Caro Benedetto

Dopo una settimana di afasia, che mi ha colpito come tanti dei tuoi amici, comincio a balbettare. Sei venuto alla Sala di lettura di Via Nicola Palma al primo inizio (2001), insieme a Lucia. Ti abbiamo accolto con gioia, ma non avevamo ancora scoperto il tesoro che ci era stato donato. Eravate sempre per noi “Lucia e Benedetto” o “Benedetto e Lucia”, e abbiamo goduto della vostra costante presenza attiva, vigile sulla qualità delle proposte, dal giudizio deciso e personale ma anche capace di aprirsi alle differenze. Lo testimonia il mensile “La Tenda” di cui sei stato a lungo un prezioso e colto collaboratore (2003-2020). Bastava poi ritrovarsi attorno a un tavolo per essere deliziati da barzellette, episodi esilaranti della vita comune di cui prendevi nota e su cui ironizzavi, pronunciando testi classici che leggevi divertendoti con gli accenti dei dialetti delle diverse regioni italiane.

Uno spazio di promozione culturale aperto come il Salotto del Centro Personalista non può essere bacchettone o anticlericale, di “destra” o di “sinistra”, pena la sua ghettizzazione o estinzione. Il tuo spirito autonomo ti rendeva noncurante di qualche venticello che diffondeva giudizi affrettati e ci voleva ghettizzare come un “covo di destra” o come un gruppo di pensionati che non sanno come passare il tempo.

Non mi sembra possibile aver trascorso in tua compagnia 23 anni di amicizia e cultura, di scambio di competenze, giudizi di qualità e suggerimenti preziosi, nel rispetto reciproco e nella stima che sapeva andare oltre gli stili di vita a cui entrambi in modo diverso eravamo legati. Ciascuno dei tuoi amici conserva i ricordi più cari, io mi limito a sottolineare la disponibilità e il supporto che hai dato alle iniziative, è stato indispensabile nei momenti in cui i programmi non ridavano e occorreva tamponare qualche falla.

Ci hai accompagnato tra i gironi dell’Inferno, le balze del Purgatorio e i cerchi del Paradiso facendoci riascoltare le tre cantiche, amando Dante in modo nuovo, con il tuo sguardo che lo collegava agli scrittori su e giù per i tempi andati e presenti. Così è stato anche per l’Eneide, l’Orlando Furioso, Omero, le Metamorfosi, I Promessi sposi, la grande Musica classica o l’Opera. Non ti sei tirato indietro quando si trattava semplicemente di leggere e accompagnare le colleghe che te lo chiedevano, come Elisa, Margherita, Dedda, Modesta, noi stessi, oltre naturalmente Lucia.

Sulla musica non avevi eguali; restavamo increduli a constatare che sapevi riconoscere compositore, titolo del brano musicale, solista, direttore d’orchestra, cantanti, persino l’edizione e l’anno del DVD che ci portavi. Eppure ti sentivi un eterno alunno che aveva sempre da imparare sia che fossi membro del coro (“S. Cecilia” o partecipante e ascoltatore dei SempreVerdi), sia per diletto, come alunno di canto (insieme a Lucia) del Maestro U. De Baptistis.

E che dire delle informazioni che ci davi, orientandoci nella scelta di registi, attori, film d’essai e non? Non dimentichiamo la tua lettura con dizione precisa della Parola di Dio, ora in Cattedrale ora all’Annunziata, ora a Sant’Antonio, dove don Antonio Ginaldi ti ha indicato nel funerale come “persona pronta”.

Se la fede comune ti fa presente alla nostra anima e l’affetto al cuore, sappiamo anche che non possiamo contare più come Salotto culturale su una simile presenza in “panchina”, colonna della cultura in senso alto.

Il tuo funerale è stato un trionfo: parenti attorno a Lucia, ex colleghi e studenti, amici della cultura (Riccitelli, Benedetto Marcello, Stagione di prosa, Spazio Tre), compagni della buona tavola e della buona cucina (“Ghiotta Officina”), gente comune con cui ti fermavi volentieri a parlare durante la passeggiata serotina (una o più ‘vasche’) con Lucia e con chi ti sapeva apprezzare (“Sorelle Ferri”). Eppure mancavano gli intellettuali di professione e i rappresentanti della città ‘che conta’, che non si è accorta o forse ha chiuso gli occhi – tranne i giornalisti – di fronte a questo teramano speciale, competente, schietto, umile, sempre presente con Lucia agli eventi culturali della città e che non aveva mai chiesto alcunché né aveva ricevuto premi e riconoscimenti: “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”. Gli si potrebbe intitolare ora, subito…chiedendo al Sindaco e al Prefetto la deroga sui 10 anni di legge.

Ormai nello scorrere del tempo son partiti tanti amici, divenuti invisibili, ma che non interrompono una protezione sul Salotto del CRP, palpitando dentro di noi (“Gli amici non partono mai, rimangono chiusi nel cuore”).

Ciao Benedetto, Arrivederci

Attilio Danese con gli amici del Salotto Culturale di ‘Prospettiva Persona