L’ad di Stellantis (ex Fiat) Carlos Tavares, che ha tagliato 10mila posti di lavoro in Italia, è stato licenziato e avrà un premio di 100 milioni per il suo addio. Una volta tanto noi abruzzesi, spesso senza memoria, possiamo concederci un meritato autocompiacimento, ricordando gli onori riservati al rimpianto manager Sergio Marchionne, quando gli venne assegnato il Premio “Aprutium” in nome di tutti gli abruzzesi, per aver salvato la Fiat. Indimenticabile quella seduta gremita del Consiglio regionale per onorare il personaggio nato in provincia di Chieti, confermandogli orgoglio e stima della terra d’origine. Marchionne ringraziò con la sua innata semplicità, dopo i tanti apprezzamenti dedicati a “un uomo solo”. Il suo primo pensiero fu per i trecentomila lavoratori della casa automobilistica torinese sparsi in tutto il mondo, ai quali volle dedicare il premio. “Questa odierna- sottolineò il top/manager– è stata una giornata carica di significato, anche personale. Oggi qui è stato riconosciuto uno sforzo lungo dieci anni e una cultura del cambiamento che in due tappe, nel 2004 e nel 2009, ha consentito a Fiat di diventare un gruppo leader a livello internazionale”.
Con accenti diversi, Marchionne non dimenticò di ricordare la sua infanzia e il suo ritorno nella terra d’origine per ritrovare familiari ed amici. Ma anche per ”vegliare” sulla Sevel di Atessa stabilimento all’avanguardia nella produzione del Ducato (alla quale assicurò cospicui investimenti). Ma il vero orgoglio e la grande forza gli venivano “da dentro”. Dal ”sentire abruzzese”, dalla caparbietà, determinazione, costanza, spirito di sacrificio. In particolare, dal suo sapersi rialzare ad ogni caduta, senza aspettare l’aiuto di nessuno. “Come sanno fare da sempre –sottolineò più volte Marchionne– tutti i veri abruzzesi”. Un premio che, dopo anni, moltiplica tutto il suo valore e significato per un abruzzese che ha onorato la sua terra. Un top-manager di grande spessore umano e orgogliosamente abruzzese, che per pagella usava solo bilanci in costante crescita. Al contrario di certe liquidazioni d’oro d’una azienda ora non più italiana, con risultati deludenti e un futuro incerto.
Quel premio a Marchionne, ricorda un grande abruzzese che ha onorato la sua terra con una prestigiosa missione, grazie alla quale la Fiat diventò un’azienda riconosciuta in tutto il mondo. Per esclusivo merito del figlio di un maresciallo dei carabinieri, originario di Cugnoli (Pescara), che una volta in pensione aveva trasferito in Canada la sua famiglia. Il futuro manager era un ragazzino di appena quattordici anni. Un numero significativo nella vita di Sergio Marchionne, visto che ne servirono altrettanti, di anni (il suo incarico di ad della Fiat risaliva al 2004), per trasformare l’azienda di Torino in una multinazionale e nell’ottavo gruppo automobilistico mondiale.