Pensando a Maria

Emilio De Dominicis

Velatamente annunciata nella storia dell’alleanza, Maria arriva a sorpresa tra il popolo d’Israele. Nell’Antico Testamento sembra assente. I biblisti l’hanno vista prefigurata nelle profezie e in varie simbologie: nel tabernacolo, costruito da Mosè su ordine divino, ‘Tenda del convegno’, che Dio copriva con la sua ombra come segno della Sua presenza tra il popolo (cf Es 40, 35). I padri della Chiesa l’hanno individuata nell’‘Arca di Noé’, intatta nonostante il naufragio, nel ‘giardino chiuso e inviolabile’, nella ‘scala di Giacobbe’ in cima alla quale stava Dio e da cui scendevano e salivano gli Angeli, nel ‘roveto ardente e intatto’, nella ‘torre inespugnabile’, nella ‘città di Dio’ sui monti sacri, nel ‘tempio’ fonte di delizie[1]. È lei la giovane donna profetizzata da Isaia al re Achaz, che non vuole alcun segno dall’alto e a cui Dio invece annuncia il segno di una vergine-madre: «Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele» (Is 7, 14).

La maternità verginale di Maria viene prefigurata attraverso donne che partoriscono miracolosamente, in barba alla loro sterilità: Sara (Gen 21, 1-2), Rebeccamadre di Giacobbe ed Esaù (Gen 25, 24-26), Agar, madre di Ismaele (cf Gen 16, 16), l’innominata “moglie di Manoach”,madre di Sansone (Gdc 13, 5 – 14); infine Elisabetta, madre di Giovanni Battista (Lc 1, 36). Maria dunque è costantemente presente nell’AT, ma in modo criptico, simbolico, carsico.

( Ben più che Madonna, pp.17-18)

[1] Cf Pio IX, bolla Ineffabilis Deus, 8.XII.1954, consultabile in http://www.totustuustools.net/magistero/p9ineffa.htm (visit. il 31.07.2020).