SULL’INDOMANI ISRAELIANO PALESTINESE

di Vincenzo Olita*

Uno spazio aperto, una consapevole libertà di pensiero dove certezze, illusioni, partigianerie politiche, lasceranno spazio a ragionamenti, disillusioni, e pensieri che sono da pensarsiche, nell’accezione di Martin Heidegger, vuol significare la risposta agli Avvenimenti che richiedono e reclamano di pensare, prima di tutto, sostanzialmente.

È ciò che ci adopereremo di concretizzare sull’Eventorappresentato dalla tragedia epocale del conflitto israeliano palestinese.

È il sentimento di questo nostro convegno aperto a tutti.

Non ci fermeremo a considerazioni utili a deferenze politiche, non ci fermeremo all’informazione politicamente corretta, non ci fermeremo ad aprioristiche convinzioni produttrici di visioni di parte e improduttivi costruttivismi. Non parteciperemo a miracolanti litanie in cui si alternano petizioni per l’inesistente o il nulla, e retoriche visioni per l’impossibile.

La Storia ci offre una disturbante visione della complessità degli intrecci tra territori e contrapposizioni etniche religiose, conflitti che hanno attraversato decenni e secoli.

Il massacro dei Càtari e degli Ugonotti, dei Cambogiani, da parte dei Khmer Rossdi Pol Potla Guerra dei trent’annil’eterna divisione tra Fiamminghi Valloni, le sofferenze dei Bengalesi, Tibetani, Uiguri, le Guerre civili in Congo, Burundi e in tanti Paesi della regione dei Grandi Laghi, in Myamar, Sud Sudan, i conflitti sempre vivi tra Curdi-Turchi, Armeni-Azeri.

Oggi, pensare di eliminare completamente il terrorismo di Hamas significa non comprendere che i discendenti dei defunti contemporanei saranno gli oppositori di domani.

Quasi un secolo e mezzo di vita non vissuta, di sangue che chiama sangue, di radicale antitesi, non basta a far comprendere alle leadership planetarie,né ad un inesistente ONU, il dramma, sempre più dramma, palestinese e la precarietà esistenziale israeliana. Depotenziare i contrasti planetarialcuni risolvibili con la sola volontà, dovrebbe indurre i principali Paesi e quelli coinvolti in Medio Oriente (identifichiamo 25 soggetti) ad individuare intelligenti cammini per attenuare la totale incomprensione tra Israeliani e mondo palestinese.

Utopia? Sicuramente un diverso ragionamento rispetto alla pochezza di tanta politica internazionale. In ogni casouna visione politica rispetto ai massacri e alle grida di questi tempi.

 *Direttore Società Libera

www.societàlibera.it