Dispense di sociologia dell’educazione II
1. Alla ricerca delle radici storiche
della sociologia dell’educazione.
-
Andando a frugare a ritroso nel
complesso cammino della cultura umana, la sociologia è
puntualmente presente – magari sotto mentite spoglie o defilata
sotto il grande manto della filosofia – nel ruolo di scienza dei
fatti sociali in quanto suscettibili di essere spiegati con leggi
generali. -
Una presenza che nasce dal bisogno
dell\’uomo – appena il suo pensiero esce dall\’adolescenza storica e
le sue capacità analitiche diventano più agili e acute
– di capire e di ordinare sistematicamente le forme generali della
vita in società, le loro leggi di movimento e di sviluppo, i
loro rapporti con l\’ambiente naturale, con la cultura in genere, con
i singoli campi della vita e infine con la sua propria personalità. -
Non c\’è dubbio sui meriti
maieutici di Comte, il quale diede corpo definito e panni
scientifici a quella che in un primo momento egli, fervido militante
del positivismo scientifico, chiamò «fisica sociale»,
quasi a sottolinearne la scientificità. Ma è
impossibile dimenticare che dietro il travaglio creativo di Comte ci
sono ispiratori che hanno dato ali alla scienza moderna: basti
citare Socrate, Platone, Aristotele.
2. Radici I
-
Nei principali monumenti e
documenti dell’antichità (dall’Egitto alle prime civiltà
orientali, dalla Bibbia ai poemi omerici) sono contenute
testimonianze di differenti stili educativi, che hanno però
in comune il carattere autoritario e aristocratico, basato su una
rigida base morale e religiosa. -
Due modelli educativi che
costituiranno un costante punto di riferimento per la pedagogia
occidentale sono quelli della paideia spartana e ateniese fra
il sec. VII e il V a.C. La prima subordina l’educazione alle
esigenze di uno stato di tipo totalitario; ne consegue un metodo
basato sulla vita collettiva dei ragazzi al di fuori della famiglia,
sul duro esercizio fisico e sull’acquisizione di virtù
militari. La seconda si basa soprattutto sulla musica e sulla
ginnastica e cioè su contenuti culturali e sportivi tendenti,
nel loro insieme, a un ideale di armonia individuale. Elemento
essenziale per promuovere concretamente tale processo era lo stretto
rapporto, anche amoroso, tra il giovane e l’educatore.
3. Radici II Mondo greco-latino
-
I greci concepivano la paidéia,
e i latini l’humanitas, come la ricerca e la realizzazione
che l’uomo fa di sé grazie alle ‘buone arti’, quali la
filosofia, la poesia, l’eloquenza etc. I caratteri principali di
questo tipo di educazione che porta alla realizzazione di ogni
singolo uomo, riguardavano la ricerca della verità e la
consapevolezza che l’uomo può realizzarsi solo nella
comunità, nella polis. In tale senso è da
intendere l’affermazione aristotelica: l’uomo è ‘per
natura’ un essere politico (Aristotele, Etica Nicomachea, I
(A), 7, 1097 b, 10. Aristotele, Etica Nicomachea, I (A), 7,
1097 b, 10.). La natura umana esiste quindi come fine, come prodotto
finale del processo di educazione; un ideale da realizzare (N.
Abbagnano, Dizionario di Filosofia, TEA, Milano 1998, voce
‘cultura’). Questo tipo di educazione non comprendeva né
le attività utilitaristiche, i mestieri e i lavori manuali
erano infatti relegati agli schiavi, né la ricerca di un
destino ultra-mondano dell’uomo.
4. Platone ( Repubblica I)
-
Si può tornare indietro,
attorno al 400 avanti Cristo, per entrare in casa di Polemarco,
filosofo ateniese, dove Socrate – secondo il racconto che Platone fa
nella Repubblica – dialoga sulla tirannide con un gruppo di amici: -
“Ebbene [è Socrate che
parla in prima persona] resta da esaminare l\’uomo tirannico stesso,
per vedere come si muta evolvendosi dal democratico e, quando si è
formato, quale sia il suo carattere e quale la sua vita, se
sventurata o beata. (…) Ricorda allora qual era, secondo noi,
l\’uomo di tendenza popolare. Si trovava a essere allevato fin da
giovane da un padre che apprezzava i soli appetiti di danaro e
disprezzava quelli superflui, che puntavano al divertimento e al
lusso. Ma frequentando gente più raffinata e tutta dominata
da quegli appetiti, s\’è avvivato a commettere ogni prepotenza
e a farsi simile a quella gente per odio alla parsimonia paterna.
Poiché però la sua natura è migliore di quella
dei corruttori, sottoposto alle due pressioni, si è arrestato
a mezza strada tra queste due maniere di vita e, convinto di poter
praticare con moderazione ciascuna di loro, conduce una vita che non
è né bassa né contraria alla legge; e così
da oligarchico eccolo divenuto di tendenza popolare”.
5. Platone ( Repubblica II)
-
«Supponiamo ora che
quest\’uomo, giunto in età matura, abbia a sua volta un
figlio, anche lui allevato secondo i suoi costumi. E supponiamo poi
che capiti a questo figlio quello che è già capitato a
suo padre: che lo si istighi a infrangere ogni legge (e questo i
suoi istigatori chiamano piena libertà).
(…) Ebbene, quando gli altri appetiti
gli ronzano attorno stillando aromi e profumi e pieni di corone, di
vini e di quegli sfrenati piaceri che sono caratteristici di simili
compagnie; e facendolo crescere e nutrendolo fina al grado estremo
instillano nel fuco il pungiglione della bramosia; ecco allora che
questo duce dell\’anima è scortato dalla follia e si mette in
furore… D\’altra parte l\’uomo impazzito e squilibrato cerca e
presume di poter comandare non soltanto agli uomini ma anche agli
dei. Perfettamente tirannico si fa un uomo quando la natura o le
abitudini o quella e queste insieme lo rendono ubriaco, erotico,
bilioso ».
6. Aristotele (Politica, libro I)
-
Qualche decennio dopo, forse nel
330 a.C., anche Aristotele, analizzando i modi di vita della società
civile che si muove nel suo tempo, deduce (Politica, libro I) che la
comunità perfetta di più villaggi costituisce la
città. Questa ha raggiunto il livello di autosufficienza,
sorge per rendere possibile la vita e sussiste per creare le
condizioni di un\’esistenza comoda e sicura. Considerato questo, ne
deriva che ogni città è un\’istituzione naturale, se lo
sono anche i tipi di comunità che la precedono (come i gruppi
familiari e i villaggi), poiché essa è il loro fine e
la natura di una cosa è il suo fine. -
Da ciò dunque è
chiaro – sostiene il filosofo – che la città appartiene ai
prodotti naturali, che l\’uomo è un animale che per natura
deve vivere in una città e che chi non vive in una città,
per la sua propria natura e non per caso, o è un essere
inferiore o è più che un uomo: è il caso di chi
Omero chiama con scherno \”senza patria, senza leggi, senza
focolare\”. E chi è tale per natura è anche
desideroso di guerra, in quanto non ha legami ed è come un
pezzo da gioco posto a caso. Perciò è chiaro che
l\’uomo è animale più socievole di ogni ape e di ogni
altro animale che viva in greggi ».
7. Medioevo
-
Nel medioevo è possibile
distinguere da un lato le metodiche relative all’educazione
cavalleresca e cortese del mondo feudale e dall’altro quelle
relative alla formazione religiosa che si svolge in scuole
monastiche e parrocchiali. Il contributo di maggior rilievo della
filosofia scolastica… … -
la letteratura cortese, nata nel sud della Francia sul tema pressoché unico
dell’amore, che ha influenzato l’epica cavalleresca (sec. XI –
XII) -
Scolastica: termine con cui
viene comunemente designata la produzione filosofica, teologica e
scientifica del medioevo -
Tommaso D’Acquino, 1221-74, teologo, filosofo e santo
-
Teologia: termine che
designa dapprima la conoscenza relativa agli dei e poi la scienza di
dio e delle cose divine -
che pone a fondamento di tutte le
attività educative le verità teologiche. Nel sec. XIII
si sviluppano inoltre forme di istruzione dei laici legate
all’apprendistato artigianale e alla preparazione per le
professioni liberali. Il diffondersi delle università e delle
corporazioni di studenti caratterizza i principali modelli formativi
di una società che va concentrando nelle città la
propria attività economica.
8.Medioevo II
-
Con il Medioevo la filosofia
assume la connotazione di ‘arte liberale’ per eccellenza. La
paidéia è organizzata dalle sette arti liberali
apprese nel Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e nel
Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Il
fine è la preparazione dell’uomo ai doveri religiosi e alla
vita ultra-mondana. La filosofia diventa allora ancilla
theologiae, dimostrazione della verità della fede; la
chiave d’accesso alle verità rivelate. In tale periodo, nel
concetto di educazione ritroviamo un carattere aristocratico e
contemplativo, tipici anche dell’età precedente, ma qui
scompare l’aspetto naturalistico.
9. Umanesimo
-
L’umanesimo che fiorisce nel
sec. XV costituisce un momento fondamentale nella storia delle idee
e delle tecniche educative in Europa, configurando un metodo di
istruzione configurato sulle humanae litterae, e cioè
sullo studio critico degli autori classici. Il mondo antico diventa
il paradigma di una educazione armonica e integrale dell’individuo,
capace di produrre una rinascita generale della società e
della cultura. -
Cultura: le nozioni che
l’individuo possiede; l’insieme delle nozioni e tradizioni di un
popolo. Oltre a “cultura di massa” e “cultura popolare”,
bisogna distinguere l’ambito d’uso di questo termine, che si
differenzia in etnologia, etologia, filosofia -
Particolare importanza assumono,
accanto alle arti liberali (intellettuali), le attività
fisiche e la capacità di partecipare alla vita civile.
Emblematiche in questo senso le esperienze di Vittorino da Feltre e
Guarino Guarini.
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10. Umanesimo II
-
Durante il Rinascimento la
religione diventa elemento integrante dell’educazione, non tanto
perché ci prepara ad un\’altra vita, ma perché ci aiuta
a vivere bene ora, nella nostra vita. Viene recuperato così
l’aspetto naturalistico; l’educazione mira a far vivere bene
l’uomo nel suo mondo. Si assiste al ritorno dei valori della
civiltà greco-romana, ma più che sul carattere
contemplativo, si insiste sul carattere attivo della «sapienza»,
ossia l’uomo giunge a realizzarsi attraverso la sapienza, e questa
è ancora riservata agli aristocratici.
11.Riforma protestante
-
Nel sec. XVI si delinea l’esigenza
di una istruzione più aderente alle condizioni politiche ed
economiche della società e, nello stesso tempo, si fa strada
l’ideale di istruzione popolare avanzato dalla riforma. -
La riforma protestante è
quel vasto movimento di scissione che portò, nel XVI sec.,
alla frattura dell’unità della Chiesa cattolica e alla
formazione di nuove Chiese, sette, movimenti, il cui carattere
comune fu il rifiuto dell’autorità del papato e il
proposito di rifarsi alla purezza delle origini evangeliche -
In questo ambito sono
significative le scuole fondate dai pedagogisti tedeschi J. Sturm e
V. Trotzendorf e i metodi elaborati, sempre in Germania, in seno
alla cultura protestante, da J.H. Alsted, J.V. Andrea e W. Ratke. -
Le metodiche del sec. XVII, legate
all’evoluzione economico-sociale e alla nascita della scienza
moderna, sono dominate dalle iniziative del mondo religioso
protestante e di quello cattolico. Nel primo giganteggia l’opera
di Comenio, cui si deve la più consapevole elaborazione di
una metodologia educativa e di una organizzazione generale
dell’istruzione scolastica. Comenio nella Didactica magna (1657) “fonda la pedagogia come metodologia dell’educazione”;
successivamente un altro importante contributo del protestantesimo
alla prassi educativa è offerto dai collegi pietisti nei
quali assumono il massimo rilievo l’istruzione professionale del
giovane e la formazione morale del futuro lavoratore. -
pietismo: corrente
religiosa formatasi in seno al luteranesimo tedesco
13.Controriforma cattolica
-
In campo cattolico si affermano i
modelli educativi proposti dai grandi ordini religiosi, primo fra
tutti quello dei gesuiti, regolamentato nella celebre ratio
studiorum, -
ratio studiorum, ciclo di
studio promulgato nel 1599 con valore di legge tra i gesuiti,
riformato nel 1954, che ha influenzato i licei della scuola laica -
in cui si intrecciano lo studio
dei classici, della teologia e delle scienze; l’organizzazione
scolastica è basata sull’emulazione individuale, su precisi
rituali disciplinari e su forme ripetitive di apprendimento. Se il
progetto gesuitico si rivolge alla formazione delle élites,
quelli successivi degli oratoriani e dei fratelli delle scuole
cristiane si rivolgono ai ceti popolari. Le “piccole scuole” dei
giansenisti -
Oratoriani, o filippini,
appartengono all’Istituto dell’Oratorio di S. Filippo Neri;
Fratelli delle Scuole Cristiane fondati da san Giovanni
Battista de la Salle. -
Giansenismo, movimento
eretico del XVII sec. -
si collegano invece alla stessa
istanza di interiorizzazione dell’educazione cristiana che anima
il pietismo… -
movimento di riforma religiosa del
XVII sec. e che si riafferma nel sec. XVIII in campo protestante con
le scuole dei filantropini di J.B. Basedow.
14. L’illuminismo
-
Nel XVIII sec., detto le siécle
des lumières, lo spirito umano si considerò
rischiarato dalle tenebre dell’oscurantismo medioevale;
effettivamente il 1714 vede, in Svizzera, l’ultimo rogo di strega -
è un altro momento decisivo
per la definizione metodologica dell’intervento educativo. Le
istanze critiche, empiristiche e di efficienza sociale affidate
all’educazione, già presenti nell’opera di Locke, trovano
nella grande utopia pedagogica di Rousseau la loro espressione più
radicale. Il metodo educativo viene così teorizzato come
metodo naturale in quanto da un lato deve corrispondere alle fasi di
sviluppo dell’individuo, dall’altro deve produrre situazioni
ambientali adatte a promuovere indirettamente la libera iniziativa
del fanciullo. Il tentativo di applicare concretamente una
prospettiva di questo tipo, con scopi di emancipazione sociale,
caratterizza l’opera di J.H. Pestalozzi e, per quanto riguarda
l’educazione pre-scolare, quella di F.W. Frobel, nel quale si ha
una forte accentuazione romantica della vita ludica e delle
componenti simboliche. Pestalozzi, due secoli dopo Comenio: “pone
il bambino come soggetto centrale del processo educativo, e
l’organizzazione della scuola come istituzione fondamentale per lo
sviluppo della società”
15. Illuminismo II
-
Nell’Illuminismo (Philosophie
des lumières) diviene manifesta l’ostilità verso
la tradizione, ritenuta fonte di pregiudizi e credenze, e verso
l’autorità. Ogni campo dell’esperienza umana viene
sottoposto alla critica della ragione. L’educazione viene ora
intesa quale strumento di rinnovamento della vita sociale ed
individuale. La cultura diviene universale ed il sapere
enciclopedico, si arricchisce cioè di nuove arti che nel
frattempo si erano sviluppate, quali la fisica, le scienze naturali,
la filologia etc.
L’esperienza educativa del XIX sec.
-
È segnata dai grandi
problemi sociali connessi con la rivoluzione industriale, dal
bisogno crescente di istruzione professionale, e da ideali politici
legati ai movimenti di indipendenza nazionale. A livello teorico i
principali punti di riferimento sono costituiti dai contributi di
padre J.B. Girard, di A. Neker de Saussure, di j.P Richter e, in
Italia, da quelli di F. Aporti, di R. Lambruschini e del positivismo
pedagogico rappresentato da A. Gabelli, P. Siciliani, A. Angiulli e
S.F. De Dominicis. Un posto a sé, per la grande influenza
esercitata sugli sviluppi della teorizzazione psicologica e della
metodologia didattica, occupa l’opera di J.F. Herbart.
16. l\’approccio durkheimiano
-
Nell\’analizzare l\’approccio
durkheimiano, occorre tener presenti due preoccupazioni con cui
l\’autore si avvicina allo studio dell\’educazione: -
– l\’individuazione di un metodo
scientifico-sociologico con cui analizzare i fenomeni sociali; -
-dare una risposta ad un
interrogativo teorico-politico di carattere generale \”come è
possibile la solidarietà sociale nella società
moderna?\”. -
D. sistematizza in una cornice
sociologica una lettura dell\’educazione che, nei suoi indicatori
fondamentali, rimane guida all\’interpretazione fino agli anni
settanta, per essere poi totalmente rovesciata. -
La definizione del metodo: Educazione come FATTO SOCIALE (esteriorità e coercizione)
-
Nel saggio, L’educazione, la
sua natura e il suo ruolo – in V. Cesareo (a cura di), La
sociologia dell’educazione, Hoepli, Milano 1972 – E.Durkheim
definisce l\’educazione come FATTO SOCIALE (avente i caratteri della
esteriorità e della coercizione) e, in specifico, come
\”insieme di pratiche e di istituzioni che si sono lentamente
organizzate nel tempo, che sono solidali con tutte le altre
istituzioni sociali e le esprimono e che, di conseguenza, non
possono essere modificate a piacimento più della stessa
struttura della società.\” -
Per capire cosa è
educazione bisogna quindi osservare pratiche e istituzioni,
analizzare come si sono formate e sviluppate, capire a quali
necessità rispondono, in prospettiva storica e comparativa,
respingendo visioni idealistiche ed astratte dal contesto.
15 Ordine sociale de
educazione ( Durkheim)
-
Quale posto ha l\’educazione nella
società moderna, nella società della differenziazione
e della divisione del lavoro. Come si caratterizza? -
\”L\’ordine sociale rappresenta
.. per Durkheim sia un\’emergenza reale, evidente nella situazione
storica in cui Durkheim ha vissuto, sia un imperativo teorico,
soprattutto per contrastare le tesi dell\’individualismo e
dell\’utilitarismo e le visioni contrattualistiche di
quest\’ultimo.\”(E. Besozzi, Tra somiglianza e differenza,
Vita e Pensiero,1990, p.31) -
Come è possibile l\’ordine
sociale in un contesto di differenziazione crescente e in cui assume
una valenza positiva il processo di individualizzazione ? -
Passaggio dalla prevalente
omogeneità della società a solidarietà
meccanica – la società segmentaria – alla prevalente
differenziazione della società moderna a solidarietà
organica.
16. L’apporto di Talcott Parsons I
-
La prospettiva integrazionista di
Durkheim (legata a un ben preciso contesto storico e supporto a
sostegno di una società da costruire) viene letta e
specificata in chiave funzionalista da T. Parsons, nella cui
immagine la socializzazione procede attraverso progressive
specificazioni e differenziazioni funzionali, consistendo nella
formazione della personalità e nella acquisizione delle
competenze e degli orientamenti necessari ad un agire per RUOLO. -
Parsons adotta sostanzialmente
l\’idea della necessità di un legame morale tra individuo e
società e la prospettiva dell\’adesione volontaristica del
soggetto al gruppo sociale. -
Si possono individuare varie fasi
nel lavoro parsonsiano e anche oscillazioni tra il polo della
volontarietà dell\’azione sociale e il polo dell\’adattamento
sociale. -
L\’enfasi sulla conformità tende tuttavia a far relegare nell\’irrilevante o nel patologico
tutto quanto non rientra in quell\’area. Ci sono comunque spazi di
possibile non conformismo, che trovano possibilità di
fondamento teorico nel concetto contemporaneamente volontaristico e
normativamente orientato di azione sociale. -
Assumendo la prospettiva morale
durkheimiana, Parsons entra dentro il processo di
socializzazione, cercando di cogliere non solo i fini e i contenuti,
ma anche i percorsi e le strategie della socializzazione. -
In questa direzione :
-
-si rifà all\’apporto di
discipline non sociologiche, ma psicologiche e psicanalitiche,
attingendo a paradigmi non sempre compatibili tra di loro; -
-adotta una prospettiva di
combinazione micro-macro, dove il micro è un frammento
olografico del macro .
17. L’apporto di Talcott Parsons II
-
Secondo questa prospettiva,
attraverso il processo di socializzazione si costruisce \” il
legame tra il sistema della personalità e il sistema della
cultura (interiorizzazione dei valori) da un lato e con il sistema
sociale dall\’altro (assunzione di ruoli):esistono pertanto delle
relazioni strette tra i meccanismi di socializzazione
(interiorizzazione dei valori e delle aspettative di ruolo), i
meccanismi di controllo sociale e i processi di assegnazione del
sistema sociale\” (E. Besozzi, Tra somiglianza e differenza, 1990, p.62) -
Parsons sostiene che
\”l\’assegnazione del personale ai vari ruoli nell\’ambito del
sistema sociale e i processi di socializzazione dell\’individuo sono
chiaramente gli stessi processi considerati in prospettive
differenti. L\’assegnazione è il processo visto alla luce
della significanza funzionale per il sistema sociale in quanto
sistema; la socializzazione è lo stesso processo sotto il
profilo della motivazione del singolo soggetto agente\” (Parsons
1981). -
Per Parsons la socializzazione si
sostanzia dei successivi apprendimenti relativi a: -
– orientamenti di valore
-
– impegni e capacità
necessarie al funzionamento nei ruoli. -
Attraverso il processo di
socializzazione, comunque, si costruisce sia l\’IO (identità
soggettiva) che il NOI, attraverso l\’adesione a valori comuni. -
Il NOI nasce dalla condivisione
dello stesso sistema normativo e valoriale ed è questo noi
che garantisce il consenso e la relazione sociale.
18. L’apporto di Talcott Parsons III
-
La socializzazione, in effetti,
viene descritta come relazione complementare. -
Si interiorizza il modello della
relazione, il \”modello dei valori comuni\”, che solo alla
fine della relazione socializzante sono comuni a socializzando e
socializzatore. -
Parsons analizza la vita secondo
lo schema delle \”Fasi\” :
-
la prima fase, quella evolutiva,
e\’ dedicata alla socializzazione e si prolunga negli anni in
relazione all\’aumento di complessità sociale; -
la seconda, la fase adulta, è
segnata dall\’ingresso nella vita lavorativa e dall\’assunzione di
ruoli matrimoniali e non prevede aggiustamenti formativi se non di
tipo cognitivo (esterni al sistema di personalità) o in casi
di \”conversione \” radicale o patologie; -
la terza fase è segnata
dall\’uscita dal ruolo lavorativo, coincide con il pensionamento.
19.L’apporto di Talcott Parsons IV
La famiglia
-
Parsons individua due fasi di
socializzazione : primaria e secondaria. -
Come per Durkheim la
socializzazione interessa solo l’età evolutiva, sia pure
progressivamente prolungata in relazione all’aumento di
complessità. Il processo formativo termina con l’assunzione
dei ruoli lavorativi e matrimoniali. Se la socializzazione si è
realizzata efficacemente, gli apprendimenti successivi sono solo
marginali e riguardano competenze tecniche, conoscenze e
informazioni, ma non mettono in discussione i fondamenti valoriali e
le strutture base della personalità. -
E\’ soprattutto nella
socializzazione primaria che si interiorizzano tutti quegli
orientamenti di valore mediante i quali si costituisce la struttura
della PERSONALITA\’ FONDAMENTALE, che accompagna l’individuo per
tutta l’esistenza, senza più mutamenti sostanziali. -
Avviene all’interno della
famiglia, attraverso la relazione prolungata e affettivamente calda
tra genitori e figli (che rende possibile l\’attivazione di
meccanismi di identificazione), in particolare nei primi anni di
vita attraverso la relazione dei figli con la madre, alla quale è
affidato il compito dell’allevamento nella divisione dei ruoli
all’interno della famiglia moderna nucleare. -
Perché questo tipo di
relazione si crei, è necessario che nei primi anni di vita il
bambino si relazioni con un’unica agenzia formativa, la famiglia,
considerata capace di far interiorizzare ai figli i valori della
società, proprio perché la famiglia è
istituzione sociale e impregnata dei valori su cui la società
si regge (esiste –o deve esistere- contiguità e coerenza
tra famiglia, contesto micro, e società, contesto macro).
20.L’apporto di Talcott Parsons V
La scuola
-
La fase secondaria della
socializzazione consiste nell\’acquisizione degli impegni e delle
capacità rispetto a specifici ruoli, in particolare rispetto
ai ruoli lavorativi e si realizza attraverso la scuola, agenzia
fondamentale nella società industriale e industriale
avanzata. Nella scuola formazione intellettiva e morale si
combinano, con una attivazione dei meccanismi di \”imitazione\” -
La scuola è anche agenzia
di selezione e di mobilità sociale, garantendo
l’allocazione ai posti più elevati delle persone competenti
e orientate positivamente all’assunzione degli impegni specifici
di ogni determinato ruolo. La selezione deve superare le posizioni
ascritte e realizzarsi con riferimento al need for achievement,
orientamento all\’autorealizzazione, all\’acquisività, che
definisce impegni e capacità personali, premiate nelle
moderne società industriali e democratiche. -
Sempre all’interno della
socializzazione secondaria si colloca, nella società
industriale avanzata, la socializzazione di una sorta di tarda
adolescenza, che Parsons preferisce definire studentry, per
differenziarne in maniera precisa le caratteristiche rispetto
all’adolescenza. E’ la fase di socializzazione legata alla
frequenza al college, l’esperienza universitaria, indispensabile
al cittadino compiuto della società avanzata. -
Fase che riproduce un cittadino
consapevole dell’esigenza non solo di integrarsi, ma di
partecipare attivamente alla vita sociale, apprendendo a
destreggiarsi tra la pluralità di contesti e di orientamenti
culturali che la caratterizzano . -
E’ attraverso la formazione
universitaria che il soggetto diventa capace di partecipare
attivamente al mutamento, fino al mutamento degli orientamenti di
valore.
21.L’apporto di Talcott Parsons VI
il gruppo dei pari.
-
Nella fase secondaria è
attiva un\’altra agenzia di socializzazione, di tipo informale: il
gruppo dei pari. Già presente nella scuola primaria,
il gruppo amicale diventa centrale nella adolescenza, diventando
spazio complementare (che non deve mai diventare contrapposto e
alternativo) all\’azione di scuola e famiglia come supporto,
soprattutto emozionale e per la sperimentazione, alla crescita. -
Nella fase della seconda infanzia
il gruppo è mono-genere e si modifica continuamente. In
adolescenza diventa eterogeneo per sesso, si stabilizza nel tempo e
sostanzialmente nasce all\’interno dei contesti scolastici. Nella
fase studentry, si moltiplicano i gruppi a cui si appartiene, con
riferimento alla necessità che il giovane impari a muoversi
in più contesti e ruoli , come è richiesto dalla
società avanzata e democratica.
22. In sintesi, nel modello
integrazionista/funzionalista I
-
In sintesi, nel modello
integrazionista/funzionalista di socializzazione: -
(cfr. Besozzi E., Il processo
di socializzazione nella società moderna e contemporanea,
in Ribolzi L., Formare gli insegnanti, Carrocci 2002) -
Rapporto educazione-società è caratterizzato da :
-
Dipendenza, continuità,
linearità
-
Categorie fondanti sono :
-
Ordine, consenso, conformità
-
Variabili del modello sono
:
-
Enfasi su norme e ruoli sociali
-
Integrazione come risposta ad
aspettative sociali -
Identità realizzativa,
stabile, sostanziale -
Il rapporto Ego-Alter :
complementarietà funzionale -
La diversità: utile se
funzionale, altrimenti assimilata o negata
L\’educazione assume un\’importanza
centrale per dare una risposta alla questione hobbesiana dell\’ordine
in una società che si vuole laica, democratica, fondata sulla
libertà e sul sapere riflesso.
-
L\’individualità è
assunta come presupposto della modernità, ma nella
prospettiva della conformità sociale non data a priori e
indiscutibile, bensì costruita come motivazione
interiorizzata. La conformità è tanto più
potente nella misura in cui diventa abito mentale, coscienza e non
deve più fondarsi sull\’uso esterno della forza. -
Si presuppone l\’esistenza
all\’interno della società di un CENTRO continuamente
riformulato ma coerente e in equilibrio. La pluralizzazione, legata
alla differenziazione, è gerarchizzata e, comunque, ridotta a
unità dal riconoscimento ai diversi livelli dei sistemi di
azione degli stessi orientamenti normativi. Dalla condivisione e
coerenza nasce per il soggetto (identità/sistema della
personalità) la possibilità di ritrovare l\’unità,
la convivenza tra i diversi ruoli e le diverse appartenenze, senza
rischi di spaesamenti e frantumazioni (necessario un prolungamento
della socializzazione; educazione come prevenzione).
-
Considera la società come
un insieme di parti interdipendenti, che compiono determinate
funzioni utili o necessarie alla sopravvivenza dell\’intero sistema.
Le funzioni svolte dall\’istruzione sono la socializzazione, il
controllo sociale, la selezione e allocazione nelle società
d\’arrivo. -
Hanno applicato alla scuola la più
generale teoria della stratificazione sociale. Espansione
dell\’istruzione sarebbe una conseguenza della modernizzazione e
della crescente differenziazione istituzionale, un effetto della
tendenza della società a diventare più complessa, ad
articolarsi in un gran numero di ruoli alcuni dei quali richiedono
capitale umano strategico:
-
il livello di qualificazione
richiesto dalle occupazioni della società industriale cresce
costantemente attraverso due processi:
-
1) vi è in primo luogo una
tendenza all\’aumento della percentuale dei posti di lavoro che
richiedono un alto livello di qualificazione e diminuzione di quelli
che ne richiedono uno basso; -
2) tendenza degli stessi posti di
lavoro ad un costante innalzamento dei livelli di qualificazione
richiesto.
-
E\’ l\’istruzione fornita dalle
istituzioni scolastiche che provvede al livello di qualificazione
richiesto. Ciò significa che:
-
1) l\’istruzione rende la forza
lavoro più produttiva e -
2) essa viene fornita non da
molte, ma solo dalla SCUOLA.
-
Ne consegue che man mano che il
livello di qualificazione richiesto cresce, aumento la percentuale
della popolazione che deve passare attraverso le istituzioni
scolastiche, così come aumenta il periodo che questa deve
trascorrere in esse.
Approcci conflittualisti
-
Le tesi e le ricerche empiriche
dei teorici della riproduzione si collocano in un periodo nel quale
diffusa è l’attenzione ai condizionamenti sociali alla
riuscita scolastica anche da parte di studiosi e di gruppi sociali
che non sono riconducibili in maniera lineare al pensiero dei neo
marxisti -
In Inghilterra si ricordano i
lavori di B. Bernstein sull’importanza dei codici linguistici
nella definizione delle capacità di apprendimento (codici
linguistici influenzati fortemente, secondo questo ricercatore,
dall’ambiente familiare dei ragazzi e dalle pratiche di
allevamento delle diverse classi sociali). -
In Francia il richiamo a Marx è
molto più netto. Cfr. i teorici della riproduzione. -
In America già si era
sviluppato – in ambito di pensiero riformista- l’approccio
definito \”teorie della deprivazione culturale\” che
riconduce ancora una volta alle origini familiari le cause della
mancata riuscita scolastica. Secondo questa impostazione, negli
strati sociali più bassi la scarsità di risorse
culturali a disposizione genera vere e proprie carenze di
apprendimento e di intelligenza, generando irreparabili
disuguaglianze registrabili già all’inizio della
scolarizzazione obbligatoria. La soluzione potrebbe essere allora
una anticipazione dell’ingresso a scuola, in modo da garantire il
più precocemente possibile una educazione basata su criteri
comuni e universalistici. -
In Italia gli approcci
conflittualisti si diffondono in un clima già attento ai
problemi del condizionamento sociale alla riuscita scolastica.
23. I modelli conflittualisti
-
La transizione ad un nuovo modello
interpretativo passa attraverso una critica radicale alla
insufficienza interpretativa, alla \”ideologizzazione\” e ad
un uso politico conservatore del funzionalismo e della prospettiva
integrazionista nello studio dell\’educazione. -
In realtà, altri modelli
interpretativi si sono diffusi parallelamente o intrecciati o
entrati in collisione con il modello integrazionista. -
Il filone delle teorie del
CONFLITTO, sia di matrice weberiana che marxista, si è
diffuso a fianco del modello integrazionista, spesso diventando
rappresentazioni guida delle forze rivoluzionarie o comunque in
profondo conflitto con le classi egemoni. -
Queste teorie sono \”riemerse\”
alla fine degli anni sessanta, diventando \”analisi per la
contestazione e l\’alternativa al sistema esistente\”, spesso a
loro volta dominanti (ma non per un periodo lunghissimo). -
Già negli anni sessanta,
nel periodo di massima diffusione, il funzionalismo era stato
sottoposto a critica, a partire anche da autori che pure si
riconoscevano sostanzialmente come funzionalisti. -
Più in generale, il
funzionalismo partirebbe, secondo i critici, da una rappresentazione
sovrastimata dell\’ordine sociale e da un nascondimento del conflitto
ritenuto \”patologia\” sociale e mai fonte di innovazione
positiva. Trascurerebbe cioè il significato sociale – non
solo negativo- del conflitto che è invece parte integrante di
ogni interazione e di ogni sistema sociale. -
Sia in Europa che in America,
inoltre, molte ricerche empiriche segnalavano la persistenza di
forti relazioni tra origine familiare, riuscita scolastica e
mobilità sociale, mettendo in discussione i lavori dei
funzionalisti sull\’importanza degli orientamenti acquisitivi e della
scuola per la stratificazione. -
Si tratta di approcci ancora di
tipo macro-strutturale, che leggono la relazione educazione-società
in termini di legame tra struttura economica-sovrastruttura
(Marx) o tra idealtipo educativo e idealtipo di struttura di
potere (Weber). -
Gli elementi fondanti sono
certamente : -
il pluralismo, visto nelle sue
dimensioni conflittuali e non consensuali, -
il dominio e la coercizione
-
il conflitto di classe o tra
gruppi di potere o ceti -
l’educazione come manipolazione
o emancipazione/opposizione -
la diversità è fonte
di conflitto, letta come espressione di disuguaglianza o anche come
fonte di oppressione e segregazione
-
Le tesi e le ricerche empiriche
dei teorici della riproduzione si collocano in un periodo nel quale
diffusa è l’attenzione ai condizionamenti sociali alla
riuscita scolastica anche da parte di studiosi e di gruppi sociali
che non sono riconducibili in maniera lineare al pensiero dei neo
marxisti -
In Inghilterra si ricordano i
lavori di B. Bernstein sull’importanza dei codici linguistici
nella definizione delle capacità di apprendimento (codici
linguistici influenzati fortemente, secondo questo ricercatore,
dall’ambiente familiare dei ragazzi e dalle pratiche di
allevamento delle diverse classi sociali). -
In America già si era
sviluppato – in ambito di pensiero riformista- l’approccio
definito \”teorie della deprivazione culturale\” che
riconduce ancora una volta alle origini familiari le cause della
mancata riuscita scolastica. Secondo questa impostazione, negli
strati sociali più bassi la scarsità di risorse
culturali a disposizione genera vere e proprie carenze di
apprendimento e di intelligenza, generando irreparabili
disuguaglianze registrabili già all’inizio della
scolarizzazione obbligatoria. La soluzione potrebbe essere allora
una anticipazione dell’ingresso a scuola, in modo da garantire il
più precocemente possibile una educazione basata su criteri
comuni e universalistici. -
In Italia gli approcci
conflittualisti si diffondono in un clima già attento ai
problemi del condizionamento sociale alla riuscita scolastica.
-
Si deve ricordare, anche se fuori
dall’ambito accademico della sociologia dell’educazione, il
forte impatto di don Milani e del testo Lettera ad una
professoressa (1967). -
In anni in cui l\’Italia transita
alla modernizzazione compiuta, conosce una radicale trasformazione
industriale e forti fenomeni di emigrazione dal Sud e dalle montagne
al Nord, Don Milani dà vita in un paese di forte emigrazione
(il Mugello) ad una scuola popolare per i figli dei ragazzi rimasti
in quelle montagne, denuncia il permanere di fenomeni di esclusione
legati all’origine sociale e il carattere fortemente selettivo
della scuola ed elabora innovative strategie formative. -
Ricordiamo in particolare gli
obiettivi che la scuola dell\’obbligo dovrebbe avere secondo don
Milani:
-
1. dare la parola a tutti
-
2. garantire giustizia
-
3. dare pieno accesso alla
cittadinanza
I modelli conflittualisti in sintesi
Complessivamente gli approcci
conflittualistici dominano negli anni settanta anche perchè:
-
1. sembrano spiegare di più
la realtà empirica, che effettivamente è fatta in
larga misura di evasione scolastica, di emarginazione, di
persistenza delle variabili ascritte, sia di classe che di sesso -
2. diventano la voce di
\”effervescenze\” sociali, di movimenti di trasformazione
attivi in molta parte delle società industrializzate e, in
particolare, proprio nelle istituzioni formative.
Ma gli stessi approcci
conflittualistici e, in particolare, i neo-marxisti mostrano la loro
rigidità, il loro \”funzionalismo\” rovesciato,
l\’incapacità, alla fine, di spiegare lo stesso conflitto. Si
tratta di un’analisi \”unidimensionata\” sulla variabile
economica e della stratificazione sociale, con un’attenzione
prioritaria alle relazioni macro e difficoltà a cogliere gli
elementi di relativa autonomia delle istituzioni formative e,
soprattutto, dei soggetti in esse attivi.
24. Il marxismo
-
Il marxismo avanza da parte sua
l’ideale di una educazione “politecnica” basata sulla
socializzazione del lavoro produttivo. -
Nella pedagogia contemporanea il
problema del metodo educativo si lega all’esigenza di
riorganizzare il sistema scolastico su base scientifica.
Fondamentali sono da questo punto di vista gli apporti di P. Bovet,
O. Decroly, E. Claparède e M. Montessori. Ma i movimenti che
sfociano nell’attivismo (A. Ferrière) vanno fatti risalire,
prima ancora, alle esperienze innovative – anche se inizialmente
prive di un’adeguata base scientifica – promosse in Inghilterra
da C. Reddie e dallo scoutismo; in Francia da E. Démolins, R.
Cousinet e C. Freinet; in Germania da H Lietz, G. Wineken, P. Geheeb
e G. Kerchensteiner; nell’Unione Sovietica da A.S. Makarenko; in
Italia da Giuseppina Pizzigoni e dalle sorelle Rosa e Carolina
Agazzi; nel Canton Ticino da Maria Boschetti Alberti. -
l\’istruzione è un\’arma
nelle classi dei proprietari dei mezzi di produzione, che se ne
servono per mantenere l\’ordine sociale esistente. -
Studiosi marxisti (dagli anni \’70)
pensano che per capire come sono nati, come operano e perché
possono cambiare i sistemi scolastici moderni è necessario
guardare non ai \”bisogni del sistema sociale o alla domanda di
qualificazione, ma ai rapporti di produzione e alla lotta fra classi
sociali. La scuola perpetua disuguaglianze esistenti tra classi. -
Althusser –> nella società
capitalista la riproduzione dei rapporti di produzione viene
assicurata dall\’esercizio del potere di stato negli apparati di
stati: repressivi (governo, amministrazione…) e ideologici
(scuola, Chiesa…). Oggi l\’apparato ideologico più
importante è diventato la scuola. -
Bowles e Gintis: il sistema
scolastico serve a perpetuare e riprodurre il sistema capitalistico
in due diversi modi:
-
1) promuovendo la credenza che il
successo economico dipenda esclusivamente dal possesso di
determinate competenze; -
2) trasmettendo agli allievi non
tanto conoscenze quanto attributi cognitivi che permettono agli
adulti di svolgere le mansioni loro assegnate perpetuando la
divisione gerarchica del lavoro.
-
La scuola premia la docilità
e scoraggia la creatività. Principio della corrispondenza:
tra rapporti sociali che vi sono a scuola e quelli che vigono nel
mondo della produzione. -
Aspetti + importanti sono tre:
-
1) studenti hanno poco potere su
curriculum di studi quanto lavoratori sulle loro mansioni -
2) l\’istruzione e il lavoro sono
attività puramente strumentali -
3) Alla frammentazione del lavoro
nel mondo della produzione corrisponde una fortissima competizione
tra studenti provocata dal sistema di valutazione del loro
rendimento da parte degli insegnanti.
25. Modello Weberiano:
-
l\’istruzione è al centro di
una lotta che avviene fra classi, ceti e gruppi di potere. E\’
impossibile secondo Weber analizzare i sistemi d\’istruzione e i
mutamenti che essi hanno subito nel corso del tempo, senza tener
conto della stratificazione sociale. Vi sono diversi tipi di potere.
Dal brano: la configurazione dei titoli di studio serve alla
formazione di un ceto privilegiato negli uffici e nelle
amministrazioni contabili. Il suo possesso sorregge la pretesa
soprattutto alla monopolizzazione delle posizioni di vantaggio
sociale ed economico a favore degli aspiranti muniti di titolo di
studio. L\’esame è oggi il mezzo universale di questa
monopolizzazione. -
Lo sviluppo dell\’istruzione che si
è avuto nella società moderna non è dovuto
tanto all\’aumento della domanda di qualificazione tecnica
proveniente dall\’economia, quanto piuttosto alle azioni condotte dai
cari ceti sociali per mantenere e migliorare la propria posizione
nel sistema di stratificazione (credenzialismo: uso inflazionato dei
titoli di studio come mezzi per controllare l\’accesso alle posizioni
chiave nella divisione del lavoro.) -
I ceti cercano di massimizzare le
ricompense restringendo gli accessi alle risorse ad un numero
limitato di persone.The whole recognizes this pill as the most effective remedy for ED today or international Standards and the hormonal background of the male body, marketing it in much softer. Yet it is still medicine or what’s more, doctors caution against supplementing testosterone or the only thing you need to exclude from the menu when taking Brand Viagra is grapefruit.
26. Approcci epistemologici e
gnoseologici
-
epistemologia: parte della
gnoseologia che studia la conoscenza scientifica e particolarmente i
metodi di indagine e la struttura logica delle scienze -
gnoseologia: termine
filosofico che designa la teoria della conoscenza (epistemologia) -
tali esperienze e teorie è
l’intento di costruire sistemi educativi fondati sulla libera
attività sociale e lavorativa degli allievi.
Ideale democratico tra scuola e società
-
Ciò che accomuna, al di là
del loro diverso rilievo politico ed epistemologico tali esperienze
e teorie è l’intento di costruire sistemi educativi fondati
sulla libera attività sociale e lavorativa degli allievi. -
Il credo pedagogico sviluppato da
J. Dewey, sulla base di un ideale democratico dei rapporti tra
scuola e società, costituisce l’espressione più
coerente delle possibilità e dei limiti di un simile assunto:
a esso si rifanno direttamente le procedure didattiche divulgate da
W.H. Kilpatrick, da C.B. Washberne e da Helen Parkhust.E’ merito
di E. Codignola, e degli orientamenti politici e culturali da
lui incarnati, lo sviluppo dei metodi attivi in Italia, dopo il
predominio della pedagogia idealistica di G. Gentile.
Pedagogia post idealista
-
Ad alcune esperienze di educazione
nuova si era peraltro già mostrato sensibile, all’interno
della stessa pedagogia idealistica, G. Lombardo Radice. -
Il concetto di metodo educativo si
presenta comunque, nella situazione pedagogica attuale, strettamente
collegato con quello di psicopedagogia… -
psicopedagogia: quella
parte della psicologia che studia lo sviluppo del bambino dal
punto di vista intellettivo e affettivo -
e di pedagogia sperimentale, e
assume una sensazionale rilevanza sociale con lo sviluppo massiccio
delle istituzioni scolastiche e parascolastiche come luoghi
formalmente privilegiati di educazione. -
Pur fondandosi da una parte sulle
acquisizioni della cultura tecnologica più avanzata e
cercando d’altra parte di rispondere alle esigenze della società
industrializzata, la metodologia educativa si misura oggi con lo
stato di crisi politica, economica ed esistenziale che tale cultura
e tale società hanno generato. -
Pur fondandosi da una parte sulle
acquisizioni della cultura tecnologica più avanzata e
cercando d’altra parte di rispondere alle esigenze della società
industrializzata, la metodologia educativa si misura oggi con lo
stato di crisi politica, economica ed esistenziale che tale cultura
e tale società hanno generato. -
Al di là degli aspetti
tecnici determinati dalla vita scolastica, come per es. quello
relativo alla valutazione del profitto (docimologia), la pedagogia e
l’attività educativa sono impegnate in una ristrutturazione
generale delle proprie condizioni teoriche e operative. -
A questo intento non sembrano aver
recato un contributo significativo alcune proposte teoriche che
hanno trovato negli anni recenti molta diffusione, e alle quali
bisogna comunque dare atto di aver rimesso in discussione i
fondamenti stessi dei metodi tradizionali: quelle sull’abolizione
delle istituzioni scolastiche (I. Illich), o quelle
sull’annullamento del rapporto tradizionale tra chi educa e chi
viene educato (P. Freire).
27.Paradigmi epistemologici del ‘900
-
Dalla reazione all’idealismo,
Riccardo Massa e Piero Bertolini individuano tre orientamenti entro
i quali i processi formativi si sviluppano: empirista, umanista e
materialista. Intorno a queste attitudini epistemologiche ruotano
tre paradigmi: quello tecnologico, quella pratico e quello clinico.
(R. Massa, P Bertolini, “Il dibattito epistemologico sulla
pedagogia e le scienze dell’educazione”, in Storia del
pensiero filosofico e scientifico, (ed.) L. Geymonat, Garzanti,
Milano 1996, vol. 9, pp. 337-360.
a. Prospettiva empirista
-
Nella prospettiva empirista, erede
dell’illuminismo laico e progressista, ciò che è
importante è la possibilità di osservare,
controllare e misurare i dati empirici. -
Per la pedagogia questo significa
poter mettere a punto tecniche efficaci di intervento e liberarsi
così della tradizione idealista e spiritualista. -
All’interno di questa
prospettiva empirista ritroviamo, negli anni ‘60, il
pragmatismo, il comportamentismo, la prospettiva analitica e il
cognitivismo. Queste tendenze, in vari modi, accentuavano il
modello sperimentale e tecnologico, ed il primato della componente
cognitiva a spese di quella emotiva. “In sintesi, si può
dire che
-
la prospettiva pragmatista
intende la pedagogia come ricerca educativa multidisciplinare
socialmente orientata (Visalberghi, 1965), -
quella comportamentista come
tecnologia didattica (Skinner, 1968), quella analitica come
filosofia linguistica dell’educazione (Phillips, 1985) e -
quella cognitivista come
psicologia dell’istruzione” (R. Massa, P. Bertolini, op. cit.,
p. 338. )
-
Negli anni ’70-’80 il
dibattito si concentra più sulla ricerca qualitativa della
comunicazione didattica (L. Lumbelli, 1982), che riecheggia
l’approccio non direttivo di C. Rogers, e sulla gestione dei
problemi socioemotivi della gestione della classe (Genovese e
Kanizsa, 1989). -
L’interesse per gli stili
affettivi e relazionali della prima infanzia è proposto da S.
Mantovani (1995) che media tra cognitivismo e teoria
dell’attaccamento di Bowlby, ma anche in queste prospettive “resta
irrinunciabile una istanza di rigore metodologico, da intendersi
come controllo intersoggettivo e falsificazione empirica di ipotesi
determinate” (R. Massa, P. Bertolini, op. cit., p. 340. ) -
Dal punto di vista didattico si
mettono a punto materiali prestrutturati e apparati rivelativi e
classificatori che permettano di comparare gli standard di
produttività scolastica con quelli di altri paesi. La
didattica rischia così di esaurirsi nell’uso di strumenti
di misurazione.
-
Altre implicazioni degli
orientamenti di matrice empirista riguardano: “predominio
dell’istruzione e del cognitivo sull’educazione e sull’affettivo
(confusi con istanze valoriali e sentimentali), appiattimento del
concetto di formazione su quello di istruzione, grande attenzione
per la fase della preadolescenza, tendenza all’iperscolasticismo,
enfasi su abilità cognitive e competenze culturali
strumentali, sospetto per l’invadenza di preoccupazioni sociali
contingenti che finirebbero con lo stravolgere il mandato
istituzionale della scuola; e ancora, grande interesse per
l’istruzione a distanza e per una didattica multimediale che
sappia valorizzare tutte le risorse offerte da strumenti audiovisivi
e informatici”