Cassazione sentenza shock

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La Corte di Cassazione  e l’applicazione delle sentenze in campo morale o di costume

Si fa un gran parlare della necessità di applicare le sentenze. Ma di fronte a certe affermazioni in esse contenute non si può non  sollevare il dubbio legittimo sulle conseguenze prodotte da tali sentenze.

Ne prendo due a mo’ di esempio, ma si potrebbero ricordare quella relativa allo stupro  con legittima provocazione da parte della ragazza che portava i jeans, come anche quella  relativa all’adozione da parte di una single (in contrasto con la costituzione)

  1. La Sentenza 16754 del 2/10/2012: ricadute etiche, morali, assistenziali ed assicurative.

Dieci anni fa, in una città del nord Italia nasce un bimbo affetto da sindrome di Down, dopo che gli screening effettuati in gravidanza avevano dato un risultato falsamente negativo (previsto dai limiti della metodica ed illustrato nell’informativa alla paziente). La madre – allora 26nne – (e la sorella) del bimbo Down chiesero  risarcimento milionario al Ginecologo curante quale garante del proprio figlio, perché la mancata diagnosi prenatale di sindrome di Down non aveva permesso la non-nascita (aborto ex legge 194) del bimbo stesso!
La Corte di Cassazione, accettando la tesi della donna ha praticamente ammesso la tesi secondo la quale se vi è una disabilità del feto diagnosticata in utero, lo stesso deve essere sottoposto ad interruzione di gravidanza!

Sarebbe a dire che la società non accetta individui diversamente abili – con buona pace delle Paralimpiadi e di tutte le persone portatrici di handicap che contribuiscono quotidianamente al funzionamento della nostra società!

  1. Ancora grave quella del 7 dicembre di cui non si conoscono ancora le motivazioni: Un uomo di 60 anni va a letto con una ragazzina di 11, è reato ma ci sono delle attenuanti se fra i due amanti c’è “amore”. Questa  sentenza della Corte di Cassazione riapre il caso di Pietro Lamberti, addetto ai servizi sociali del Comune di Catanzaro, e una bambina a lui affidata. La Corte ha infatti annullato con rinvio la sentenza di condanna a 5 anni di reclusione per ben due volte inflitti all’uomo di 60 anni e ha  ordinato un nuovo processo davanti alla Corte di appello di Catanzaro.  Il sessantenne si incontrava con la ragazzina nella sua villetta estiva a Roccelletta di Borgia, sulla costa jonica catanzarese. Il Quotidiano di Calabria riporta in data 7 dicembre alcune telefonate intercettate dagli inquirenti: ”Ma tu mi ami?”, gli chiedeva la bambina. Poi la paura di essere scoperti: Lamberti ha più volte invitato la ragazzina a mantenere il segreto e a non chiamarlo nei weekend che trascorreva in famiglia.  I due furono colti in flagranza, entrambi nudi sotto le lenzuola nella villa al mare. Il giudice condannò Lamberti in primo grado a cinque anni per violenza sessuale. La famiglia, costituitasi parte civile ottenne un risarcimento di 40 mila euro. In secondo grado la condanna è confermata. Ma è all’ultimo grado di giudizio il colpo di scena: il caso è rinviato in Appello per “tenuità del fatto”. Secondo i giudici della Suprema Corte i due erano innamorati. A undici anni si è consapevoli del significato della parola amore?” Si vuole sdoganare la pedofilia? Si vuole essere in sintonia con le lobby che vogliono abbassare a 12 anni la scelta di essere  maschi o femmine senza alcun consenso dei genitori? Dove  si vuole andare?

Siamo sempre più convinti che  in Italia occorre riformare la Giustizia in maniera radicale. Ci riusciranno con questo  governo  di piccole intese? Che i giudici applichino la legge e non  intervengano  a colmare i vuoti del legislatore  facendo essi stessi nuove leggi. Auspichiamo che non siano fautori di nessuna posizione politica ed etica e tornino ad essere garanzia per  tutti i cittadini.