Il Sud Musicale: Adriana Lecouvrer di CILEA il 26 novembre 2012 al Salotto culturale

Lunedì 26.XI.2012 ore 17,45  presso la Sala “Prospettiva Persona”, appuntamento con  “Il sud Musicale”  a cura di Emilia Perri . Il primo approfondimento riguarderà il compositore Francesco Cilea  e si ascolteranno brani dall’opera “Adriana Lecouvrer”

 

 

La cittadinanza è invitata

 

APPROFONDIMENTO: 

 FRANCESCO CILEA. Nato a Palmi (Reggio Calabria) nel 1866, studiò nel collegio di San Pietro a Maiella di Napoli e si distinse ben presto per le sue spiccate doti musicali.

Esordì come compositore con l’opera Gina e si dedicò alla composizione di musica sinfonica e cameristica sia strumentale sia vocale. Il successo gli arrise con L’Arlesiana, nel 1898, cui seguì Adriana Lecouvreur nel 1902. fu professore di armonia a Firenze e direttore del conservatorio di Napoli dal 1916 al 1935. Morì a Varazza, di cui era divenuto cittadino onorario, nel 1950.

 

ADRIANA LECOUVREUR nacque grazie all’intraprendenza di Edoardo Sonzogno, editore della ‘Giovane Scuola’. Affidando a Cilea la storia della celebre attrice, Sonzogno sperava di ripetere il successo dell’ Arlesiana (1897). Per il libretto si ricorse ad Arturo Colautti, che aveva appena dato a Giordano il personaggio di Fedora (1898), e per la vicenda ci si ispirò a una commedia di Scribe e Legouvé, La prima assoluta dell’opera con Angelica Pandolfini nel ruolo di Adriana ed Enrico Caruso in quello di Maurizio ebbe un successo enorme.

 

TRAMA

I Atto

Sta per iniziare una rappresentazione teatrale e il direttore di scena Michonnet corre qua e là per accontentare tutti. Entra il principe di Bouillon, protettore della celebre attrice Duclos, seguito dall’abate Chazeil. Essi intrattengono due giovani attrici finché entra Adriana, che declama alcuni versi del Bajazet Il principe chiede della Duclos e Michonnet gli riferisce che si trova nel suo camerino intenta a scrivere un biglietto. . Michonnet, rimasto solo con Adriana della quale è innamorato, le dice, con l’intenzione di dichiararsi, che ha deciso di sposarsi avendo ricevuto una piccola eredità. Adriana però, che non immagina nulla, confida all’amico che anche lei è innamorata, e che l’amato è un alfiere del conte di Sassonia che quella sera sarà in teatro ad ascoltarla   . Michonnet, rimasto solo con Adriana della quale è innamorato, le dice, con l’intenzione di dichiararsi, che ha deciso di sposarsi avendo ricevuto una piccola eredità. Adriana però, che non immagina nulla, confida all’amico che anche lei è innamorata, e che l’amato è un alfiere del conte di Sassonia che quella sera sarà in teatro ad ascoltarla    . Michonnet, rimasto solo con Adriana della quale è innamorato, le dice, con l’intenzione di dichiararsi, che ha deciso di sposarsi avendo ricevuto una piccola eredità. Adriana però, che non immagina nulla, confida all’amico che anche lei è innamorata, e che l’amato è un alfiere del conte di Sassonia che quella sera sarà in teatro ad ascoltarla.    Ma dietro le quinte si tessono trame diverse. Intercettato un biglietto della Duclos con un invito a Maurizio per la serata, il principe decide di smascherare l’amante organizzando una festa nel villino di sua proprietà scelto per il convegno. Ignora che non la sua protetta ma sua moglie ha scritto al conte di Sassonia, sempre pronto a rispondere ai richiami della principessa per nobili ragioni di Stato. Così dopo lo spettacolo, dove Adriana trionfa nonostante il dolore per l’improvviso diniego di Maurizio, tutti si dirigono al ricevimento.

 

II  Atto

. Il ‘nido’ della Duclos alla Grange Batelière. Seduta a un tavolino, la principessa di Bouillon aspetta trepidante il conte Maurizio, che si presenta in ritardo e con violette profumate tra i bottoni. Soltanto l’offerta del mazzetto convince l’ amante a mettere da parte i sospetti per concentrarsi sulle questioni importanti. Le notizie sono negative: nemici potenti contrastano l’ascesa del conte al trono di Polonia. Maurizio progetta di fuggire, la donna, gelosa, lo trattiene. Il giovane implora comprensione ma, a rendere più difficile il distacco, arriva inaspettato il principe, convinto di avere colto in flagrante la Duclos. Fortunatamente la principessa riesce a nascondersi e l’imbarazzo si spegne in una complice stretta di mano tra i due uomini. Intanto, mentre Chazeuil dispone per la cena, Adriana incontra,  il suo alfiere (Maurizio), che le si mostra nella vera identità. I due si scambiano nuove promesse d’amore, di brevissima durata. Il maligno abate rivela alla Lecouvreur l’esistenza di un’altra donna, lasciandole intendere che si tratta della rivale Duclos. Maurizio convince Adriana della propria buonafede: la donna desidera a tal punto credergli che si offre di aiutarlo. E sarà lei, in incognito, a liberare dal nascondiglio l’«amante per politico disegno», favorendone la fuga attraverso il giardino. L’incauta principessa perde però un braccialetto, che finisce fatalmente nelle mani di Adriana.

Atto III

. La galleria dei ricevimenti al palazzo di Bouillon. nel centro un palcoscenico con il sipario abbassato. Mentre i valletti completano i preparativi per una nuova festa, la principessa di Bouillon, in abito da gran gala, si aggira per la sala inquieta. La sua ignota salvatrice si è trasformata nel suo tormento: chi sarà? Maurizio l’amerà come lei dice? Nemmeno le facezie dell’abate riescono a placare la sua ansia e quando la Lecouvreur, ospite d’onore della serata, fa il suo ingresso in sala, la principessa ha un cattivo presentimento. Senza esitare, gli occhi fissi su Adriana, racconta di un duello in cui Maurizio sarebbe stato ferito. L’attrice scolora, perde le forze, ma poco dopo, vedendo l’ignaro e sorridente Maurizio, è a sua volta assalita dai dubbi: la principessa è forse la fuggitiva? Su richiesta dei presenti, il conte è costretto a esibire le sue prodezze militari prima che il principe annunci il balletto: un ‘Giudizio di Paride’ corredato di dee e di amorini, di ninfe e di pastori frigi con consegna rituale della mela alla padrona di casa. Gli invitati sembrano però preferirscono sapere:  a chi erano destinate le violette? Di chi è il bracciale trovato in giardino? Ingenuamente, Adriana e la principessa alimentano i pettegolezzi, la prima declamando un monologo di Fedra in cui si accusano «le audacissime impure, cui gioia è tradir», la seconda raccogliendo la provocazione e giurando, in cuor suo, vendetta.

Atto IV

 Un salottino di casa Lecouvreur al tramonto di un giorno di marzo. Michonnet, amico fedele, è venuto a trovare Adriana. Delusa e sfiduciata, l’attrice ha deciso di abbandonare le scene e passa il tempo a letto, avvolta da una cupezza che nessuno riesce a rischiarare. Una sola medicina potrebbe guarirla: Maurizio. Per questo Michonnet lo manda a chiamare. Anche i soci della Comédie non si rassegnano a perdere la loro primadonna e irrompono in casa sua festosi e carichi di doni. A poco a poco Adriana si lascia contagiare dall’allegria dei colleghi e promette che tornerà a recitare. La cameriera, che porta alla Lecouvreur un cofanetto di velluto cremisi appena recapitato. Il biglietto che lo accompagna è del conte di Sassonia. Nascondendo l’emozione, l’attrice distrae gli amici e si precipita verso il regalo: lo apre e d’improvviso, colta da malore, vacilla. Michonnet, che le è rimasto vicino, la soccorre e crede di capire: nella scatola, restituite al mittente, ci sono le violette. Adriana si dispera ,ne annusa a lungo il profumo, poi le getta con rabbia nel caminetto. Intanto Maurizio, che non ha inviato alcun cofanetto ma ha subito risposto all’appello di Michonnet, entra nella stanza. È evidente che Adriana soffre. Lui le chiede perdono, la prega di sposarlo, si abbracciano. Ma la fine che li aspetta è diversa da quella che per un attimo hanno sognato. Il volto terreo, le pupille sbarrate, il corpo percorso da tremori, Adriana comincia a vaneggiare e poco dopo muore tra le braccia di Maurizio, vinta da quelle violette che qualcuno, forse la principessa di Bouillon, aveva avvelenato.