Cessata la discussa polemica sul battesimo di Simone Weil

Cessa la vexata quaestio sul battesimo di Simone Weil 

A cento anni dalla nascita, la testimonianza diretta raccolta da Eric O. Springsted della  Princeton University non lascia spazio a dubbi. Simone Weil fu battezzata.

di Simona Salvi 

 Quello che appare come un nodo ormai sciolto in altri paesi continua ad essere ancora  dibattuto in Italia: Simone Weil chiese, o meno, di essere battezzata negli ultimi giorni della sua vita?

Le biografie italiane più aggiornate e documentate hanno sempre posto in dubbio questa circostanza. La testimonianza del prof. Eric O. Springsted della Princeton Unversity, nel corso del congresso “Persona e Impersonale: la questione antropologica in Simone Weil nel centenario della nascita” (Teramo, 10-12 dicembre), ha posto fine ad uno dei punti più controversi circa la vita e il pensiero della filosofa.

“Per più di venti anni dopo la morte si è pensato che Simone Weil fosse “la santa dei pagani”– così inizia la sua relazione Springsted – Visitata dal Cristo, pensatrice profondamente cristiana, la Weil non era stata battezzata ed aveva rifiutato categoricamente il battesimo. O almeno così, a torto o a ragione, si pensava a quei tempi”.In almeno due lettere Simone Weil aveva espresso le ragioni di questo suo forte rifiuto. “Si trattava della paura di appartenere a un gruppo, Chiesa inclusa, – continua Springsted – perché, secondo lei, l’istinto di aggregazione ha la capacità di cancellare il pensiero e l'immaginazione morale”.Nel 1960, cominciarono a diffondersi voci che sostenevano che lei fosse stata battezzata in extremis da una persona laica. E così fu.

Durante il convegno Eric O. Springsted ha riportato una sua personale conversazione avuta con Simone Deitz, la compagna di Weil a New York e Londra.

In essa la Deitz racconta di essere stata proprio lei ad impartire all’amica il battesimo, qualche giorno prima che morisse.“Deitz – racconta Springsted nella relazione – chiese a Weil: “E ora sei pronta ad accettare il battesimo?” Weil rispose: “Con grande desiderio”, “Sì.” Deitz prese l’acqua dal rubinetto e pronunciò la formula: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.Un sacramento che Simone Weil richiese, però, senza mai tradire le sue posizioni originarie e mantenendo fede ai propri principi. La relazione del gesuita P. Vanzan, letta amabilmente dal  Vescovo Mons. Seccia (sempre presente alle sessioni del Convegno in rappresentanza della Chiesa locale) ha ripreso il tema cercando di sviluppare le ragioni di questo difficile rapporto con la Chiesa cattolica in bilico tra le critiche mai sopite e quella che la Weil considerava, a torto o a ragione,  la sua “vocazione della soglia”.

Il convegno ha aperto, in Italia, le celebrazioni per il centenario della nascita della filosofa (1909-1943) ed è stato tenuto a battesimo dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi intervenuto  con una prolusione.

L’evento, promosso dal Centro Ricerche Personaliste di Teramo insieme al Comune, alla Provincia, all’Università, alla Diocesi ed alla Società Filosofica Italiana di Teramo, ha ricevuto, tra gli altri, l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, del Pontificio Consiglio della Cultura, dell’Association pour l’étude de la pensée de Simone Weil e della Società Filosofica Italiana.

 Durante la tre giorni, coordinata da Attilio Danese e Giulia Paola di Nicola, che ha registrato un’ampia partecipazione compresi molti giovani motivati e selezionati, i più autorevoli studiosi italiani e stranieri, provenienti dal Brasile, dagli Usa, dal Canada, dalla Francia, dalla Spagna e dalla Germania, si sono confrontati sul pensiero e sulla figura di una filosofa che sfugge ad ogni catalogazione.

Insegnante di liceo, militante sindacale, attivista politica di sinistra, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti di Francisco Franco, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine impegnata a Londra a lavorare per la Resistenza, la vita di Simone Weil appare segnata dal profondo rigore morale e dall’estrema coerenza tra pensiero e azione. Una coerenza che portò avanti sino alla fine, quando morì, ad appena 34 anni, nel sanatorio di Ashford.

Simone Weil è stata ed è pietra d’inciampo per le ideologie, i massimalismi contrapposti, le cadute della cultura postmoderna. Comunista e anticomunista, agnostica e mistica, pacifista e battagliera, intellettuale e operaia, Simone esercita un deciso fascino sulle culture occidentali e orientali a testimonianza della sua “vocazione” interculturale e interreligiosa: “…tradirei la verità…se abbandonassi la posizione in cui mi trovo sin dalla nascita, cioè il punto di intersezione tra il cristianesimo e tutto ciò che è al di fuori di esso”.

È in particolare sul “rapporto tra persona e impersonale”, la tematica che non era ancora adeguatamente esplorata nel pensiero di Simone Weil, che ha appassionato la riflessione e il dibattito dei relatori. Un nodo problematico, essendo la Weil notoriamente critica del concetto e dell’uso del termine persona e nello stesso tempo fortemente attenta ai temi della cura e delle obbligazioni nei riguardi di ogni realtà esistente.

Le 4 sessioni tematiche del convegno, che, dopo una rivisitazione della vita e dell’itinerario di pensiero della filosofa, hanno esplorato l’aspetto antropologico, teologico ed infine, quello scientifico-epistemologico delle sue riflessioni, ha registrato voci plurali e un confronto serrato producendo risultati di indubbio interesse per la cultura postmoderna contemporanea.