Vincenzo Filippone-Thaulero (a cura di Vincenzo Di Marco), Non è perduto il segno. Scritti letterari, Studium, Roma 2023
Bisogna riconoscere ai membri dell’Associazione dedicata a Vincenzo Filippone Thaulero il merito di aver impedito l’oblio del tempo e lavorato con cura coinvolgente, con rigore e in spirito di gratuità alla cura dell’Opera Omnia dell’affascinante figura di Vincenzo Filippone Thaulero. Si può immaginare l’impegno profuso nel mettere ordine alle confuse carte inedite dell’archivio, esposte alla polvere della dimenticanza da parte della grande storia senza questo indispensabile recupero, perseguito tenacemente da amici ed estimatori e facilitato dalla moglie Carla Sabine Kowhol.
E’ grazie a questo lavoro, nascosto ai media, che si comincia a conoscere al di là dei naturali confini geografici, questo professore universitario, intellettuale cattolico, stroncato prematuramente da un incidente e che tuttavia è da collocare tra le eccellenze del secolo. L’Opera Omnia rende giustizia al suo ingegno poliforme: scrittore, pensatore, sociologo, teologo, mistico. È recente la pubblicazione del quarto volume, che segue quelli sempre a cura di Di Marco, dal titolo: Il darsi dell’Origine nell’esperienza sociale e religiosa; Max Scheler. Fenomenologia della persona; Max Scheler: Rivelazione e religione, visione del mondo. Al lettore, che già si è fatto un’idea di quell’ordo amoris che l’autore sostiene sulla scia di M. Scheler, si offrono ora gli scritti letterari inediti, di cui alcuni mancano della stesura definitiva, e che sinora erano rimasti custoditi nel segreto dell’archivio di famiglia. Di Marco ne fa una densa presentazione di XXXVI pagine e alla Signora C.S. Kowokl – che attesta la volontà del marito di vedere pubblicati i Sonetti – si deve la Prefazione.
La critica letteraria e la storia giudicheranno i componimenti, ma sin d’ora ci pare che l’autore sia lontano dall’essere uno sprovveduto e pretenzioso scrittore di ‘poesie del sabato sera’. Mostra al contrario la padronanza di conoscenze estetiche e di generi letterari (poesia, teatro, narrativa) senza pedissequità e senza trascuratezza. Il libro rende conto di scene teatrali, brevi racconti, poesie scritte in assoluta libertà dalle mode e in ascolto attento dei moti di una squisita sensibilità artistica e di un’anima sottratta alla povere degli applausi e alle luci della ribalta. Infatti l’autore esprime nei suoiversi quell’originalità che nasce dalla coerenza tra essere, pensare e poetare.
Impossibile non pensare a Manzoni quando si leggono certe pagine – che trattano temi quali ‘L’uomo di Galilea’, ‘La pesca’, ‘La pietà’, ‘Il sacrificio’, ‘La carità’. Uno spirito religioso quello di Filippone Thaulero che non si aggrappa alle dottrine e alle tradizioni. Prende anzi le distanze dalle scienze teologiche di quanti si dicono pastori – qui un indizio di quello che sarà caro a Papa Francesco – e si concentrano più sui concetti che sulle persone: “…solo talvolta va un pastore ardente/ dietro il suo gregge e quanto ascolta dice,/ e si ritrova il detto suo cocente” (da Sacra teologia p. 74).
Vorrei dare qui solo un assaggio tratto dall’Apostolato di Maria, un brogliaccio di futuro romanzo, scritto a vent’anni, non riportato nel quarto volume ma di cui il curatore cita un significativo passaggio: Vi era in lei un atteggiamento di attiva felicità dell’Amore: era l’ultima rinuncia, quella di sé: oltre era il Paradiso e forza spirituale e mi sorpresi a veder quanta parte avevano i sensi in quest’ultima vittoria. Fu credo questa liberazione, questo ricevere il cento per uno, questo sovrappiù che ella chiedeva dopo essersi fondata sulla carità, che aveva fornito la sua persona di una forza umana complessa: la bellezza, la gentilezza e la saggezza erano qualità di arrivo in lei e di gioia: nulla poteva contro di lei (p. XXXVI). Il passo rimanda all’utopia di una vita semplice, nutrita di preghiera, di mutuo aiuto, di una esperienza comunitaria che nella fede diviene comunione.
Non resta che auspicare che in molti raccolgano i tesori di queste pagine, che si renda giustizia ai nostri talenti nascosti e che chi vi ha lavorato ne raccolga frutti meritati.
Giulia Paola Di Nicola