GIULIANOVA PER SIMONE WEIL :ConcerTheater “Abissi e Vette”

GIULIANOVA PER SIMONE WEIL – A Sala Trevisan   ConcerTheater  “Abissi e Vette” sulla figura e sul pensiero della filosofa francese nel centenario della nascita

 

di Daniele Rapisardi, critico musicale

               

da sinistra Silvia Spinoso, Giacomo Maria Danese. Samuele Danese, Sandra Buongrazio, Maria Rosaria Olori, Angelo Petrone

Chi conosce Simone Weil sa che è donna d’azione e di pensiero che rompe ogni schema, spiazza, riserva sorprese come ha fatto a Giulianova alla conclusione dell’anno del centenario della sua nascita (1909-2009) con una serata a lei dedicata e promossa dal Comune di Giulianova unitamente al Centro di Ricerche Personaliste di Teramo col patrocinio del Ministero per i Beni culturali e ambientali e della Fondazione Tercas, significativa sinergia di realtà istituzionali e culturali che hanno scelto, per l’evento,  un luogo emblematico d Giulianova, Sala Trevisan presso la Piccola opera Charitas,lunedì 28 dicembre alle ore 18.

Luciano CrescentiniAssessore alla Cultura del Comune Giuliese – ha aperto la serata augurandosi che la serata rientrasse fra quegli appuntamenti che sanno offrire alla comunità validi spunti di riflessione e di crescita, cedendo poi il microfono agli esperti di Simone Weil (autori di apprezzzate pubblicazioni sulla filosofa francese) Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, che hanno introdotto lo spettacolo offrendo  ad un uditorio attentissimo elementi molto utili per comprenderlo appieno scorrendo il vocabolario della Weil, le sue parole-chiave quali verità, giustizia, genio, talento, attesa, ricerca, autenticità, radicalità, mistica, purezza.

Due parole iniziali del regista Maffino Redi Maghenzani con stretta di mano al m.o Giacomo Maria Danese, gesto per esprimere il connubio tra parola e musica che francamente ha contraddistinto lo spettacolo partito con leggerezza, quasi a sfumare il divario tra palcoscenico e pubblico con un  viaevai di regista, pianista, della soprano Sandra Buongrazio e della viola Samuele Danese salito in pedana per ‘accordarsi’ col pianoforte a simboleggiare la sintonia – sottolineata dall’attore Angelo Petrone, voce narrante  – tra Simone Weil e suo fratello Andrè, genio matematico (e fratelli sono pure i musicisti Danese).

“Abissi e vette, Simone Weil” è definito – a buona ragione – ConcerTheater : non solo teatro ma anche, non solo concerto ma anche; in questo ‘anche’, in questa unione delle arti, trova collocazione la forma espressiva individuata dagli autori, che ha il potere di sprigionare una magìa che – dico la verità – mi sono gustato tutt’intera, dalla prima battuta all’ultima, dalla prima nota all’ultima come se l’energia di bellezza costringesse amorevolmente all’ascolto, direi anzi all’incontro con la grande mente e anima di Simone Weil (forse più facilmente comprensibile oggi, piuttosto che ai suoi contemporanei), le grandezze, si sa, seguono altre logiche.

Serata capace di ‘ferire di bellezza’ con un ensemble di pregio dispiegato a scena aperta. Musiche intense, ben scelte, in gran parte originali creazioni del m.o  Giacomo Maria Danese – che dello spettacolo ha anche la direzione musicale – interpretate con quella finezza che non esclude la passione; melodie fatte appopsta per correre incontro alla parola, per abbracciarla e consegnarla con maggiore capacità penetrativa ad un pubblico divenuto pur esso – come enunciato originalmente in apertura dal m.o Danese stesso, citando Wagner, credo – compartecipe dello spettacolo. Samuele Danese viola vibrante e appassionata, volta ad interpretare e a suscitare sentimenti, emozioni, limpidi pensieri – seguendo la categoria weiliana di purezza – fino all’ultima nota. Splendida l’interpretazione di Sandra Buongrazio che con arie francesi fa calare in uno spazio, in un tempo precisi, in una casa (“La musica  presso i Weil era di casa”) e ‘nonsolovoce’con i suoi chiarissimi intensi sguardi sempre protesi e coinvolti in ogni attimo dell’azione scenica. Voce narrante versatile e curiosa, Angelo Petrone è riuscito ad interpretare poeticamente la parte meno facile dello spettacolo, quella di traid-union tra platea e palco, fra biografia e testi originali della Weil, per divenire pur esso – in finale -personaggio: l’Angel boy che Simone Weil incontrò a Solesmes e che la rapì con la poesia Love di George Herbert. Maria Rosaria Olori dando voce a Simone W. ha fatto vibrare con maestrìa le corde più intime e – magìa del teatro –  lanciando sul pubblico (appena sussurrate o potentemente espresse) manciate d’oro puro tratte da quel ‘deposito’ che Simone W. sapeva di possedere e di dover consegnare ad una generazione che – per sua stessa ammissione – non era ancora in grado di riceverla; nutriva però certezza che il cielo avrebbe trovato il modo di consegnarlo attraverso strumenti ‘più degni e intatti’: sono queste, parole intessute di un’alta forma d’umiltà posseduta – credo –  unicamente da chi ha la verità come fine e come mezzo. Una regia – quella di Maffino Redi Maghenzani – essenziale, attenta, mai ingombrante, oserei dire ‘trasparente’, capace di esaltare l’oggetto illuminato e porre in ombra – se così ci si potesse esprimere –  la fonte che lo illumina.

In chiusura l’Assessore Crescentini ha detto che “Sì, quello che desideravamo da una serata come questa, è accaduto. Queste forme che uniscono bellezza e arte alla vita di personaggi della storia e del pensiero meritano di essere diffuse”.

Spente le luci del palco si sono accese quelle della platea in un vivo e prolungato scambio non solo di auguri di fine anno, ma di quanto con commozione appena vissuto. In fondo il regalo di compleanno ce l’ha fatto nuovamente lei, Simone Weil. Un centenario che si chiude, dunque ,‘in bellezza’.

                                 Daniele Rapisardi, critico musicale