Chiarimento sul passaggio de La Tenda a Prospettiva Persona

Breve storia

 

“Il 20 ottobre 1968, col consenso del Vescovo di Teramo, mons. Abele Conigli, diedi inizio alla nuova parrocchia di villa Mosca (Te): una zona che, nel dopoguerra, cominciava a popolarsi, anche grazie alla costruzione del Nuovo Ospedale civile.

In questa zona non c’era la chiesa né c’era la casa parrocchiale. Inoltre gli abitanti erano venuti da tante zone della provincia; si conoscevano poco e non erano legati a quella zona. Dicevamo messa, ora in un garage ora in un altro e non tutti frequentavano la mia messa. Per colloquiare con tutti i parrocchiani e per favorire l’unione, pensai di pubblicare un periodico, intitolato ’UN –DUE- TRE ‘, con sottotitolo :” Dove sono riuniti due o tre nel mio nome , là sono io, in mezzo a loro” (Mt.18,20).

La prima copia fu stampata a gennaio 1973. In quell’anno, complessivamente, ne stampammo sei numeri, in tipografia e l’ultimo numero (luglio-dicembre 1973) col ciclostile. Nel numero di ottobre del 1974, cambiammo il nome del periodico e lo chiamammo ’ La Tenda’ sia perché i parrocchiani, per ascoltare la messa, dovevano spostarsi da un garage all’ altro sia per ricordare che l’uomo è di passaggio su questa terra. Andammo avanti ancora col ciclostile fino al 1975: il quarto numero di quell’anno fu stampato in tipografia e così di seguito. Intanto ‘La Tenda’ aveva cominciato ad interessarsi anche delle cronache di Teramo e provincia; un interesse allargato, in seguito, anche all’Abruzzo e un po’, al Molise. E, con questo impegno, abbiamo continuato fino all’ultimo numero: quello di dicembre 2002” d. Giovanni Saverioni, maggio 2003.

 

“La Tenda in prospettiva persona”

C/0 CRP- Via N. Palma, 33

64100- Teramo

 

Caro direttore,

scriviamo a nome del gruppo redazionale de “La Tenda”. Siamo stati al funerale di don Giovanni Saverioni, al quale dobbiamo oltre ai tanti momenti di  piacevole compagnia, soprattutto l’affidamento de “La Tenda”, divenuta appunto “La Tenda in Prospettiva Persona”. Il funerale è stato  molto partecipato dai parrocchiani e arricchito dalla presenza del Vescovo, Mons. Michele Seccia, che ha letto un testo ben documentato sulla molteplice attività di questo sacerdote che porta con sé un pezzo di storia della nostra realtà territoriale.

Il vescovo ha presentato in modo esaustivo e umanamente partecipe  l’attività di don Giovanni come sacerdote e come uomo di cultura.

Ci consenta  tuttavia di precisare che “La Tenda non ha chiuso i battenti nel dicembre 2002”, proprio  per volere del suo fondatore, che ha affidato  la testata  e formalmente “venduta” (per bontà di don Giovanni il prezzo è stato veramente simbolico) ad Attilio Danese e al CRP.

Il vescovo ha avuto l’amabilità di precisare già nell’omelia che ora La tenda vive grazie al Centro Ricerche Personaliste. Da questo  ripartiamo per ricordare che risale  agli inizi del 2003 l’incontro di Attilio con don Giovanni, il quale appunto aveva deciso di non uscire più non avendo più le forze per portare avanti l’impresa e non avendo a chi affidare il giornale senza il timore di vederlo stravolto.

E’ degli inizi del 2003 l’incontro di Attilio con don Giovanni, il quale appunto aveva deciso di non uscire più non avendo più le forze per portare avanti l’impresa e non avendo a chi affidare il giornale senza il timore di vederlo stravolto. Si fidò e lo cedette  e con ciò – va detto in suo onore – compì il gesto nobile della madre vera che di fronte a Salomone preferì perdere il figlio purchè vivesse. “La tenda” doveva continuare a uscire puntualmente, questo contava per lui e questo ritenne che fosse accaduto, anche quando constatò non senza un qualche rammarico, l’effettivo cambiamento, pur rimanendone sino ad oggi “Direttore onorario”.

Certamente il mensile ha continuato a vivere in modo diverso.  Diverso è il taglio degli articoli, diverso il sostentamento economico (fotocomposizione, stampa, telefono, spedizioni…), che per una parrocchia era assicurato dalla generosità dei parrocchiani, e nel nostro caso invece scaturisce, per una parte ridotta,  dagli abbonamenti annuali  (15 euro) e per il resto dalle attività che il CRP promuove sul territorio con i piccoli aiuti, ormai scarsi, di enti e istituzioni di vario tipo. La redazione  spera ogni volta che essi continueranno ad  assicurare la sopravvivenza del giornale, fermo restando la gratuità delle prestazioni da parte degli autori degli articoli.

Don Giovanni aveva cominciato come foglio parrocchiale, ma che non escludeva editoriali di un certo peso dal punto di vista storico, culturale e pastorale.  Passando di mano, La Tenda ha potuto continuare ad esistere perché  ha raccolto attorno alla testata personaggi di spicco della cultura teramana che pur conservando l’ispirazione di fondo, culturale e cattolica,  ha voluto dare un tono più laico e universale, non avendo del resto una parrocchia specifica di riferimento.

Hanno ragione quanti registrano, alcuni con rammarico, altri con soddisfazione, che il mensile non è lo stesso di prima. Ciascuno ha il diritto di giudicarlo migliorato o peggiorato, ma quel che conta e quel che contava per don Giovanni, è che uno dei frutti belli della sua opera continuasse a vivere.

Riportiamo di seguito l’editoriale del maggio 2003con cui don Giovanni comunicava il cambio di direzione.

Scriveva don Giovanni:

“Come ho scritto su La Tenda di dicembre 2002, la ‘mia Tenda’ non è stata più pubblicata. E tanti hanno espresso dispiacere; alcuni hanno fatto proposte di aiuto, perché ‘La Tenda’ continuasse ad ospitare cronaca locale e riflessioni varie. Proposte vaghe…: nessuno mi ha fatto capire che si prendeva piena responsabilità e pieno impegno. Dopo parecchi mesi, anche Attilio Danese ha chiesto di non lasciar morire ‘La Tenda’, facendo proposte concrete, impegnandosi per un primo numero entro maggio-giugno 2003 e assumendo piena responsabilità. Questa è stata la mia inderogabile richiesta e nessuno, prima di lui, ha lasciato intendere di essere disponibile in tali termini. Non aggiungo altro se non che la decisione di Attilio Danese mi ha fatto piacere: sono stato sempre convinto, infatti, che un giornaletto, un periodico locale, anche se di piccolo formato e di poche pagine, è uno sprone utile per chi vuole impegnarsi in iniziative culturali, sociali o religiose ed è una testimonianza gradita per i cittadini di oggi e di domani. Ecco perché, con dispiacere, ho lasciato la ‘mia Tenda’( che era un mezzo per colloquiare con i miei parrocchiani e con tanti lettori) e con piacere, ne saluto la rinascita anche se scritta da altri. Ciò non vuol dire che la nuova ‘Tenda’ deve essere realizzata come la ‘mia Tenda’. L’essenziale è che sia, soprattutto, un periodico locale e che non oscuri l’impostazione di fondo che l’ha sempre caratterizzata” (d. Giovanni Saverioni)

Con viva cordialità    

La Presidenza del CRP e la redazione de “La Tenda”.


 

Continuità e discontinuità: raccogliemmo la sfida nel maggio 2003

 

Don Giovanni ha ripetuto spesso: “Se S. Paolo vivesse oggi farebbe il giornalista”.

Così da prete ha effuso la sua passione in questa attività, unendola a quella di parroco. Era giusto perciò che rimanesse come direttore onorario, anche se ha voluto passare il testimone a noi. Lo ringraziamo ancora una volta di cuore per la fiducia accordataci.

Far continuare a vivere una testata come La Tenda, che era cresciuta nel tempo (da un semplice ciclostilato ad una dignitosa veste patinata) grazie alla competenza e alla dedizione del suo fondatore, don Giovanni Saverioni, era una sfida intrigante.

Anche noi vi abbiamo messo la nostra passione dando continuità all’impegno mensile di un giornale di informazione e di cultura, ben radicato sul territorio teramano. Aggiungemmo un sottotitolo “in Prospettiva Persona”, per qualificare apertamente l’orizzonte di riferimento e il gruppo che vi avrebbe lavorato. La Tenda sino ad allora partiva dalla parrocchia della Madonna della Salute. Anche noi abbiamo lavorato a partire da un radicamento sul territorio: gli amici e i collaboratori de “La Tenda”, che nel tempo hanno costituito di fatto il grosso del gruppo redazionale, s’incontrano ancora presso la sala di Lettura “Prospettiva Persona”, in centro città, messa a disposizione dall’Arciconfraternita dell’Annunziata, con la collaborazione della Fondazione Tercas. Essi sono diventati strada facendo una comunità che ha condiviso e condivide l’impegno per una cultura viva, aperta, eticamente sostenuta. Non abbiamo voluto farne un giornale stilato a tavolino, un mezzo di propaganda di ideologie precostituite, un giornale ad una sola direzione, ma un agile strumento di comunicazione e collegamento con quanti si riconoscevano e riconoscono nella stessa tensione morale e intellettuale, al di là delle appartenenze.

 

La presenza del mensile nel panorama locale, già ricco di altre testate, alcune secolari e altre in progress, si giustifica ancora perché espressione di quanti vogliono informazioni corrette, pluraliste, capaci di raccogliere il pullulare delle iniziative nella società civile e di segnalare e moltiplicare i fermenti positivi in atto. Forse tutti abbiamo desiderato, una volta o l’altra, ripulire il clima dall’inquinamento prodotto dall’antagonismo puro, dall’intellettualismo astratto, dal materialismo, dal consumismo diffuso, dalle false separazioni tra ragione e morale, pensiero e vita. La Tenda ha avuto come sempre una cadenza mensile (dieci numeri in un anno) e cercherà di sviluppare ancora un occhio critico e propositivo per dare il proprio contributo alla costruzione di un futuro migliore. Lo stile giornalistico, il più possibile diretto e incisivo. Non abbiamo mai nascosto l’ispirazione cristiana del giornale, che non poteva non emergere qua e là nei diversi scritti come una esigenza di ricomposizione del sapere entro orizzonti più ampi. Non ne abbiamo però, mai fatto una barriera ideologica che potesse in qualche modo ostacolare il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. La sfida che raccogliemmo, a nove anni di distanza ci sembra vinta e ne era convinto anche don Giovanni che più volte ce lo ha riconosciuto, mantenendo il ruolo sia pure formale di “Direttore onorario”.

 Nel suo nome continueremo a seminare input critici e positivi per migliorare se possibile   la qualità morale dell’aria che ci circonda nel tempo presente.

Don Giovanni ne sono sicuro sorride, ci benedice e  gli dispiace solo di non poterci offrire un caffè sotto i portici.

Nel mese di maggio del 2013 al compimento del decennale del nuovo corso faremo un bilancio, che ci auguriamo potrà dare nuovo impulso al nostro impegno di continuità ideale con il suo fondatore.

Attilio Danese, direttore responsabile