Pessimo De Libertis, Evoè edizioni, Teramo, 2023
– Oh no ! … l’ennesima parodia dell’Inferno Dantesco – , diranno i venticinque lettori di manzoniana memoria. Orsù, Signori miei, rassicuratevi! Non siamo in presenza delle mielose ovvietà pseudoculturali di un Roberto Beniigni che saltella su un palco, pretendendo di interpretare la Commadia Dantesca, così come siamo lontani da pecorecce parodie poetiche, dialettali o meno.
La Devastazzione de lu ‘nferne di Pessimo De Libertis ( in arte Ottorino Carloni ) è una vera e propria rilettura dell’opera di Dante attentamente trasposta in lingua teramana. Sì, perché di vera e propria lingua si tratta. L’Autore ha operato una specie di piccolo miracolo: ha sovrapposto alla cangiante, furente lingua dell’Inferno il borbonico, cadenzato e graffiante dialetto teramano, non certo per modificare l’opera del Poeta Sommo, ma per riproporla in un Sermo Familiaris che, purtroppo, rischia di essere dimenticato. Il risultato è una ” parafrasi “, una reinterpretazione letteraria che, pur operando rigorosamente entro la struttura poetica dell’Inferno, risente linguisticamente dell’intervento personale del De Libertis. È in fondo la medesima operazione che in musica amava fare Franz Liszt che ” parafrasava ” le Sinfonie Beethoweniane, o interi brani di Verdi e di Bellini. La struttura musicale d’origine c’era tutta, ma lo stile di Liszt era immediatamente individuabile. La stessa cosa avviene nella Devastazzione: l’Autore si mantiene correttamente entro le linee compositive dantesche, ma allo stesso tempo le rielabora in maniera affatto personale.
Il nostro Pessimo/Ottorino, dotato di grande senso musicale e di buone nostalgie liceali, ha voluto anche lui voltolare il suo sasso ( come direbbe Machiavelli ) e scrivere il ” suo ” Inferno. Non dubitate… da vecchio e tignoso insegnante di Lettere, fortunatamente in pensione, mi sono soffermato soprattutto sugli episodi meno noti, quelli che in genere si trascurano a scuola, e posso assicurare che fatti e personaggi ci sono tutti, ma proprio tutti! Francamente non so come l’Autore abbia fatto, rispettando Rime e Ritmi ( mi si lasci passare la citazione carducciana ). So solo che è riuscito pienamente nel suo intento divulgativo e posso assicurare che si tratta di una lettura godibilissima, frutto di una scrittura delicata e attenta, mai eccessiva, a volte ironica e sorniona, come è d’altronde caratterialmente il Nostro.
Prossime avventure, Purgatorio e Paradiso ?
Per ora buona lettura !
Benedetto Incroce