Giòsue o Giosuè? Quante volte vi è capitato di scrivere il nome del poeta Carducci senza accento sulla è e qualcuno vi ha corretto? Chi lo ha fatto non conosce un curioso precedente che mi riguarda e ora vorrei raccontare. La vicenda risale a quando, in un importante giornale, facevo vita di redazione e pubblicammo la notizia del suicidio di un noto professionista della città. Il titolo: “Tal dei tali si è suicidato…”
Non passò molto e in redazione arrivò la lettera autografa di un signore novantenne. Dopo aver ricordato i suoi studi letterari e le esperienze giovanili di ex allievo di Giosuè Carducci all’Università di Bologna, il lettore faceva notare, con signorile garbo, l’imperfezione linguistica del nostro titolo. Si è suicidato? Più corretto scrivere si è ucciso, si è tolto la vita…Nel commento alla lettera, pubblicata il giorno successivo, in redazione accettammo senza problemi l’appunto dell’erudito lettore. Obiettammo, però, che anche ad un allievo del Carducci (che in genere scrive meno in fretta di un cronista), poteva capitare d’incorrere in una imperfezione linguistica. Infatti, il nostro interlocutore aveva scritto il nome del suo maestro, Giosuè, con l’accento sulla e, ma il Carducci aveva più volte corretto l’errore, sostenendo persino accese polemiche.
Giòsue, con l’accento sulla o, come si può leggere nell’ Opera Omnia del poeta, edizioni Zanichelli. Un particolare generalmente ignorato e anche per il coltissimo lettore fu una scoperta inattesa. E al nostro giornale spedì un’altra lettera, ringraziando per avergli fatto scoprire l’esatta pronuncia del nome dell’indimenticato maestro degli anni giovanili. Ma l’epilogo davvero incredibile arrivò in redazione il giorno successivo con la notizia d’un nuovo suicidio. Incredibile: si era ucciso proprio quel lettore, ex allievo del Carducci, che nelle sue ultime ore di vita aveva discusso con il cronista sul corretto uso della parola “suicidio”. Alla maniera socratica.
Ecco perché, da quella volta, scrivo sempre Giòsue senza accento sulla e, per il riguardo dovuto al grande Carducci e al suo vecchio allievo. Ma serve ancora la cultura umanistica? Serve persino per conoscere meglio un grande come Carducci, quella volta grazie a Giammario Sgattoni, autentico esploratore di biblioteche, che in redazione ci mostrò l’ Opera Omnia dove è scritto il nome esatto del poeta: Giòsue e non Giosuè.
L’abbandono della cultura umanistica, a cui sono connessi i processi educativi, non è l’unica causa del disagio giovanile, ma è una significativa componente…Pensiero di Umberto Galimberti girato al mio giovanissimo nipote che, sull’utilità della cultura umanistica, spesso mi contesta.