La rete personalista di Prospettiva Persona affida la rivista al compianto Padre Vanzan

 E’ morto il 14 novembre Piersandro Vanzan, 77 anni, teologo e giornalista che faceva parte del collegio degli scrittori della “Civiltà Cattolica”, l’autorevole quindicinale che i gesuiti italiani pubblicano dal 1850 con l’imprimatur della Segreteria di Stato.  Nato nel 1934 a Lonigo (Vicenza), diciottenne era entrato nella Compagnia di Gesù ed era stato ordinato sacerdote nel 1963.
Ordinario di teologia pastorale e preside della Facoltà teologica a Napoli – dove aveva anche diretto la ‘Rassegna di Teologia’ – padre Vanzan aveva poi insegnato alla Pontificia Università Gregoriana.
Autore e curatore di diversi libri e di innumerevoli scritti su molte testate, tra le quali il mensile ‘Vita Pastorale’ e il nostro il trimestrale “Prospettiva Persona” di cui era consultore scientifico e dal 1982 collaborava al quotidiano della Santa Sede.
“Uomo di larghe amicizie e finissimo direttore spirituale”, lo ricorda l’“Osservatore romano”, era da tempo malato, ma continuava con entusiasmo il lavoro quotidiano con una “passione per la Chiesa e per le figure di santità presentate sulla rivista” . Stava lavorando infatti  ad un nuovo libro “La santità al limite” con tre ritratti di donne eccezionali: Simone Weil, Etty Hillesum ed Edith Stein.

Lo ricordiamo con affetto e gratitudine e gli affidiamo  il lavoro culturale della rete personalista

Anticipiamo  la introduzione che ci aveva inviato via e mail  il giorno antecedente la morte

INTRODUZIONE

Presentando a lettori, peraltro qualificati, i casi di “santità al limite” ora raccolti in questo volume, m’è capitato di sentire reazioni anche favorevoli che, però, non distinguevano la formula suddetta da quella apparentemente simile ma erronea: “Limite della santità”. No! La santità non ha limiti, ma soltanto un’infinita gamma di rifrazioni o varianti dell’unico tema o prototipo: l’imitazione di Cristo, il Santo per eccellenza! I santi, invece, altro non sono che imitazioni o varianti (e ridotte) di quell’Unico. E soltanto l’insieme di quelle imitazioni, o l’arcobaleno delle loro varianti cristiche, riflette il fulgore luminoso dell’Unico.

 

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         Precisazioni — o apparenti sottigliezze — che non intendono rendere più astrusa la fatica del lettore, bensì fargli subito percepire il novum o la specificità— e anche “il gusto” — di queste pagine. E se l’esito del “caso” Edith Stein sarà il riconoscimento ufficiale della Chiesa di quel percorso di santità, proprio come esplicita (benché sempre parziale) immedesimazione con Cristo, il Santo per eccellenza, nel “caso” di Simone Weil si rasenta un intrigante paradosso. Infatti, leggendo quelle pagine, troviamo che, fino all’ultimo, Simone «rimase sulla soglia»: e tuttavia non pochi studiosi della Weil la ritengono “santa”, e qualcuno addirittura “Dottore della Chiesa”.

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Inoltre, nei “casi” che qui presentiamo va notato “il limite” sui generis della loro santità: ossia che ognuna di quelle vicende non principia o muove — come in ogni cristiano battezzato — dall’esplicito modello o prototipo Cristo — essendo queste protagoniste nate e cresciute fuori della Chiesa visibile —, sicché davvero il loro pervenire alla santità cristiana è letteralmente “al limite”, o umanamente impensabile. Cioè, frutto peculiare e unico dello Spirito Santo.

     Perciò questi “casi” meritano un’attenzione speciale, dato che in essi trapela folgorante l’azione o, meglio, la fantasia creativa e irripetibile dello Spirito nel singolare approdo cristico dei loro percorsi. Un approdo che, proprio in quanto non previsto né prevedibile, efficacemente scuote i cristiani espliciti, ma spesso abitudinari o distratti. Facendo loro intravedere quanto singolare e imprevedibile sia l’azione dello Spirito in chi, pur anonimamente, gli presta attenzione. Molte sono infatti le dimore nella Casa del Padre, e altrettanti i percorsi che le fanno raggiungere. Sicché proprio questa imprevedibilità — e la provocazione ch’essa rivolge a tutti noi, cristiani abitudinari — non è l’ultimo guadagno per chi scorre queste pagine.

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         Infine, e proprio ricordando la fantasia dello Spirito — che mai si ripete —, al lettore non sfugga la singolarità dei tre percorsi qui tratteggiati. Nessuno dei tre, infatti, è simile all’altro. E ciò tanto più colpisce, in quanto tutt’e tre le vicende principiano o attecchiscono sulla zolla— geografica, religiosa e culturale — ben ristretta del loro essere “Figlie d’Israele”. In breve, colpisce il fatto che in quella zolla, molto ristretta, ognuno dei tre virgulti qui presentati sia profondamente diverso e ben poco omologabile con gli alti due. A ennesima conferma dell’irripetibilità originale e creativa dello Spirito.

         Tanto basti per invogliare il lettore a entrare nei tanti risvolti e le altrettante singolarità di queste tre vicende di “santità al limite”. Con un’ultima informazione, che riteniamo utile al lettore:il notevole divario, anche espositivo, nella presentazione di queste tre protagoniste è collegato al fatto che tali presentazioni risalgono a tempi, circostanze e occasioni esse pure singolari e non omologabili, e che fanno la differenza anche come difficoltà nella lettura. Emblematico “il caso” di Simone Weil.