L’illusione della democrazia liquida diretta

Imbroglio della democrazia diretta o digitale

Tutti parlano di democrazia “digitale” a causa della vittoria elettorale dei grillini. Si sono avverate le profezie di chi ne parlava già negli anni ’80 con le piattaforme digitali allora da inventare: esse permettono, a chi abbia un computer e lo sappia usare collegandosi con la rete, di seguire in streaming,a casa propria, il dibattito politico e votare direttamente attraverso Liquidfeedback, i gruppi Meetup (presenti anche a Teramo), il Metodo Schulze, ecc.. L’ideale della democrazia diretta

digitale o liquida viene indicato come la nuova frontiera antropologica e politica per ottimizzare la partecipazione democratica, ma la questione si sposta sulla validità della democrazia stessa perché stretta tra l’essere di fatto una oligarchia che indirizza gli utenti costretti a dire sì o no a domande poste da pochi e a modo loro, (ai filosofi indicati da Platone si sostituiscono i detentori di potenti mezzi di comunicazione e di pubblicità anche attraverso la rete), e l’aspirazione a realizzare l’utopia della democrazia diretta, senza possibilità credibili di evitare gli effetti negativi collaterali. Dietro le novità si scoprono sempre gli affari se è vero che ingenti somme di denaro vengono raccolte con la pubblicità sui blog o in tvweb , e soprattutto dall’esborso di ingenti somme, imposto agli eletti, durante e alla scadenza del mandato, a favore della società di comunicazione che c’è dietro il fenomeno. Oltre a ciò ci sono diversi interrogativi di non facile soluzione: Trasparenza: come accertarsi che il sistema gestionale sia effettivamente “equo” rispetto alle diverse istanze del cittadino e produca risultati davvero conformi alla loro volontà? Chi pone le questioni su cui interagire? Sicurezza: come garantire che non vi siano intrusioni o manipolazioni, invisibili al cittadino (cancellazioni di dissenso, proibizione di interferire con la stampa), e che i gestori dei sistemi non pieghino i risultati dei processi decisionali ai loro interessi? Accessibilità: come rendere accessibili i nuovi spazi di democrazia a quella parte della popolazione, in primis molti anziani, incapaci di utilizzare le nuove tecnologie (e in Italia sono molti). Competenza: tutti i cittadini sarebbero in grado di decidere su ogni questione? “Il problema è che si corre il rischio di creare una dittatura degli attivi, cioè di coloro che usano di più la piattaforma”, spiega Carlo Brancati vicepresidente del Partito Pirata svizzero- “Per cui potrebbe capitare che una minoranza riesca a far passare le decisioni contro la volontà della maggioranza. Un pericolo che si corre soprattutto se gli iscritti non sono numerosi”. Inoltre le falle e i punti deboli delle piattaforme digitali possono essere sfruttati da un qualsiasi manovratore occulto capace di ‘creare’ sostenitori finti per far passare la propria linea. Non si può ridurre la partecipazione a semplice protesta o ad assemblearismo, altrimenti si cade sempre nelle dittature peggiori. Il Parlamento, probabilmente, non è composto da persone tutte degne della nostra stima e ciò è dovuto anche al fatto che la legge elettorale impedisce il voto di preferenza lasciando campo libero ai diktat delle segreterie o alle discutibili preferenze raccolte su internet. La democrazia digitale potrà anche essere usata per i referendum consultivi, come già in Islanda nel 2008, ma è auspicabile unParlamento qualificato che voti  s enza vincolodi mandato.

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