Schlein e Meloni: quale sorellanza tra donne?

Nel 1983 scrissi Donne e Politica. Quale partecipazione? (Ed. Città Nuova di Roma). Avevo fatto un seminario in accordo con il prof. Tommaso Sorgi, allora titolare della cattedra di Sociologia all’Università di Teramo ed ebbi modo di intervistare anche la Thatcher e Indira Gandhi. Il libro evidenziava la scarsa partecipazione femminile alla vita politica e in specie ai vertici delle istituzioni. Si parlava del ‘Tetto di Cristallo’ infrangibile. Sembrava lontanissimo il tempo necessario ad infrangerlo. Inoltre si credeva molto nella ‘sorellanza’, fidando nella capacità delle donne di procedere in conformità alla supposta solidarietà di genere.

A distanza di più di 40 anni, il tetto – se non del tutto sfondato – sembra sfondabile. Basti pensare alle donne ai vertici della politica, tra cui cito Giorgia Meloni, Elly Schlein e Kamala Harris in corsa per la presidenza degli Stati Uniti. Vale per tutte quanto detto dalla Schlein nel discorso di insediamento alla segreteria e ripreso da Giorgia Meloni, nel discorso dell’8 marzo festa della donna, e cioè che “le donne hanno un vantaggio perché non le vedi arrivare”. 

Circa il secondo aspetto, ossia la proclamata sorellanza, la frustrazione è totale. Oggi le vediamo “arrivate”, con uno sbalorditivo potere decisionale, e in guerra tra loro. L’impressione generalizzata è che anche le donne – imitando gli uomini o seguendo le logiche del potere di Machiavelli – si fronteggiano in modo niente affatto gentile, rincorrendo la vittoria a suon di slogan caustici diretti a distruggere l’operato dell’altro più che a costruire il proprio modo di gestire la cosa pubblica. Basti ricordare alcuni tra gli attacchi della Schlein: “Non ce ne facciamo niente di una premier donna che non si batte per le donne“, “la Meloni prende in giro gli italiani”, “Si sceglie sempre gli alleati sbagliati”, “Le piace distribuire mance senza risolvere i problemi delle persone”, fino ai più duri: “Il programma è lei, sotto il nome niente”, “Sta cancellando la libertà delle persone”, “Non sa governare” e chi più ne ha più ne metta. Il giudizio complessivo sulla prima donna presidente del consiglio italiano, dall’opposizione guidata da una donna, è tranchant: “In un anno e mezzo di governo le condizioni materiali degli italiani sono peggiorate. E loro non hanno fatto altro che piantare bandierine ideologiche fra gli occhi delle persone più fragili. Stanno provando in modo goffo e irrispettoso a raccontare un’azione di governo che non c’è”. Mi scuso se non ricordo una frase benevola.

La Meloni parla meno della Schlein, anche se sgancia all’occorrenza qualche affondo di rimbecco, a difesa della sua politica e del suo governo.

Non mi interessano le pagelle in fair play sull’una e sull’altra parte politica. Quel che mi sembra imporsi all’evidenza è che, abbandonate le rappresentazioni di genere, le donne che hanno sfondato il tetto come gli uomini duellano nel teatrino politico dandosele di santa ragione.

Alla fin fine, se vogliamo sperare in un mondo migliore e più solidale nel perseguire i buoni obiettivi comuni, non c’è che da rivolgersi a San Francesco (che di sorellanza e fratellanza se ne intendeva).

Giulia Paola Di Nicola