A proposito della Cirinnà

A fronte dei problemi seri della gente, la politica ci regala la Cirinnà

A fronte di un debito pubblico che sfiora i 2mila miliardi e 300 milioni, col rischio di tornare sotto i riflettori di Bruxelles per il superamento del 3%, a fronte di una disoccupazione che rimane oltre 3.223.500 unità e un numero di precari  che si aggira intorno ai 3.471.686, a fronte di un numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta di oltre 4 milioni e sotto la soglia della povertà relativa di oltre 7 milioni,  Renzi e i suoi ministri continuano a proporci  il mantra  del “Tutto va bene: bene Jobs act, bene la buona scuola, bene le unioni civili, bene la crescita” .

E che dire dei rimedi? Invece di proporre  cose concrete per risolvere qualche problema si continua a  tenere buona l’opinione pubblica con leggi civetta e conferenze spot. L’ultima kermesse che va avanti da  oltre 5 mesi prende il nome ormai super gettonato di Legge Cirinnà.

Ma quanti sono quelli che restano davvero  incantati dalle sirene di una falsa modernità? Non stiamo forse subendo la “simulazione e la dissimulazione” di machiavelliana memoria?

Come si fa a ripetere imperterriti che siamo l’ultimo paese europeo ad adeguarci ai nuovi diktat della Commissione quando in Europa, su 27 Stati, solo 12 hanno legiferato  sull’argomento e in 5 di questi  escludendo la possibilità di adozioni? Come si fa a propinare in Parlamento cifre gonfiate, quando le coppie di conviventi omosessuali in Italia per l’Istat  sono solo 7500? Eppure finiamo col credere che siano milioni gli italiani ansiosamente in attesa di questa legge. TV, giornali e casse di risonanza sviano l’attenzione dalle opinioni contrarie (chi parla più del Family day? Anche i cattolici hanno messo il silenziatore) e dai problemi dei giovani precari e delle famiglie che arrancano per arrivare a “fine mese”. Ci si preoccupa di estendere  la reversibilità a tutti i conviventi, salvo a ridurla alla maggior parte delle vedove (introducendo l’Isee, anche chi ha un  piccolo risparmio in banca perderebbe la reversibilità).

I beoti conniventi si vantano di aver tolto l’art. 5, che prevedeva l’adozione dei figli dei conviventi, senza dire che hanno lasciato il riferimento all’art. 3 della Costituzione che, ha spiegato   la sen. Cirinnà, “costringerà qualsiasi magistrato a parificare i diritti delle famiglie”. “Una nuova alba  è maturata – ha detto – …Abbiamo un nuovo “Diritto delle famiglie” e non della Famiglia”. Beata lei  e quanti l’applaudono dentro e fuori il Pd che si contentano di questo non invidiabile traguardo.

Passerà la febbre, avremo pure la legge Cirinnà, ma dovremo tornare a fare i conti con la realtà.

Siamo nel paese di Machiavelli e ciò che importa è la conquista del potere e il suo mantenimento. Per arrivare a questo fine “anche la fraude è gloriosa”. Lo ha ripetuto  Gramsci   e lo hanno capito bene gli eredi che  hanno trasformato la morale in strategia (quale morale in periodi di relativismo assoluto? Guai a parlare di morale naturale!)

Ci si contenta di dichiarazioni compiacenti Ocse, ma si dimentica  che le osannate riforme sono soggette a referendum in autunno: gli italiani sembrano aver capito che si tratta di riforme virtuali: abolizione del voto per il Senato, mentre il Senato nominato rimane in piedi, con i suoi costi; abolizione del voto per le Province, ma gli apparati di seconda istanza delle Province restano lì con i relativi  costi e sprechi. Nulla si dice riguardo alle Regioni, con i relativi costi procapite dei parlamentari e degli apparati (19 consigli regionali su venti sono indagati), nulla si fa di concreto per ridurre i costi della politica e  i rimborsi milionari  ai partiti, anche se non più esistenti. Che dire poi dei consorzi, partecipate,  consulenze esterne, che risultano addirittura aumentate?

In compenso abbiamo la Cirinnà…  La propaganda continua a ripetere che siamo gli unici   in Europa a non avere una legislazione sull’argomento, ma in realtà possiamo gloriarci di essere tra i tredici Paesi europei su 27 che sono da considerare innovatori, e tra i 20 sui 195 paesi ONU che godono della “nuova alba della modernità”! Non  aspettavamo altro. Possiamo riposare tranquilli per aver raggiunto un simile, ambito traguardo!

Chicca finale: Per accontentare Alfano e  qualche vertice  CEI  bisognava eliminare dalla legge  un qualche elemento troppo somigliante al matrimonio: Eureka, si è tolto “l’obbligo alla fedeltà”. Ironia della sorte: che non si tratti di un passo avanti per toglierla anche dal matrimonio, dato il costante riferimento all’articolo 3 della Costituzione che impone l’assoluta uguaglianza tra cittadini? Bravi  i senatori di destra, di sinistra e di centro, avete appreso appieno la lezione di Machiavelli, quel che conta è l’apparenza. Il popolo, speriamo, se ne ricorderà.

Politikon