Salotto culturale del 28 febbraio: Obiettivo Visconti

Patrocini della  Fondazione Tercas, Città di Teramo e della Provincia di Teramo 

 

A partire da giovedì 28 febbraio, grazie al rappresentante degli studenti Emanuel Bonanni  gli  iscritti di Scienze Politiche possono usufruire di 0,25 CFU ogni volta che frequenteranno gli appuntamenti selezionati dal Consigli odi Facoltà del Salotto culturale  di “Prospettiva Persona”. 

 Il  primo  appuntamento

 Giovedì 28 febbraio  0re 18  Salotto culturale 2007,  in Via N. Palma,33- Teramo

 riguarda il percorso  tra letteratura e cinema.

Obiettivo: Visconti e il neorealismo

 La prof.ssa Lucia Pompei introdurrà il tema illuminando  scene e retroscena del film “Vaghe stelle dell’Orsa” del 1965. 

Approfondimento  Anno: 1965
Durata: 100'
Regia: Luchino Visconti
Musica: Cesar Franck
Attori
: Claudia Cardinale, Michael Craig, Jean Sorel, Renzo Ricci, Marie Bell, Vittorio Manfrino
Costumi: Marcel Escoffier e Piero Tosi
Scenografia
: Mario Garbuglia
Produzione
: Franco Cristaldi per la Vides
Distribuzione: Columbia Ceiad
 Trama del film:
Dopo anni di assenza Sandra (Claudia Cardinale) torna a Volterra, sua città natale. Motivo del ritorno è la donazione del giardino di famiglia al Comune come parco pubblico intitolato alla memoria del padre. È con lei il marito Andrew (Michael Craig), desideroso di conoscere l'ambiente in cui la moglie ha vissuto la sua gioventù.

Nel vecchio palazzo, Sandra ritrova i ricordi. Rivede il fratello Gianni (Jean Sorel), che da tempo vive in modo disordinato e che sta scrivendo un romanzo autobiografico dal titolo Vaghe stelle dell'Orsa. Rivede la madre ricoverata in una clinica a causa di un grave squilibrio mentale e Gilardoni (Renzo Ricci), secondo marito della madre.Andrew scopre che la famiglia è tormentata dal ricordo della morte del padre, un illustre scienziato ebreo deportato dai nazisti e morto in un campo di concentramento.

La responsabilità è attribuita dai due fratelli ad un tradimento della madre e del secondo marito da tempo amanti. Scopre del romanzo del fratello Gianni, in cui viene descritto un rapporto morboso tra i due fratelli.

Sconcertato per queste scoperte, Andrew riunisce la famiglia per un chiarimento. Qui Gilardoni accusa Sandra e Gianni di volersi liberare dal peso che opprime per i loro vecchi rapporti morbosi, con una spregevole menzogna.

Di fronte a questa terribile rivelazione, Andrew lascia la città invitando la moglie a dimenticare il passato e raggiungerlo.

Sandra ha una drammatica discussione con il fratello, il quale distrugge il romanzo e minaccia di uccidersi se lo abbandona. Ma lei, disposta a recuperare la fiducia del marito, decide di partire dopo la cerimonia di commemorazione del padre. Gianni, disperato, si uccide.

http://www.luchinovisconti.net/visconti_sc_film/vaghe_stelle.htm

 

Da un commento di Luchino Visaconti

« Questo film è un “giallo” diverso dal consueto.

Si è parlato di una “Elettra moderna”, ma per spiegare cosa intendo in questo caso per”giallo” citerò un'altra tragedia classica: l'Edipo Re, uno tra i primi “gialli” mai scritti, in cui il colpevole è il personaggio meno sospettabile (Edipo stesso all'inizio della tragedia si definisce “l'unico estraneo”).

Può darsi che gli spettatori dell'epoca sofoclea lasciassero il teatro convinti che il vero colpevole non fosse Edipo, ma il fato; allo spettatore contemporaneo però questa comoda spiegazione non basta. Egli scagiona Edipo solo in quanto si sente a sua volta chiamato in causa, come per un concorso di colpa.

Così nel mio film ci sono dei morti e dei presunti responsabili, ma non è detto che siano i veri colpevoli e le vere vittime. In questo senso il riferimento che io stesso ho fatto all'”Orestiade” è più che altro di comodo. Prendiamo Sandra e Gilardini, per esempio: l'una somiglia ad Elettra per l'occasione che la muove, l'altro ad Egisto perchè al di fuori del nucleo familiare, ma si tratta di analogie schematiche. Sandra ha il volto di giustiziere, Gilardini quello dell'imputato, ma in realtà le loro posizioni potrebbero anche risultare capovolte.

L'ambiguità è il vero aspetto di tutti i personaggi del film, tranne uno, quello di Andrew, il marito di Sandra. Egli vorrebbe una spiegazione logica a tutto, e invece si scontra con un mondo dominato dalle più profonde, contraddittorie, inspiegabili passioni.

Questo personaggio è il più vicino alla coscienza dello spettatore, che a sua volta, proprio perché incapace di trovare una soluzione logica agli avvenimenti, dovrebbe trovarsi alla fine chiamato direttamente in causa, obbligato a chiedersi non tanto se la madre e Gilardini siano responsabili della morte del professore, o Sandra responsabile di quella di Gianni, quanto se colpa vi è stata e quale, e se non si celino dentro di noi una Sandra, un Gianni, un Gilardini.

Insomma, un “giallo” ove tutto è chiaro all'inizio e oscuro alla fine, come ogni volta che ciascuno inizia la difficile impresa di leggere dentro se stesso con la baldanzosa sicurezza di non aver nulla da imparare, e si ritrova di poi con l'angosciosa problematica del non-essere.

Ho fatto questo film perché sono convinto, e non da ora, che uno tra i mezzi, e non il meno importante, per osservare la società contemporanea e i suoi problemi, e cercare di trovarne una soluzione non convenzionale né statica, sia quello di studiare l'animo di certi suoi personaggi rappresentativi, comunque collocati e angolati.

Non condivido perciò la sorpresa di quanti, interessati al mio lavoro, si sono chiesti come mai io abbia scelto una storia intimista, quasi da”kammerspiel”, dopo il respiro storico di film come Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo.

Il fatto è che, se sarò riuscito nel mio scopo, Vaghe stelle dell'Orsa somiglierà più di quanto oggi si creda ai miei film precedenti e costituirà la continuazione di un discorso che ho iniziato oltre vent'anni fa.

Del vecchio “kammerspiel” di Mayer e Lupu Pick avrà solo la relativa unità di tempo e di luogo, lo spunto drammatico a forti tinte, l'abbondanza di primi piani, cose del tutto accidentali cioè.

La mia vera attenzione è stata rivolta alla coscienza di Sandra, al suo disagio morale, al suo impegno di capire: gli stessi tiranti che a suo tempo hanno mosso 'Ntoni, Livia, Rocco o il principe Salina.

E se altrove mi sono servito di un ballo, di una battaglia, del fenomeno dell'emigrazione interna, della conquista del pane quotidiano, qui mi hanno stimolato l'antico enigma etrusco, Volterra, che ne è perfetta espressione, il complesso di superiorità della razza ebraica, una figura di donna.

Questi sono gli elementi “storici”, di fondo, e sostanzialmente entro certi limiti, da cui muove la vicenda di questo mio film. Così come ne sono elementi psicologici la conclamata esigenza di giustizia e di verità, l'insoddisfazione sentimentale e sessuale di Sandra, la sua crisi matrimoniale.

E così come, infine, ne costituisce essenziale elemento ambientale il dramma familiare (comune anche ai personaggi dei miei film che citavo prima).

Mossa dall'”incidente” (il ritorno alla casa paterna), la coscienza di Sandra inizia il difficile cammino verso la ricerca della verità, una verità profondamente diversa da quella in cui ella credeva d'essere saldamente radicata, una verità penosa e che forse a un personaggio come lei non sarà mai concesso di conquistare interamente.

In tal modo Sandra e le sue vittime (o i suoi persecutori) trovano un posto nel quadro della società contemporanea, o scoprono che per essi non c'è più posto. Ed aiutano, attraverso la loro tragedia, a meglio intendere la realtà del nostro momento storico e le sue finalità.

Se mi è permesso riprendere un argomento che mi fu caro agli inizi della mia carriera, dirò che oggi più che mai m'interessa un cinema antropomorfico. Vaghe stelle dell'Orsa è una conferma, non un'eccezione, di questo mio interesse dominante. Ecco “perché” ho fatto questo film.

Per quanto riguarda la sua elaborazione, “dal soggetto al film” cioè, Vaghe stelle dell'Orsa è stato forse il più laborioso tra i miei film» Cf http://www.luchinovisconti.net/visconti_al/vaghe_stelle.htm.