Con il Patrociniodella Fondazione Tercas,
della città di Teramo e della Provincia di Teramo Comunicato Stampa Questa settimana il Salotto culturale 2008 in collaborazione con l’associazione ARTS-INTERNATIONAL. propone due appuntamenti utili per gli studenti di Scienze politiche che possono conseguire 0,25 CF per ciascun incontro: Mercoledì 16 aprile ore 18 “La Musica tra Oriente e Occidente”relatore: M° Tomy Plathottam
Musicologo, Compositore, tablista
La serata si concluderà con un concerto per Flauto, Bansuri e Tabla
M° Vilma Campitelli
M° Tomy Plathottam
La Musica è uno strumento essenziale per la migliore conoscenza dell'esperienza umana e diffusore virtuoso dei valori del dialogo, del confronto e della convivenza.
La Musica rappresenta lo strumento indispensabile per il dialogo, per l'unione dei popoli in un rapporto di rispetto e reciprocità.
La Cittadinanza è invitata
Il secondo appuntamento Venerdì 18 aprile ore 18Simboli e profeti. Rileggiamo la Bibbia: Giona il profeta recalcitranteA cura di Luciano Verdone
Approfondimento:
L’incredibile vicenda del profeta recalcitrante Gionahttp://www.novena.it/ravasi/2003/042003.htm |
Il re Geroboamo ristabilì i confini di « Israele… secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona, figlio di Amittai, di Gat-hefer». Così si legge nel secondo Libro dei Re (14,25). Siamo nell’VIII secolo a.C., a Samaria, capitale del regno settentrionale di Israele, governa Geroboamo I! in un’epoca di floridezza ma anche di ingiustizia sociale; alta e polemica si leva la voce del profeta Amos. Ma per tutti noi Giona è rimasto stampato nella memoria — e la storia dell’arte al riguardo si è sfogata con mille raffigurazioni, a partire dalle catacombe di San Callisto a Roma (II secolo) — con quell’immenso cetaceo da cui sarebbe stato inghiottito. In realtà il delizioso libretto che è a noi giunto col suo nome è una sorta di tarda parabola posteriore. Essa ha messo come protagonista l’antico profeta di Israele e l’ha rappresentato con un tocco sapido di ironia: è un uomo lamentoso, pauroso, preoccupato di sé e soprattutto renitente alla chiamata divina. Giona, infatti, è da Dio inviato a predicare a Ninive, la grande capitale orientale assira, e, invece, egli s’imbarca per Tarsis, che è un lontano centro occidentale (forse Gibilterra o la nostra Sardegna). Il mare tempestoso e il mostro marino che lo inghiottisce sono simboli di morte, di prova ma anche, alla fine, di liberazione. Una volta purificato, il profeta si rassegna a recarsi a Ninive e il brano che la liturgia ci propone in questa domenica è la descrizione del successo della sua missione: «I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Dio vide le 1oro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì…» (3,5.10). Ma la storia non è finita. Questo petulante profeta ha ancora di che lamentarsi. Sta quieto sotto un frondoso albero di ricino e in cuore si macina di acredine perché egli si aspettava che i Niniviti, tradizionali nemici di Israele, non si convertissero, così da far scatenare la collera e la giustizia divina in luogo del perdono. Ed ecco che un verme si attacca alle radici di quell’albero ombroso e lo fa inaridire. Le foglie avvizziscono e il sole incandescente batte sul capo di Giona. Per di più si solleva l’ardente vento del deserto. Facile è immaginare la protesta di quest’uomo che ce l’ha con tutti e con Dio. Ma la voce divina risuona forte e chiara e svela la lezione ultima di questa parabola. È un attacco contro ogni forma di grettezza, chiusura, integralismo e razzismo e una celebrazione della volontà divina di salvare ogni sua creatura: «Tu ti dai pena per quella pianta di ricino…, e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di 120.000 persone…, e una grande quantità di animali?» (4,10-11). |