di Anna de Brémont. Cura e traduzione di Valeria Di Felice. 2023, Di Felice Edizioni, Martinsicuro (Te).
Nel mese di febbraio, mese dedicato per convenzione all’amore, la biblioteca Melchiorre Delfico di Teramo ha reso omaggio alla contessa Anna De Brémont, una donna, prima che poetessa, narratrice, cantante lirica e giornalista, che ha consacrato la sua vita all’incontro con l’altro, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Le sue poesie d’amore, tradotte ed edite per la prima volta in Italia da Valeria Di Felice, hanno riecheggiato nella suggestiva corte della storica biblioteca, alla presenza di un numeroso e attento pubblico.
Nella terra d’oro
Oh! terra d’oro, tu sei una terra d’amore,
dove dorme l’anima dell’uomo immersa nel vino soporifero dell’amore.
Persino il peccato qui ha un volto benevolo,
come quando gli dei dell’Olimpo regnavano lassù.
Il voluttuoso desiderio febbrile nei tuoi malvagi figli
come il miasma fluisce nel sangue più freddo,
finché il suo corso sottile diventa un fiume
che travolge senso e ragione mentre scorre.
E io, da terre oltre i freddi, profondi mari,
come un bell’uccello che volando ha bruciacchiato la sua ala
di traverso a una brezza cocente, infuocata di cratere,
o un giglio appassito sotto il pungiglione avvelenato
di api senza miele anche se d’oro ammantate,
nell’estate della Passione – persi la primavera sacra dell’Amore!
Ma chi era Anna De Brémont, la contessa tanto chiacchierata in Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti d’America e mai pubblicata prima del 2023 in Italia? Anna Dunphy, denominata contessa De Brémont in seguito al matrimonio con il conte Émile Léon de Brémont, nacque a New York a metà dell’Ottocento. Da bambina rimase orfana di padre e quasi trentenne rimase vedova. Da questa vedovanza cercò di risollevarsi attraverso una incredibile e infaticabile attività di cantante, attrice, giornalista e soprattutto scrittrice. Poco dopo la morte del marito, partì per l’Inghilterra, viaggiò in tournée in tutti i luoghi di lingua inglese dall’Australia al Sudafrica, all’India, visse principalmente tra Londra e Parigi tra mille vicissitudini. Ebbe una vita movimentata, all’insegna della socialità, della generosità e dei colpi di scena. Fu grande amica di Oscar Wilde, di sua madre e di sua moglie Costanza, insieme alla quale fu iniziata all’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata nel 1888. Frequentava assiduamente i salotti letterari, come quello del regista Randal Roberts e di Lady Wilde, madre di Oscar e poetessa conosciuta con lo pseudonimo di Speranza. Lei stessa organizzava settimanalmente un salotto la domenica sera nella sua dimora al 1, Cavendish Mansions, Portland Place a Londra, entrando in contatto con Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Caruso, Paul Fort, Francis Picabia, Ignacy Paderewsky, Paul Cambon, Léon Bérard, Jean Jaurès e molti altri tra artisti, scrittori, poeti, musicisti, politici, uomini di cultura. Anna De Brémont era donna stravagante, soprattutto secondo il modello femminile della società vittoriana e la sua intraprendenza la portò alla ribalta della cronaca internazionale, soprattutto inglese e francese. Nel 1895 intentò una causa contro il noto drammaturgo Gilbert il quale l’aveva diffamata in seguito a uno scambio concitato di battute sarcastiche tra i due: era sicura di vincere la causa ma le sue poesie d’amore le furono fatali! Esse furono lette in tribunale e, per la loro natura erotica e “piuttosto focosa”, furono usate per dimostrare l’inattendibilità e la pessima reputazione della scrittrice, non conforme alla “stimabilità” richiesta a una donna. Le sue poesie ribaltarono l’esito della sentenza: la contessa perse la causa e la sua “fama” arrivò fino in Francia.
Anna De Brémont era eccentrica, ma sensibile alla causa dei più fragili: era dedita alla beneficenza, scrisse molte opere ambientate negli scenari della corsa all’oro del Sudafrica e fece molte conferenze per denunciare lo sfruttamento nel Transvaal. Dissipò parte della sua fortuna per le donazioni ai più poveri e anche per motivi patriottici. Ad esempio, durante la prima guerra mondiale, offrì il suo castello di Saint-Jean-de-Luz (nei Pirenei Atlantici) al governo francese che lo trasformò in ospedale per i feriti. Nei primi anni del Novecento, nella stessa Saint-Jean-de-Luz, Anna si prese cura di Maryse Choisy, una neonata dai genitori ignoti, affiancandola e crescendola fino alla sua morte. Maryse Choisy la chiamava “zia Anna”, ma molti sostengono che Anna fosse in realtà la madre di Maryse. La De Brémont morì nel 1922 a Londra, settantenne, di polmonite.
In Italia è stata “scoperta” per la prima volta nel 2023, a distanza di centouno anni dalla sua morte, proprio grazie alla pubblicazione per la Di Felice Edizioni dei “Sonetti e poesie d’amore”, nella collana di classici “I contemporanei del futuro. Omaggio a Giuseppe Pontiggia” all’epoca diretta da Roberto Michilli. Valeria Di Felice rende in modo magistrale il caleidoscopico mondo interiore della contessa De Brémont. Traduzione non facile da realizzare, in considerazione dello stile visionario, costellato di figure retoriche dannunziane. Dunque, non traduzione di maniera, ma ispirata e fidata rielaborazione di un’anima grande.
Perché è importante conoscere questa opera? Al di là della piacevolezza della lettura, al di là della forza evocativa delle immagini liriche, al di là dell’amore sviscerato in tutte le sue forme, questo libro rimane un atto di coraggio e di resistenza a un’idea di donna imprigionata nel solo ruolo di madre e moglie. Questo libro è un canto di libertà che continua a difendere l’emancipazione femminile, laddove sia a rischio di regressione.
NOTTE DI CLEOPATRA SUL NILO
I.
Lontano sul fiume che vigoroso scorreva,
l’altra notte, sotto il fremito d’argento della luna,
con la mia barca dalle tende di seta
vagavo alla deriva,
da sola, con i miei schiavi al timone,
le onde, e il regno stellato del cielo.
II.
Raggruppate sul mio seno le rose rosse
inaridite e appassite sotto la mia focosa passione,
la pelle rosa lacerai
dove le tue labbra avevano vagato,
finché il mio cuore sembrò svenire,
mentre riversavo i miei dolori alla luna!
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