- Un Piano strategico 2025-30, quello appena varato dall’università di Teramo, basato su “innovazione e inclusione” (“i due pilastri” li ha definiti il rettore Christian Corsi) per un ateneo in profonda trasformazione e transizione che dovrà quindi affrontare sfide epocali quali “il declino demografico che riduce il bacino d’utenza; la fuga dei cervelli coi giovani talenti che vanno altrove; un tasso di abbandono scolastico superiore alla media nazionale verso cui bisognerà potenziare l’orientamento; ma anche finanziamenti ridotti”. Per contro è un’università che gode della “soddisfazione degli studenti” fa sapere Corsi nel suo Piano strategico “che sta a testimoniare la qualità dell’offerta formativa; un ateneo inserito in una posizione strategica con la presenza di settori economici chiave, dal turismo sostenibile alle eccellenze agroalimentari, passando per il manifatturiero e le scienze veterinarie; con un’identità regionale, restando un’eccellenza nella ricerca ed innovazione”.
- Alle associazioni cittadine, alle macroaree e ai semplici residenti di centro e frazioni che lamentano un’illuminazione carente lungo arterie e piazze, il Comune di Teramo replica con un piano luce che partendo dalla Villa comunale si estenderà subito dopo lungo i due corsi principali. Il primo obiettivo dell’amministrazione è quello di assicurare la sicurezza che dal buio di alcune strade può venir meno. Difatti l’associazione Teramo vivi città, in occasione dei blackout che hanno interessato alcune zone del centro, denuncia che “dopo le 21 girare da soli è diventato pericoloso, alcuni vicoli sono impraticabili, malintenzionati e spacciatori ringraziano”, attraverso il presidente Marcello Olivieri. Versioni condivise da diverse macroaree, tra Catello, Stazione e Santa Maria a Bitetto.
- In un momento storico in cui le nuove autovetture sono sempre più costose, in particolar modo quelle elettriche, e voci come finanziarie, bollo, assicurazione e manutenzione incidono sempre più nei budget familiari, ecco che in città è boom di auto a noleggio. Inoltre, il parco circolante a Teramo è sempre più datato, l’età media è arrivata ormai a 12 anni, i salari non aumentano, l’inflazione cresce, pertanto carrozzieri, meccanici, elettrauti, oltre ai noleggiatori, fanno affari d’oro con i mezzi che si deteriorano più facilmente.
- “La situazione dei parcheggi a Teramo è drammatica”. A dirlo è la portavoce della macroarea numero 5, Luigia Ancarani, che si riferisce non solo al suo ambito di riferimento, cioè il quartiere di Santa Maria a Bitetto, ma anche a tutta la città. La carenza di stalli, soprattutto bianchi, provoca il fenomeno della sosta selvaggia, del parcheggio dei furgoni in centro in Piazza Martiri della libertà e di auto addossate a monumenti come il Duomo. Una vibrante protesta si è avuta qualche giorno fa da parte dei professori multati in via Barnabei, a ridosso dell’istituto superiore Di Poppa-Rozzi per divieto di sosta. Circa quindici auto sono state sanzionate dagli agenti della polizia locale, vetture che sostavano su di un lato della carreggiata. I prof si sono lamentati del fatto che non vi è altro spazio dove poter lasciare il proprio mezzo durante le ore di scuola, nemmeno all’interno dell’istituto scolastico. Il Comune di Teramo avrebbe poi esplorato l’idea di realizzare un’area di sosta per 20 posti auto da ricavare a pochi metri dalla scuola.
- Alla luce degli importanti danni economici causati dai cantieri per la ricostruzione alle numerose attività commerciali, il sindaco di Teramo, che dice di voler evitare “la morte commerciale e lo spopolamento del centro”, chiede alla struttura commissariale (ma anche a governo e parlamento) che vengano concessi indennizzi anche a chi ha iniziato a lavorare dopo la data dell’evento naturale del 2016-7. Diversi sono i bar, i negozi di abbigliamento e di altra tipologia che sono costretti ad affrontare mesi (per tutta la durata dei lavori) senza poter contare su un incasso cospicuo oppure ad avere spese extra in caso di delocalizzazione seppur temporanea. C’è pure chi ne ha approfittato per chiudere per sempre a malincuore la propria attività, chi ha preso la palla al balzo per passare un periodo di “ferie forzate” e chi ha fatto confluire il proprio negozio in un altro di un conoscente. Oltretutto i lavori che bene o male partono quasi in contemporanea (incidono sul fenomeno anche quelli del superbonus) hanno spiazzato molti e causato danni di immagine anche ai corsi cittadini che sono privi di diversi punti vendita, al buio quasi, con un passeggio che s’affievolisce.
- Ricostruzione e calo degli incassi, un cocktail micidiale per i baristi teramani cui si può aggiungere anche “una fetta” di Delfico. Passata la sbornia post Covid, la categoria lamenta un evidente stop: alcuni chiudono le proprie attività, chi in maniera momentanea per via dei lavori nei cantieri del sisma, chi in via definitiva, chi invece stravolge il proprio orario di apertura pur di sopravvivere. Altri ancora si armano di coraggio ed aprono, sperando nel futuro di una città migliore. Fipe-Confcommercio su dati di Infocamere fa sapere che “il turn over imprenditoriale nei servizi di ristorazione resta elevato, negativo il saldo tra le imprese iscritte e cessate per l’anno passato”.
- Nonostante le numerose crisi aziendali che affliggono la nostra provincia, entro i prossimi tre mesi le imprese hanno dichiarato all’Unioncamere e al Ministero del Lavoro l’intenzione di assumere: tuttavia, in un caso su due (Fonte Cgia Mestre) non si può a causa della carenza di candidati o dell’impreparazione delle persone che si presentano ai colloqui. Manca la manodopera (in Abruzzo il peggiore aumento negativo nazionale, +11,5%). In più la crisi demografica, soprattutto nella fascia di età 25-34, ha aggravato di molto la situazione. Oltretutto la forte riduzione del rinnovo della popolazione attiva trascina via via verso il basso la forza lavoro potenziale, senza contare chi va in pensione. “Non c’è ricambio generazionale” dichiara il presidente Aniem Teramo, Enzo Marcozzi, costruttore edile che lancia pure l’allarme della “conseguente qualità del lavoro, che senza un numero di addetti importante e dando così il via libera a tanti subappalti, viene pregiudicata”. Secondo l’Indagine Confindustria sul lavoro 2024, il 59,7% delle imprese abruzzesi riscontra difficoltà nel reperire personale qualificato, ben oltre la media nazionale del 47,5%.