo
del loro voto, ottenuto soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione.
Essi sono, infatti, di solito retti da una piccola oligarchia, che non solo non cerca nuove
adesioni, ma tende a restringersi sempre di più, in una chiusura autoreferenziale quasi assoluta e
che non tollera, ovviamente, nessun vero dibattito né tanto meno dissenso interno.
Partecipare, oggi, significa solo essere cooptati in una di queste oligarchie, al servizio di questo o quel piccolo o grande leader, del quale proclamare i meriti ed il valore indiscutibili.
Dopo la prima e la seconda repubblica , si misura la difficoltà reale nel far qualcosa di libero ed autonomo oggi, e si avverte la necessità assoluta di rompere questo cerchio negativo, specie a livello locale, a costo di ricominciare da capo”.