Salotto culturale del 9 aprile 2008

 Logos e Mythos

 

 

Mercoledì 9 aprile 2008

 

 

ore 18,00

 

Via Nicola Palma 33 TERAMO  

 

 

 

Il mito di Antigone nella

letteratura 

A cura di Benedetto Di Curzio   

 

La cittadinanza è invitata

 

 

 Approfondimento

Antigone, un mito dal fascino immortale: perché? Secondo Steiner, che ha studiato a fondo la questione, è il carattere atemporale di unconflitto senza via d’uscita, tipico della tragedia greca, che ci fa identificare la nostracondizione con quella tragica (Steiner, 1990: 307). Tuttavia ciò non basta certo aspiegare perché Antigone, insieme a una manciata di altri personaggi – Orfeo,Prometeo, Eracle, Agamennone e il suo clan, Edipo, Odisseo, Medea –costituiscono il codice essenziale di referenza canonica per l’intelligenzae la sensibilità di tutta la cultura occidentale. Non ci spiega la dinamicadel tema antico e la variazione costante della fonte greca e dellericomposizioni successive che, sino a oggi, sono state fondamentali per lanostra arte e letteratura. Perché un centinaio di “Antigoni” dopo Sofocle?(1990: 141)Alcuni osservano che anche in tempi più recenti, dopo Cristo, la civiltà occidentale haassistito alla produzione di personaggi emblematici e di trame archetipiche con analoghecapacità di proliferazione. Gli esempi più classici, a questo proposito, sono Faust,Amleto, Don Giovanni e Don Chisciotte. Tuttavia è difficile trovare un’opera letterariacapace di suscitare l’interesse filosofico e poetico di cui è stata oggetto l’Antigone allafine del XVIII secolo e durante il XIX secolo.l’Antigone di Sofocle non è un “testo qualunque”. È una delle azionidurature e canoniche nella storia della nostra coscienza filosofica, letteraria e politica.(1990: 9)Neppure l’immensa serie di commenti, variazioni e imitazioni dell’Amleto diShakespeare (che pare essere l’unica possibile pietra di paragone) può tuttaviauguagliare l’ossessione di Hegel, Kierkegaard e molti altri nei confronti del testo greco. A un solo testo letterario, credo, è stato concesso di esprimere tutte lecostanti principali del conflitto presente nella condizione umana. Questecostanti sono cinque: l’opposizione uomo-donna; vecchiaia-giovinezza;società-individuo; vivi-morti; uomini-divinità. (…) Lo scontro Creonte-Antigone riassume questi cinque conflitti.(1990: 260-261)In essi ritroviamo le concezioni sofoclee della legge, della patria, della religione e dellagiustizia, che hanno fatto versare fiumi d’inchiostro in quanto basi della politica e dellafilosofia occidentali. Sembra quindi che la capacità di un conflitto particolare ditrascendere il contesto, diventando universale, sia la caratteristica responsabile delfascino di Antigone (1990: 262), personaggio dalla rara qualità dell’eterna «freschezzadella rugiada mattutina» (de Quincey, cit. in Steiner, 1990: 14). Ciò è possibile anchegrazie al fatto che Sofocle ha evitato di introdurre qualsiasi riferimento diretto alpresente, sia a livello di eventi contemporanei, sia in termini di problematichedell’epoca, al contrario di altri drammaturghi greci quali Eschilo e soprattutto Euripide(Del Corno, 1982: 23-24). La sua attenzione si è concentrata piuttosto sulla protagonista,facendone una figura monolitica, sola, fuori dal tempo, caparbia e irremovibile nel suorifiuto di ogni compromesso (Albini, 1988: XXVII). Da subito, quindi, il fascino dellatragedia ha esercitato il suo potere magnetico suscitando interrogativi che ci tormentanoancora oggi. Col passare dei secoli l’Antigone ha continuato a stabilire un rapportoestremamente intimo con lettori e spettatori, sconvolgendo le loro certezze, grazieall’assenza di una risposta unica che è forse la prima causa della grandezza della tragediae di Sofocle stesso (Armel, 1999: 21).Nous avons été fascinés par Antigone, par cet incroyable rapport, cettepuissante liaison sans désir, cet immense désir impossibile qui ne pouvaitpas vivre, capable seulement de renverser, paralyser ou excéder unsystème et une histoire, d’interrompre la vie du concept, de lui couper lesouffle ou bien, ce qui revient au même, de le supporter depuis le dehorsou le dessous d’une crypte.(Derrida, 1974: 201)Parafrasando le parole di Jacques Derrida, possiamo affermare che Antigone è unafigura di transizione, mediatrice tra il nostro mondo terreno («le dehors») e quello deglidèi («le dessous d’une crypte»). Il suo fascino va in entrambe le direzioni: PatrickGuyomard coglie il nocciolo della sua bellezza terribile e tragica nella capacità diattirarci verso l’aldilà: “victime si terriblement volontaire”1 pour figurer à jamais la puissance durefus et la légitimité de la révolte face à tout pouvoir, tyrannique oupolitique, qui voudrait, de droit, régner à la fois sur la cité et sur l’au-delà,sur le monde des vivants et le monde des morts. Gardienne d’une limite,face à la puissance totalitaire de la cité, elle incarne de son nom l’excèsdu sacrilège et l’affirmation d’un au-delà. (Guyomard, 1992: 33)Al tempo stesso i temi affrontati nella tragedia sono gli stessi che garantiscono losviluppo dell’identità umana: la lotta fratricida all’ultimo sangue tra Eteocle e Polinice,il rischio della bestialità in assenza di sepoltura, i problemi gerarchici di valori qualil’amore fraterno, filiale o erotico, per non parlare della divisione dei poteri con iproblemi a essa legati (ambiguità dinastiche, controllo dei riti di sepoltura ecc.). Eccoperché, quando i conflitti attuali si manifestano sulla stessa scala storica o psicologica,«è naturale o economico ritornare all’Antigone» (Steiner, 1990: 148).Da non dimenticare che il fascino di Antigone è strettamente dipendente dalla presenzadi Creonte, non soltanto per via dell’intimità del loro conflitto, ma anche perché Creonteè la spalla di Antigone, l’antieroe necessario per fare della protagonista un’eroinatragica. La grandezza del personaggio ha infatti bisogno di una violenta provocazione(tale l’editto a danno di Polinice) per esprimersi (1990: 61). Pertanto, sebbene «la forcedu mythe est telle que la plupart des spectateurs (…) n’écoutent que la voix d’Antigone»(Armel, 1999: 49), la sua voce si fa sentire soprattutto in contrapposizione agli altripersonaggi altrettanto fondamentali quali, appunto, lo zio Creonte che rappresental’antagonista principale, e anche la sorella Ismene che rappresenta «una bella misuradell’ordinario» (Steiner: 1990, 61). L’originalità risiede dunque in una serie di conflittiche vanno al di là dei singoli personaggi: da queste avventure familiari e simboliche iposteri possono estrapolare così dei modelli che ripetono, trasfigurandolo, l’antico mito(Fraisse, 1974: 84). Al tempo stesso le migliaia di generazioni successive si sono trovatedi fronte a una tragedia politica con le sue implicazioni di ricerca della giustizia. Lapossibilità di approvare e denigrare, soppesare torti e ragioni facendo dei lettori e deglispettatori dei giudici, ha sempre appassionato gli uomini, da cui una delle tante possibiliragioni del successo della tragedia (Fraisse, 1974: 85). Il carattere atemporale dell’avventura di Antigone resta comunque la principalespiegazione all’infinità di esegesi, interpretazioni e manipolazioni del mito. PierreBoutang, discutendo con George Steiner a questo proposito, vede nella nostra eroina laluce che ci permette non solo di trovare una lettura dell’oggi, ma soprattutto diilluminare un futuro oscuro che fa paura:Je pensais cette nuit à Luis de Leon, justement: “deciamos ayer”, vousqui aimez tant le temps des verbes, “nous disions hier”. Antigone dit sanscesse : nous disions hier. (…) Et peut-être, nous dirons demain, mais jen’en sais rien, car demain est peut-être bouché : c’est là que le futurapparaît prophétique et indéfini. Mais dans cet indéfini que vous voyeztout sombre, et peut-être tout noir et fermé, j’entrevois chez Antigoneelle-même l’intention de la lumière, l’ouverture…(Boutang & Steiner, 1994: 52) Cf http://www.tesionline.it/__PDF/11847/11847p.pdf