Miriam De Berardis, Amazon, Poland, 2024
A dare il titolo alla raccolta (2014-2024) è l’ultima lirica “Per altre strade, a segnare il passo”, che credo dia un senso alle 143 poesie di cui è composta:”Dentro i passi c’è un tramestio/che non conosci e porta lontano:/…il senso di quello/ che siamo./ Insegnatemi./Insegnatemi.” (pag.144)
E forse questo è l’anelito che anima tutta la produzione poetica di Miriam De Berardis, la spinta interiore a cercare sempre, instancabilmente, un senso da dare alle cose, alla vita stessa, a questo incessante andare avvertito filosoficamente con la sensibilità leopardiana e artisticamente con la visione poliedrica alla Mirò.
Le strade battute sono sempre le stesse ma nello stesso tempo sempre nuove, alla ricerca del proprio io più profondo e dell’essenza stessa dell’esistenza, scavando e scavando “fino/a notte fonda, con le mani e con le/unghie/fino a perdere sangue, per ritrovare/le tracce, per dare un nome alle cose./Andrò. Per altre strade, a segnare il passo.”/ (ibidem)
Eppure, dopo tutto il cammino percorso, l’autrice ha l’impressione di non aver costruito nulla di edificante, ma di avere solo “accantonato pietre,/solo pietre per costruire mura,/mura di cinta attorno alla casa/”, come confessa nella lirica di apertura, “Pietre”(pag.9), la prima delle 37 tratte dalla raccolta “Pensieri per una notte” (2010/2013). Qui l’animo della scrittrice si dibatte tra dolori e speranze, sofferenza e rinascita, come sempre in tutte le sue manifestazioni artistiche, in un travaglio che muta le forme e gli aspetti ma lascia intatta la sostanza di un fuoco che brucia sempre, nell’ ineluttabile travaglio per trovare la fuoruscita attraverso una via espressiva. Dice Paul Auster, lo scrittore statunitense recentemente scomparso: “Bruciamo tutti nel fuoco della nostra esistenza. Abbiamo bisogno delle parole per esprimere ciò che abbiamo dentro”, e Miriam De Berardis lo esterna con un linguaggio artistico multiplo, anche con i pennelli e varie tecniche pittoriche. Cura inoltre con molta attenzione il ritmo e la musicalità dei versi perché, come afferma ancora Auster, “è nella musica delle parole che i significati hanno inizio”.
Frequenti sono le domande rivolte a sé stessa in un soliloquio dialettico, o a un tu che apostrofa in un dialogare confidenziale dai toni mutevoli e dagli stati d’animo cangianti tra l’illusione e la delusione, la rabbia e la passione, l’amore e l’odio. “Dove li metterò i pensieri, le ossessioni,/le follie?…non ti appartengono già più, li ha uccisi/il giorno./Li ha uccisi la notte./Li ha uccisi la noncuranza, la/menzogna./Altri ancora li troverai candidi,/si sveglieranno con te.”(“Pensieri per una notte”, pag.37)
Le emozioni mutano e si alternano tra una pagina e l’altra, dal coinvolgimento di “Incontro”(pag.111), in uno stato d’animo paradisiaco evocato da una radio che “come ai vecchi tempi,/trasmette un tango. Ti avvicini,/mi prendi le mani,/stringi il mio corpo,/…” e la disillusione amara per un sogno infranto:”Hai usurpato il tempo, senza ritegno,/l’hai scombinato, saccheggiato,/l’hai ridotto in polvere/…” (“Tango2”, pag.84). Ma pur nell’oscillare, si intravede la possibilità di conciliare le due anime di amica/nemica, lo spiraglio di una tregua. “Forse ci sarà una tregua,/forse un tempo sospeso,/una tregua per riprendere fiato”. (“Tregua”, pag.36)
La raccolta non è solo il percorso di un’anima, né si riduce ad un’autoanalisi esistenziale, è anche riflessione civile, politica, sociale di un’artista sempre impegnata nel ritrarre la realtà. Lo testimoniano le poesie sui femminicidi, sulle varie guerre, sul covid, sulle malattie, sulle differenze di genere.