Contro le persecuzioni cristiane nel mondo

 

IRAQ
Il piano di sicurezza del governo iracheno ha funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale all’insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L’unico attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni, peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera controllata. Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente ‘Stato Islamico dell’Iraq’, organizzazione che costituisce la principale branca locale di ‘al-Qaedà: si tratta dello stesso gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella Basilica siro-cattolica di ‘Nostra Signora della Salvezza’: persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna anti-cristiana colpì diverse case private in città, con un totale di sei persone uccise e 33 ferite. Il 21 dicembre scorso l’arcivescovo caldeo di Baghdad, monsignor Louis Sarko, denunciò minacce di morte rivolte a lui stesso e ad «altre dieci personalità cristiane», sempre da parte dello ‘Stato Islamico dell’Iraq’.

EGITTO
Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione). Nella notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del governatorato di Giza. All’origine della protesta, il blocco imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7 gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti da un islamista armato, che uccise sei persone.

NIGERIA
Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la tensione, tre persone sono state arrestate. L’Onu ha dato il suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto sapere che è «costernato» per le violenze contro i cristiani che hanno causato «tante vittime innocenti». La nazione ha una popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.

FILIPPINE
durante la messa di Natale, una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell’isola di Jolo, ferendo il sacerdote e cinque fedeli. L’isola è una roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile dell’attacco. Un memo dell’intelligence aveva avvisato la polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del 1986 sancisce la libertà religiosa ma i fedeli sono stati sovente vittime di attentati e rapimenti.