Amarcord

Dovendo l’altro giorno far fare un lavoro ad Alba, ho conosciuto un giovane artigiano, rampollo di una casata amica da sempre anzi quasi parente e, tanti anni fa, vicina di casa. In realtà eravamo tutti un po’ parenti, allora, il paese è piccolo. Nel parlargli di suoi familiari, ho percepito che per il ragazzo molti erano quasi degli sconosciuti. Mi è venuta allora voglia di affidare alla carta – o meglio al pc – alcuni frammenti del passato, perché ne resti una traccia, pur piccola.

Vorrei parlare, per esempio, delle numerose feste religiose dei paesi delle mie parti – feste che, se vogliamo, erano anche vagamente paganeggianti – e che adesso non suscitano l’interesse di un tempo. Le feste delle nocelle di Giorgini, delle girelle di celluloide e delle trombette per i più piccoli, delle giostre, dei vestiti nuovi, degli innamoramenti e degli sguardi furtivi. 

A Nereto è ancora forte il culto per San Martino di Tours. Nel secolo scorso si teneva nell’occasione (l’undici novembre) una grande fiera del bestiame. A Corropoli c’è (c’era?) la festa della Madonna del Sabato Santo, veneratissima dalla gente. La frase Li vendune de magge era entrata nel linguaggio popolare, un simbolo de lu jurne recurdative, nel quale i contadini si limitavano esclusivamente alla cura dei propri animali, senza effettuare nessun lavoro manuale: sarebbe sembrato sacrilego. A Colonnella c’era la festa di Maria Santissima del Suffragio, detta comunemente la feste de li manucchie (covoni di grano), nella seconda domenica di luglio. Festa di ringraziamento, quando il prezioso cereale era già custodito in magazzino. A Tortoreto Alto c’era, all’inizio di agosto, la festa della Madonna della Neve, legata ad una leggenda che portò all’edificazione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, a seguito di una nevicata ritenuta miracolosa (ad agosto!). Questa, dato il periodo era anche detta la feste de li cetrù (i cocomeri). A Giulianova c’era infine la tuttora rinomata festa della Madonna dello Splendore, di bande, corse di cavalli e tanto altro. Un cugino di mio padre, appassionato di corse, si recava ogni anno a Giulianova – a piedi – per assistervi. Il caso sfortunatissimo volle che morì, a 54 anni, proprio in quel giorno a cui teneva tanto.

Due noticine personali. Le mie radici affondano tra due comunità : Colonnella, paese di mio padre, e Tortoreto Stazione, di mia madre. Durante la festa dei manocchi, nel villaggetto dove sono nato lu Casò di Flajani, addobbavano dei carri con il grano per partecipare ad una sfilata in paese. Mio padre era l’architetto del faticoso lavoro e più di una volta vinsero il primo premio. Me l’hanno raccontato altri, perché mio padre, molto schivo, sorvolava su queste vittorie. Mio nonno materno era, insieme con il fratello, un noto produttore di cocomeri e quindi, alla festa di Tortoreto, andavano a venderli. Come venivano trasportati? Sul capo delle ragazze, mia madre compresa, in capaci cassette. Le figlie da marito, tra sorelle e cugine, erano dieci! A proposito, mia madre si sottopose a questa fatica sia quando era incinta di me che di mio fratello, che siamo nati entrambi giusto alla fine dell’estate.