Antonella Lumini, Paoline Editoriale libri, Milano, 2024.
L’autrice ha una attestata esperienza nella scrittura, avendo all’attivo già numerosi libri che collegano il nostro tempo a nuove forme di vita spirituale. È nota per promuovere percorsi di silenzio raccogliendo la propria ispirazione e la tradizione ortodossa. Al silenzio la Lumini avvia quanti la contattano, singoli e gruppi, che la raggiungono nel centro della città di Firenze, dove vive (ha lavorato presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze occupandosi di libri antichi) o in altre città italiane. A fronte del chiasso delle piazze e dei consumi in cui tutti ci troviamo immersi, la Lumini sollecita a ‘depurarsi’, facendo esperienza di silenzio meditazione, ascolto, ricerca spirituale.
In quest’ultimo libro che l’autrice ci offre, la vita spirituale cristiana viene presentata come intrinsecamente mistica perché trasfigura chi vi si riconosce nella sua coscienza e in tutto il suo essere. Esplicito il richiamo a K. Rahner: “Il cristiano del terzo millennio o sarà un mistico o non sarà”. La prospettiva mistica che la Lumini presenta sollecita a lasciar cadere le incrostazioni e le contraddizioni del passato a cui la coscienza non aderisce più. La mistica che il tempo presente richiede è prettamente incarnata, aderisce al presente, liberandosi da voli pindarici, da attaccamenti al passato e da fughe nel futuro per stabilirsi nel qui e ora del tempo. Il presente infatti si rivela come un attimo di eternità se vissuto in quell’amore, che ha il potere di spalancare la coscienza alla Grazia.
Il libro è un invito ad accettare e attraversare il vuoto della crisi che investe ogni aspetto dell’esistenza contemporanea, evitando le soluzioni posticce, semplificatrici e illusorie per essere in grado di interpretare il presente, tra storia e Parola. La dialettica tra ascolto dello Spirito e radicamento nel corpo e nella terra comporta un travaglio che però è anche gestazione di una nuova coscienza, di nuove forme di incarnazione. Con le parole della Lumini, il cristianesimo promuove una “lenta ma costante incarnazione del divino nell’umano, scardina ogni forma di legame oppressivo, dilata, apre ciò che fa barriera, spinge ciò che frena…scava, rivela. Porta alla luce quanto rimane oscuro, fa germinare quanto ancora in gestazione” (p. 10).
La vita contemplativa appare così come una esperienza interiore che apre le porte al divino consentendogli di incarnarsi nell’umano e di guardare in modo nuovo la realtà. Lo sguardo viene purificato da ideologie e abbagli per riuscire a cogliere i fermenti misteriosi eppure attivi nel mondo di quel ‘regno invisibile che misteriosamente l’abita’.
Quando lo sguardo si accende e sintonizza con la prospettiva divina, diviene capace di cogliere l’unità del tutto. La creazione appare così come un costante, lento, universale processo di svelamento. Nell’attenzionare questo travaglio fecondo, il libro della Lumini si collega a quelle interpretazioni che vedono nel codice materno (ricordo Il linguaggio della madre) il paradigma della ermeneutica della storia nell’intreccio tra mistica e incarnazione, ascolto della Parola e osservazione attenta dei segni. Ciascuno che si fermi ad ascoltare e scavare nel profondo della coscienza ha il privilegio di riuscire a captare il nuovo che sta avanzando, di vedere nella verità, di gettare luce attorno e contribuire all’azione creatrice e redentrice.
Giulia Paola Di Nicola