Maria, personificazione di Israele e della Chiesa nascente: la sua vita tra leggi ingiuste e annunci salvifici

Il Nuovo Testamento, a compimento dell’attesa messianica, si apre attualizzando i segni e le profezie: «Il tempo è compiuto» (Mc 1, 15). Gli evangelisti, quando parlano di Maria, diversamente da come fanno con Giovanni, la considerano già nel Nuovo Testamento, come personificazione di Israele e della Chiesa nascente[1]. Applicano il concetto ebraico di personalità corporativa, che vale per Maria come per Abramo e Mosé: «Come Abramo contiene in sé tutto il popolo d’Israele, così Maria racchiude in sé tutta la Chiesa, il nuovo popolo d’Israele di cui è madre»[2]. Dante la vede come “Termine fisso d’etterno consiglio”[3]. Maria però è ignorata dai suoi contemporanei. Gli storici non si sarebbero affatto accorti di lei se nessuno avesse raccontato ai posteri la rivelazione dell’angelo: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1, 31). È la buona novella che Israele attendeva, destinata a cambiare il rapporto tra Dio, la creazione e il corso della storia.

Maria nasce e vive a Nazaret, un villaggio senza fama, in una delle province marginali e soggiogate dall’impero romano. Un giorno, ormai ragazza, ascolta parole che le comunicano amore di predilezione: «Rallegrati, piena di Grazia: il Signore è con te» (Lc 1, 28). Da quel momento tutte le generazioni la «chiameranno beata» (Lc 1, 48b). Il saluto dell’angelo risuona da più di 2000 anni sulla bocca dei cristiani – eco degli annunci salvifici alla ‘figlia di Sion’, immagine del popolo di Dio – celebrando la gioiosa e decisa presa di posizione di Dio a favore del suo popolo in collaborazione con una donna palestinese, ricolmata oltre misura di Grazia.

Nella quotidianità Maria vive esperienze comuni, in linea con quanto richiesto dai genitori e dai rabbini, dalle tradizioni ebraiche e dalle leggi imposte da Roma, anche se in gran parte ingiuste. Benché la sua anima abiti altrove, sta ‘sotto la legge’, come farà Gesù: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4-5). In condizioni non facili, Gesù e Maria sono esemplari nel rispettare leggi che non hanno scritto e che in gran parte non condividerebbero…

Gesù e Maria non ci consegnano direttive precise su come rinnovare il mondo, ma iniettano in tutto ciò che fanno e dicono germi di rivoluzione pacifica che continuano ad alimentare nel tempo processi di liberazione, anche  nelle relazioni tra i due sessi. Giovanni Damasceno nell’Omelia sulla Natività di Maria, esprime in sintesi la riconciliazione tra Dio e il genere femminile in Maria, giacché ad Eva fu detto «Ti inchinerai a tuo marito», ma a Maria: «Il Signore è con te»[4].


[1] Cf P. Grelot, La Bible, Parole de Dieu, Desclée, Tournai 1965.

[2] G. Huyghe, Conduits par l’Esprit, Le Cerf, Paris 1964, 84 – 85.

[3] Dante Alighieri, Paradiso, canto XXXIII, v. 3. consultabile in https://library.weschool.com/lezione/dante – alighieri – commedia – paradiso – canto – 33 – testo – parafrasi – san – bernardo – preghiera – vergine – 9243.html (visit. il 06.07.2020)

[4] G. Damasceno, Omelia sulla natività di Maria, PG 96, 661 – 680, in Testi mariani del primo millennio, a cura di G. Gharib – E.M. Toniolo – L. Gambero – G. Di Nola, 4 voll., Città Nuova Editrice, Roma 1989, Vol. II, 498 – 508.