Breve storia della canzone d’autore in Italia, Carocci, Roma 2024, pp. 204
Paolo Talanca è un critico musicale noto e molto stimato nell’ambito della ‘canzone d’autore’, attivo collaboratore di alcune delle più importanti rassegne in materia (ad es., Premio Tenco, Premio De André). Ha anche una consolidata esperienza come docente nella scuola secondaria e in corsi universitari e di conservatorio, dove la sua competenza risulta apprezzata anche dagli studenti, dei quali sa cogliere esigenze personali, culturali e educative spesso inascoltate.
Spesso scrive sulla necessità di promuovere a scuola la letteratura, la poesia, la musica – tutte queste ‘cose inutili’ – e, in particolare, di includere perfino la ‘canzone d’autore’ tre le forme di letteratura efficaci, convinto che essa possieda autentiche qualità artistiche: va studiata come si studiano altre opere d’arte tradizionalmente riconosciute; essa suscita curiosità nei giovani, attenti alle cose meno formalizzate, perciò capaci di accendere motivazioni ad apprendere, a impegnarsi in percorsi di studio inusitati. La canzone d’autore può anche fungere da piano inclinato per l’accesso a percorsi formativi in vari ambiti disciplinari: per la sua brevità e immediatezza può essere una perla preziosa che aiuta a dissotterrare elementi importanti, a liberare emozioni che risvegliano perfino dal diffuso «sonnambulismo» (Censis, 2023).
Questa argomentazione pedagogica è la trama che sostiene gli scritti di Talanca, non con la presunzione di chi vuole dettare precetti, ma con la destrezza di chi conosce in profondità l’argomento e ne ha fatto motivo di dialogo educativo: una questione già da lui trattata nel suo Il canone dei cantautori italiani, volume di oltre 400 pagine, che ha come sottotitolo La letteratura della canzone d’autore e le scuole delle età (Ed. Carabba, 2017), dove vengono teorizzati i motivi per i quali la canzone d’autore possiede la dignità di espressione artistica dotata di una specifica autonoma letteratura, di un proprio genere letterario: motivi che vengono ripresi in questo Musica e parole che, come già il titolo fa intendere, evidenzia lo stretto legame che la canzone d’autore presenta tra la valenza letteraria e quella musicale: un legame dialogico che non produce una mera sommatoria di parti pur importanti e originali, ma che manifesta un quid di creatività, un «segno terzo» (p. 17), la canzone d’autore stessa, alla quale contribuiscono anche le caratteristiche dell’artista-cantautore e della sua poetica, la situazione reale alla quale la canzone stessa allude, le «vicissitudini sociali di una comunità» (p. 13).
Talanca ci aiuta a ben differenziare le varie tipologie di canzone: quelle che svolgono la funzione di addormentamento-evasione (p. 37), quelle sensibili soltanto alle sirene del mercato, quelle di lotta che adottano una linea antagonista, quelle subalterne che servono una parte politica; e, invertendo decisamente la rotta verso l’orizzonte della canzone d’autore, quelle che aiutano a “evadere dall’evasione” (p. 42), quelle che incontrano la vita (46), quelle che, in ultima analisi, sono «un modo per far cultura» (p. 65) e per insegnare-educare. Sono distinzioni che riguardano anche gli stessi autori di canzoni: chi si vende solo ai soldi e tratta di musica come se fosse dal commercialista; chi non ha nessun senso della sinergia musica-parola-interpretazione; chi ha invece una propria poetica e la canta (p. 47), sapendo “captare uno spirito del tempo” (p. 89) rivendicando la propria libertà artistica (p. 90); chi esprime bene la dimensione solidale del ‘noi’ o chi rappresenta il ripiegamento nel recinto dell’‘io’ e gli anni del riflusso nel privato; chi prima di porsi come artista è – «cosa assolutamente non secondaria, […] una persona attenta al lato umano della vita, mai in secondo piano rispetto al tritacarne industriale» (p. 39); chi ha «un carattere integerrimo» che male si accorda con lo spirito del tempo (p. 63); chi sa usare l’ironia come «strategia per raggiungere il disincanto e denunciare il presente» (p. 84); chi ha visto segnare la propria eccellenza artistica «dal vigliacco e infame ostracismo legato alla sua omosessualità» (p. 62); chi – in questo caso un’artista donna – ha avuto la vita condizionata da «diversi addetti ai lavori» che le hanno affibbiato «vigliaccamente l’etichetta di menagrama» (p. 115).
Non nomino in dettaglio i molti singoli autori, ai cui profili artistici (o pseudo-artistici) Talanca dedica pagine accattivanti: sollecito il lettore a scoprirne le peculiarità. Basta qui sottolineare che il volume percorre, facendo leva su un’attenta base storiografica, l’evoluzione della canzone italiana dall’Ottocento a oggi, dalla canzone napoletana al rap odierno, passando attraverso fasi cruciali, tra cui il «periodo aureo» della canzone d’autore – da Modugno ai vari Paoli, De André, Guccini, Vecchioni, Battiato … alle cantautrici, dalla Marini a Madame -, introducendo i vari capitoli con un’utile contestualizzazione storico-culturale-socio-politica. E, in particolare, evidenziando le importanti, seppur rare, occasioni in cui sussistono strette connessioni tra opere letterarie e le parole delle canzoni, a testimonianza della profonda cultura di alcuni autori.
Insomma, qui non si parla di ‘canzonette’ strappalacrime e neppure di quei ‘tormentoni’ estivi che tormentano davvero il nostro apparato uditivo. L’autentica canzone d’autore appare invece inquietante. Sottende sempre domande, sollecita a pensare, risente delle attese dell’epoca e spesso le anticipa. E così fa il cantautore (o cantautrice, naturalmente), sempre con l’irripetibilità di ciascuno, la cui identità arriva spesso a confondersi con le canzoni uscite dal suo pensiero, dalla sua parola, dalla sua azione di interprete-esecutore. Con lui- lei ci si può confrontare, si può dialogare a distanza, in accordo o in disaccordo o problematizzando, proprio perché le canzoni d’autore hanno a che fare con la vita.
Le canzoni d’autore possono davvero promuovere, negli ambiti della cultura e dell’educazione, percorsi di formazione per apprendimenti di tipo storico, letterario, sociale, etico, aiutando in particolare i giovani a scoprire credibili proposte esistenziali e valoriali. A ragione Talanca afferma che esse, rispondendo a un’«esigenza insita nell’essere umano», dovrebbero «arrivare a più persone possibili, ma soprattutto a chi è curioso e sa ascoltare» (p. 183). Con una ‘pedagogia della canzone d’autore’ – come mi azzardo a definirla – la relazione educativa e didattica acquisterebbe nuove motivazioni e ne risulterebbe arricchita.
Giuseppe Milan