La verginità di Maria e la fede cristiana

Pensando a Maria del 9 maggio 2023

Gli Ebrei tenevano in gran conto lo scopo provvidenziale del matrimonio e non ammettevano il celibato, basandosi sulla creazione dell’uomo e della donna. Nel Talmud ricorre l’idea che un uomo non può vivere senza moglie ed ha l’obbligo di sposarsi: «un uomo senza una donna non è un vero uomo» (TB Yevamot 63a); «Un uomo che non ha moglie vive senza gioia, senza benedizione, senza bene» (TB Yevamot 62b). All’epoca tuttavia, non mancavano movimenti che si tenevano lontani dal sesso e dalle donne, non senza avallare la misoginia di certe affermazioni di  Qoèlet o dei Proverbi. Nelle sette di Qumran e dei Terapeuti si trovano tracce di ascetismo, gli Esseni sostenevano che era bene per l’uomo non toccare donna e l’astinenza sessuale veniva presentata come uno stato di vita più perfetto rispetto all’unione coniugale, convinzione che ancora sostiene una certa inferiorità del matrimonio[1].

Non si può dare per certo che la verginità di Maria corrispondesse ad una scelta volontaria e intenzionale; tanto meno quella di Giuseppe. Di costui c’è chi sostiene che era vedovo e con figli; noi preferiamo pensarlo come un ragazzo alla prima esperienza coniugale. Il loro matrimonio non rientra nella linea ascetica. Si tratta piuttosto di una generosa risposta a una specifica chiamata.

Come è noto, la fede cristiana nella concezione verginale di Gesù è stata contestata, sin dai primi tempi, da oppositori pagani ed Ebrei. Si capisce che, senza la fede, è difficile credere che una donna divenga madre senza concorso d’uomo, a maggior ragione se un feto attraversa l’imene lasciandolo intatto. Gli Ebrei non accettano l’interpretazione dei Vangeli (cf Mt 1, 23), basata sul versetto di Isaia che promette un segno ad Acaz, re di Giuda (Is 7, 14: «Ecco la ‘almà concepirà»), giacché ‘almà significherebbe “giovane” e la parola è usata anche per Anna, moglie di Elkanà (cf 1Sam 1, 2). Del resto, l’angelo non chiama Maria ‘vergine’; lo fa l’evangelista, due volte, in Lc 1, 27, con una ripetizione che troviamo nella traduzione greca e che esprime la meraviglia del miracolo di un concepimento senza concorso d’uomo. La traduzione “vergine” sarebbe un esercizio esegetico strumentale. Di conseguenza, è stata data credibilità a narrazioni fantasiose che interpretano Gesù come un semidio e Maria come una donna virtuosa, vittima di inganni[2].

La fede cristiana ha costantemente creduto nella verginità di Maria lungo tutto il corso della sua vita. I Padri della Chiesa lo hanno sostenuto già a partire dal secondo secolo. Lo confermano alcune preghiere mariane di liturgie molto antiche, ancora oggi in uso: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci sempre da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta»; «tu che nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, madre sempre vergine, pietà di noi peccatori»[3].

(pp. 28-30)

[1] Sostanzialmente su questa linea anche San Paolo: «chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!» (1 Cor 7, 32-34).

[2] Nei primi secoli circolavano versioni che negavano la nascita verginale e parlavano di un rapporto adulterino. Vi sarebbe stato un padre biologico diverso da Giuseppe, un romano di nome Panthera. L’adultero avrebbe preso le sembianze del marito per ingannare la donna. Siamo sulla falsariga dei filoni mitologici, che descrivono la nascita di semidei (come Eracle da Zeus che prende le sembianze di Anfitrione) e letterari (si pensi alla nascita di Alessandro Magno con il coinvolgimento di Zeus e alla novella del Decamerone su Agilulfo e Teodolinda). Cf R. Di Segni, «Donna, Chiesa, mondo», 3 (2017), in https://moked.it/blog/2017/05/04/identita – miriam – gli – ebrei/ (visit. il 29.07.2020).

[3] «Alma Redemptoris Mater… Tu quae genuisti natura mirante tuum sanctum genitorem, Virgo prius ac posteriuspeccatorum miserere», consultabile in http://www.unavox.it/Strumenti/Canti/Alma_Redemptoris_Mater.htm (visit. il 23.03.2020).