Salotto culturale del 12 e 13 dicembre 2007

Comunicato stampa Salotto culturale 2007Continuano gli incontri settimanali presso la Sala di lettura “Prospettiva Persona” Mercoledì 12 alle ore 18  presso la Sala di Lettura “Prospettiva Persona”Logos e Mythos: Elena nella letteratura A cura di Benedetto Di Curzio  Approfondimenti: Elena nella letteratura grecaNella tragedia di Euripide Elena viene indicata, assieme a Paride, come la causa della guerra di Troia e perciò definita dal coro “distruttrice di navi”, “di uomini”, “di città”. Con Euripide il personaggio diventa centrale, compare in sei drammi, assume un ruolo decisivo nelle Troiane del 415. Nel terzo quadro si difende dalle solite accuse cercando di scaricare le colpe sui troiani, in particolare su Paride che la ha sedotta e su Priamo per non aver ucciso lo stesso Paride, malgrado il cupo sogno premonitore. La rabbiosa risposta di Ecuba pone le basi per inquadrare in modo diverso la personalità e l'agire di Elena: gli eventi funesti non derivano dall'intervento divino, bensì dal volere umano. Dunque, l'eroina è innocente come essa stessa si dichiara, oppure colpevole come vuole Ecuba? Nella versione di Elena, il testo del 418 che apre l'omonima trilogia delle “Variazioni sul mito”  Euripide opta per la prima ipotesi. Presenta una donna rassegnata e dimessa, priva dell'antica forza vitale, rifugiata sulla tomba di re Proteo in Egitto, ossessionata dal corteggiamento sfrenato di Teoclimeno, in attesa, da donna fedelissima, di Menelao che, come nei migliori romanzi d'avventura, arriva all'improvviso. I due sposi si ritrovano e fuggono con un rocambolesco inganno. Il lieto fine contrasta con la tragica guerra di Troia combattuta per una causa estranea ad Elena, anche se di fatto ritenuta responsabile, e mette in luce l'assurdità del vivere e del debolezze dell'agire umano. “Così, nel giro di qualche anno – osserva Donadi (p. 16) –, l'Elena tragicamente odiosa delle Troiane si trasforma, nell'Elena, in una Lucia [Mondella] contrita, perseguitata e dimessa.”http://www.drammaturgia.it/recensioni/recensione2.php?id=2925 Giovedì 13 ore 18 Profeti e Simboli: rileggiamo il profeta OseaA cura di Luciano Verdone   IL Profeta OSEA

Quando la Parola del Signore fu rivolta a Osea figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo figlio di Ioas, re d'Israele  gli disse: “Và prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore” (OS 1,1-2).

La missione d'ogni profeta non può essere compresa se non a partire dalla situazione storica in cui essa si è svolta. Infatti, i testi biblici inquadrano la chiamata dei profeti a partire dai riferimenti storici. Nel primo versetto del Libro del profeta Osea, infatti, si trovano i riferimenti storici sia per ciò che riguarda il regno del sud, cioè Giuda (al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda); sia per quanto riguarda il regno del Nord, cioè Israele (al tempo di Geroboamo figlio di Ioas, re d'Israele). Tali erano i regni in cui tra il 782 e il 753 A. C. era diviso il popolo d'Israele.

Anche la vita del profeta è importante per comprenderne la missione; quella di Osea, in modo particolare, diventa lo specchio, l'immagine, il segno della sua stessa missione.

Osea ha il compito ingrato di annunciare e denunciare il comportamento infedele dei capi e del popolo d'Israele. I capi, sopratutto per la loro “politica di alleanze” con altri re, avevano posto la sicurezza nella forza militare piuttosto che nella protezione di Dio. Il popolo invece, una volta stabilitisi in Canaan (la cosiddetta terra promessa), aveva cambiato professione, da pastori ad agricoltori. Molti del popolo, con scarsa formazione religiosa e un'idea di Dio molto imperfetta, non riuscivano a concepire che il loro Dio di Pastori, che li aveva liberati dalla schiavitù dell'Egitto, poteva ora aiutare a coltivare la terra, provvedendo alla pioggia e alle stagioni favorevoli. Così la loro fede si rivolgeva al dio cananeo Ba'al, ritenuto signore della pioggia e delle stagioni; era lui che regolava la fecondità della terra. La fede e il culto a questo dio comportavano anche delle pratiche immorali, come la “prostituzione sacra”.

JHWH continuò ad essere il Dio del popolo, ma colui a cui si addebitava la soddisfazione delle loro necessità materiali era Ba'al. Lui concedeva il pane e l'acqua, la lana e il lino, il vino e l'olio e per questo il Dio Ba'al veniva ringraziato. Così si commetteva il più grande peccato, l'idolatria, considerata come la “prostituzione” della propria fede.
In questo sfondo si riesce a capire la missione particolare di Osea. Ha dovuto sposare una prostituta per far comprendere la deviazione di fede del popolo e dei suoi capi; per denunciare il peccato gravissimo dell'idolatria che si manifestava nelle due versioni: quella politica e quella cultuale.

Cf http://www.novena.it/figure_bibliche/01.htm